NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
martedì 15 marzo 2022
La protesta dei Tir: fermi in 120.000 E i porti sardi restano paralizzati
Per gli autotrasportatori dal maggio francese al marzo italiano non cambia molto: ce n’est que un debut. Per i consumatori significa nuovi aumenti dei prezzi, razionamento delle merci e inflazione che galoppa. Ieri i Tir si sono fermati un p o’ qua un po’ là, oggi pomeriggio vanno a sentire se il viceministro ai trasporti Tere - sa B el l a n ova ha qualcosa da offrire e domani, sotto la sigla Unitras, vanno in piazza in tutta Italia. Maurizio Longo, segretario di Trasportounito, il movimento più attivo sul fronte della protesta, ma anche della proposta, dice apertamente: «Speriamo che la B el l a n ova non ci porti la solita brutta novella del governo che prende tempo, altrimenti il blocco del Paese sarà inevitabile». Come si sa la Commissione di garanzia degli scioperi ha bocciato quello che ieri doveva essere il fermo dei Tir contestando che il preavviso era insufficiente e che non c’e ra indicazione della fine della protesta. «Ci hanno capito poco», chiosa L o n go, «quello annunciato non era uno sciopero, ma il diritto delle imprese a non lavorare in perdita; è u n’azione in stato di necessità. Non possiamo continuare ad accumulare debiti». La dimostrazione? La Commissione di garanzia ha salvato la forma non la sostanza. Blocchi ci sono stati sulla A-1 a Caserta fino a Nola, con i Tir che hanno marciato, scortati o forse sorvegliati dalla Polstrada (visto che il ministro dell’Interno Luciana La - m o rge se ha specificato che non sarebbe stata tollerata l’interruzione della consegna delle merci) a passo d’uo m o per chilometri e chilometri. Tutto fermo in Sardegna dall’alba di ieri dove le merci viaggiano solo su gomma e non è stata fatta alcuna consegna, con gli autotrasportatori che si sono radunati ad Olbia dove è stato bloccato il porto così come a Cagliari dove c’è un presidio permanente dei Tir. Una ventina davanti alle banchine industriali, 40 al porto antico. Ugualmente ci sono stati blocchi a Porto Torres e sulla «centrale sarda» si sono formate lunghe code di camion che viaggiavano a passo di lumaca. Anche in Sicilia ci sono stati dei presidi di autotrasportatori a Catania, Messina e a Palermo. Ma appunto, è solo l’i n i z io. «Abbiamo monitorato il traffico», sostiene Maur izio L o n go, «e dalle nostre rilevazioni risulta una diminuzione di transito da Sud verso Nord dell’80%, noi stimiamo che siano rimasti in garage almeno 120.000 mezzi, quasi il doppio dei 70.000 che avevamo preventivato. Se dall’i ncontro di oggi non avremo risposte chiare il blocco diverrà totale. A questi costi e con questi ricavi non possiamo viaggiare. In particolare al governo chiediamo tre cose: il raffreddamento dei prezzi del carburante, una norma che obblighi la committenza ad adeguare le tariffe di trasporto ai maggiori costi e un intervento di sostegno alle imprese che in questi mesi si sono indebitate per l’esp losione dei costi e la concorrenza sleale degli stranieri. Su di noi pesa anche il green pass. Ci sono i mutui da pagare e c’è un carico fiscale insopportabile. Il governo deve dire se ritiene l’autotrasporto un servizio indispensabile come sostiene il ministro Lamorge - se oppure se intende far fallire le nostre aziende». La ragione del perché si manifesta più nel Mezzogiorno è che le imprese del Sud sono spesso chiamate a fare la tratta di ritorno a vuoto dalle grosse imprese del Nord che ormai invece di far viaggiare i propri mezzi si sono trasformate in agenzie di spedizione scaricando sui «padroncini» del Meridione i maggiori costi. Per chi opera nelle isole al caro carburante si è aggiunto il raddoppio delle tariffe di passaggio in nave. Dal monitoraggio fatto da Trasportunito, le merci non consegnate ieri sono state in prevalenza i rottami ferrosi, i carburanti le auto, materiali per edilizia e frutta e verdura fresca diretta ai mercati del Nord. Il blocco dei trasporti aggrava l’incremento dei prezzi. In particolare nell’a groal imentare dove alcuni prodotti scarseggiano anche perché con la paura dei mancati approvvigionamenti c’è stato un assalto agli scaffali (ormai la Gdo contingenta gli acquisti). Il caso di farina, pasta e pane è diventato preoccupante. Tanto per avere un’idea a Modena il 28 febbraio il prezzo all’in - grosso della farina era 724,50 euro a tonnellata, il 7 marzo era salito a 749 euro. Se l’Is tat ha fotografato l’inflazione a febbraio al 5,7%, quella alimentare percepita è oltre l’8%. L’Unione consumatori ha stilato la classifica degli aumenti. In testa gli oli di semi con il 19,9%, seguono le verdure con il 13,5, il burro (10,8) e la pasta con il 10% di aumento. Il pane nelle ultime settimane ha raddoppiato il prezzo, così come il pesce, compreso quello surgelato. Per la carne si attendono aumenti del 20% e del 30% per salumi formaggi e latte. Il rapporto Coop aggiunge che si sta andando verso la «povertà energetica» stimando che per il gas una famiglia media spenderà 1.500 euro in più, per l’e l ettr ic i tà 800 e per il carburante 430. Ammesso che per il caro gasolio i Tir non si fermino del tutto, perché la spesa diverrebbe introvabile.
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