STUPIDA RAZZA

martedì 15 marzo 2022

I soliti noti alla mangiatoia dell’indotto della guerra

In ogni guerra ci sono vincitori e vinti, ma soprattutto - brutto a dirsi, ma vero - c’è qualcuno che piange e altri che ridono. A versare lacrime sono i parenti delle vittime, i profughi in fuga dalle bombe e dalle proprie abitazioni, i bambini terrorizzati dalle esplosioni e dal crepitio delle armi. A rallegrarsi sono invece coloro che grazie al conflitto fanno affari. Tra questi, inutile a dirsi, c’è chi vende armi. Più carrarmati vengono schierati e magari distrutti in battaglia e più se ne dovranno ricomprare. Più missili vengono lanciati e più se ne dovranno costruire per rifornire gli arsenali. Sì, c’è un mondo che dagli eventi bellici trae guadagni e ogni volta che iniziano le ostilità calcola quanto inc a s s e rà . A lucrare sulle guerre non sono però solo i fabbricanti d’armi, ma anche tutti coloro che in qualche modo beneficiano dell’indotto. Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha di recente parlato di una truffa colossale a proposito dei rincari di gas e benzina. (TUTTI I TORTI NON LI HA !) Un uomo di governo non è un opinionista e dunque se ha notizia di una speculazione ai danni dei consumatori ha l’obbligo di intervenire, e non in un talk show ma prendendo le misure conseguenti a impedire il ladrocinio. A prescindere da ciò, se c’è chi sta gonfiando ad arte le quotazioni dei carburanti vuol dire che la guerra per qualcuno è una manna dal cielo. Tuttavia, c’è un’altra categoria che beneficia delle conseguenze di un conflitto ed è il sistema dell’accogl ie nza. Intendiamoci, l’Italia è piena di brave persone che sono pronte ad aiutare chi fugge dalla guerra, aprendo le porte delle proprie case per dare ospitalità a chi ha perso tutto. Però è anche vero che, come abbiamo imparato a nostre spese quando gli immigrati sbarcano sulle nostre coste, ci sono anche persone che l’accoglienza l’h a nn o trasformata in un modo per arricchirsi. Credo che non ci sia Procura che non abbia aperto un fascicolo per indagare sulle truffe compiute in questi anni con la scusa di dare un tetto e un piatto agli extracomunitari. Il caso più noto è quello rivelato da Sa l - vatore Buzzi, il patron di un sistema cooperativo messo in piedi a Roma e finito con le condanne di decine di amministratori pubblici. Il presidente di quelle società divenute note per l’inchiesta di Mafia capitale definì l’ac c o - glienza un business più redditizio di quello della droga. Infatti, bastava trovare dei locali dove ospitare le persone per incassare soldi dello Stato senza che nessuno chiedesse un rendiconto preciso di come fossero stati nutriti e accuditi gli ospiti. Se ho fatto questa lunga premessa su un fenomeno che il nostro Mario Giordano sintetizzò in un libro intitolato P ro fug o p o l i è perché tutto quello che abbiamo visto con gli immigrati rischia di ripetersi con chi scappa dalla guerra in Ucraina. E siccome le persone che fuggono dai bombardamenti sono milioni e non migliaia, il rischio che le speculazioni raddoppino o triplichino è concreto. Soprattutto se ad accogliere i profughi di Kiev, di Mariupol, di Odessa, di Leopoli o di Kharkiv sono gli stessi che nel passato hanno accolto i migranti. Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina in Italia sono arrivate 38.539 persone, 15.600 delle quali sono minori e 19.566 donne. Per lo meno questi sono i dati diffusi ieri dal ministero dell’Interno. Tanto per essere chiari si tratta all’incirca della metà dei richiedenti asilo giunti nel nostro Paese l’anno scorso. È chiaro che se il conflitto continuerà il numero è destinato ad aumentare. Molti profughi saranno ospitati dai parenti, dato che in Italia esiste una forte comunità ucraina, altri saranno accolti dalle famiglie, ma la maggioranza finirà in centri gestiti dalle cooperative, cioè da coloro che fino a ieri hanno lucrato sugli extracomunitari. Alcune prefetture hanno già preso le misure necessarie, coinvolgendo le stesse strutture che hanno fatto affari sulla pelle dei migranti. Che abbiano o meno i requisiti, che siano indagati oppure no, lo Stato si rivolge sempre ai soliti noti, i quali per locali malsani e pessimo cibo si vedranno remunerati proprio come fino a ieri venivano pagati per aver dato vitto e alloggio a giovani appena giunti sui barconi. Non ci sono bandi ad hoc e nessuna selezione preventiva: per far fronte all’emergenza profughi si procede come sempre, garantendo 27 euro al giorno a ospite. Come è facile immaginare, finirà in una grande mangiatoia, ma non per gli ucraini bensì per chi incasserà i soldi dell’accoglienza. Come dicevamo: in guerra c’è chi piange e chi conta i bigliettoni.


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