Se il buongiorno si vede
dal mattino, non
sembra facile
nutrire particolari speranze su
un esito ragionevole ed equilibrato del secondo round di
colloqui tra le delegazioni di
Mosca e Kiev in programma
og g i .
Per forzare la mano e creare un fatto compiuto sul campo, le forze russe ieri hanno
dato vita a due «classici»: per
un verso, l’attacco alla torre
televisiva della capitale
ucraina (per tentare di iniziare a tagliar fuori Kiev dalla
vista del mondo); per altro
verso, una chilometrica fila
di mezzi incolonnati pronti a
marciare sulla capitale
ucraina se gli uomini di Vol o -
dymyr Z el e n s ky non accetteranno oggi la resa.
In ogni caso, questo secondo tavolo si svolgerà oggi al
confine tra Polonia e Bielorussia (dopo il primo incontro di lunedì a Gomel, in Bielorussia). Secondo il portavoce del Cremlino Dmi ti j Pe -
s kov è «troppo presto» per
esprimere una valutazione
sui negoziati. Pe s kov ha
escluso un incontro tra Vladimir Putin e Z el e n s ky, aggiungendo che la Russia riconosce Z el e n s ky come presidente ucraino. Affermazione
dal significato ambivalente:
da un lato, il riconoscimento
della legittimità formale di
Z el e n s ky; dall’altro, la sua individuazione come bersaglio
da rovesciare o da eliminare.
I punti di contatto - al momento - sembrano pochi e
fragilissimi. Secondo il capodelegazione dei russi V l ad i -
mir M e d i n s ky, il primo punto di intesa è che i negoziati
continuino: di qui il secondo
vertice di oggi. Ma sono le
condizioni russe ad essere irricevibili per Kiev: controllo
della Crimea, demilitarizzazione e «denazificazione»
del paese, status neutrale
dell’Uc ra i n a .
Ieri peraltro Mosca ha alzato i toni anche verso l’Ue
con una nota del ministero
degli Esteri: «La maschera è
caduta. La decisione Ue di
iniziare a fornire armi letali
all’esercito ucraino è una autodenuncia. Segna la fine
dell’integrazione europea
come progetto pacifista». E,
per quante critiche si possano rivolgere a Bruxelles, che
a fare questa osservazione
sia proprio il Paese che sta
aggredendo e bombardando
uno stato sovrano appare
singolare. E S e rg h ei L av rov
in persona ha rincarato la dose: «Le azioni dell’Ue non resteranno senza risposta. La
Russia continuerà a perseguire i suoi interessi nazionali vitali a prescindere dalle
sanzioni e dalle loro minacce». E ancora: «I cittadini e le
strutture della Ue coinvolti
nella fornitura di armi letali
alle forze armate ucraine saranno ritenuti responsabili
di qualsiasi conseguenza di
tali azioni».
Intanto, come la Ve rità
scriveva già ieri, appare sempre più decisivo - da lontano -
il ruolo giocato dalla Cina.
Puti n si aspettava un sostegno incondizionato da Pechino, che invece non è arrivato.
Venerdì scorso, all’Onu, la Cina si è astenuta (non di più) in
un primo voto contro Mosca,
e anche nei giorni successivi,
pur concedendo di condividere le preoccupazioni di
Mosca sull’allargamento della Nato a Est, Pechino non è
andata oltre, e anzi ha riconosciuto il principio dell’integrità territoriale di tutti i
Paesi, Ucraina inclusa.
La sensazione è che Pechino abbia un’agenda per la
propria ascesa, che desidera
condurre in modo inesorabile ma in tempi medio-lunghi:
e non ha intenzione - al momento - di farsi trascinare da
un Putin geop oliticame nte
radioattivo in un’ac ce le razione incontrollabile.
In questa faglia ha cercato
ieri di inserirsi proprio l’Ucraina, che ha fatto sapere di
voler rafforzare la comunicazione con la Cina e «aspetta
con impazienza una mediazione della parte cinese per
realizzare il cessate il fuoco».
È questo il succo della telefonata tra il ministro degli
Esteri di Kiev Dmy tro Ku l e ba
e il suo omologo cinese Wa n g
Yi, secondo la sintesi diffusa
da Pechino. Ku l e ba av rebb e
aggiunto che «porre fine alla
guerra è la massima priorità
della parte ucraina», che resta «aperta a negoziare una
soluzione» con «positività e
s i n c e r i tà » .
Risposta del ministro cinese? La Cina «deplora lo
scoppio del conflitto tra
Ucraina e Russia ed è estremamente preoccupata per i
danni ai civili». Così Wa n g Yi,
secondo cui la posizione cinese «è aperta, trasparente e
coerente. Abbiamo sempre
sostenuto il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti i Paesi. In risposta all’attuale crisi, la Cina invita Ucraina e Russia a
trovare una soluzione attraverso i negoziati e sostiene
tutti gli sforzi internazionali
costruttivi che portino a una
soluzione politica». Equilibrismo, si dirà: ma è comunque clamoroso che non ci sia
uno schiacciamento sulle posizioni di Mosca (com’è invece avvenuto, prevedibilmente, da parte dei regimi di Cuba, Venezuela, Corea del
Nord e Bielorussia).
In ogni caso, la risposta
russa all’iniziativa ucraina
verso la Cina è avvenuta su
un diverso terreno, quello
energetico. Secondo Blo o m -
b e rg , Gazprom ha sottoscritto un contratto per progettare il gasdotto Soyuz Vostok
che, attraverso la Mongolia,
arriverà in Cina, e potrebbe
trasportare fino a 50 miliardi
di metri cubi di gas all’anno
verso Pechino.
Per Mosca, sarebbe un modo per potenziare il suo mercato in Estremo Oriente in
alternativa strategica a quello europeo. «Il contratto di
progettazione è stato firmato: questo significa che il progetto è passato alla fase di
attuazione pratica», ha detto
A l exey Mille r, amministratore delegato di Gazprom.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento