Nello sfavillante eden di libertà creato dalla rivoluzione digitale, basta un sospiro per cancellare gli ospiti sgraditi. A far calare la legge marziale su l l ’informazione è stata Ursula von der Leyen che è andata dritta al punto: «Metteremo al bando la macchina mediatica del Cremlino nell’Ue», ha detto. «Russia Today, di proprietà statale, Sp ut n i k e le loro consociate non potranno più spargere menzogne per giustificare la guerra di Puti n ». In un lampo, i colossi della Rete si sono adeguati. Youtube ha oscurato i canali dei media filorussi, anche quelli in lingua italiana, il sito di Russia Today ieri era inaccessibile. La censura, però, non si è fermata alle testate giornalistiche. Le compagnie tecnologiche si sono schierate contro la Russia su vari fronti. Visa e Mastercard hanno bloccato le carte di credito, e ovviamente Apple e Google non potevano essere da meno. Apple Pay, Google Pay e Pay Pal da ieri sono interdetti ai cittadini russi: una rappresaglia mediatica che ha prodotto effetti se vogliamo minuti ma fastidiosi, ad esempio lunghe file agli ingressi delle metropolitane (chi era abituato a pagare il biglietto con lo smartphone si è dovuto rassegnare a cercare gli spicc io l i ) . Il vice primo ministro ucraino, Mykhailo Fedorov, aveva chiesto giorni fa a Big Tech di intervenire a sostegno del suo governo, e la risposta non si è fatta attendere. Meta (che controlla Facebook, Whatsapp e Instagram) ha posto limitazioni ai contenuti, Netflix ha annunciato che non avrebbe dato spazio sulla piattaforma ai canali russi. Altre compagnie come Disney, Sony e Warner Bros. hanno deciso di interrompere la distribuzione di contenuti. Persino siti come Pornhub e OnlyFans si sono schierati a sostegno della causa ucraina. In buona sostanza, l’oscuramento digitale e mediatico procede di pari passo con l’esclusione fisica di artisti, musicisti, giornalisti e perfino illustratori di libri per l’infanzia che siano considerati responsabili di intelligenza con il sulfureo Puti n in quanto russi. Intendiamoci: non c’è da stupirsi troppo per queste misure. Nelle situazioni di guerra il controllo dei media è fondamentale, e chiudere la bocca al nemico è sempre tra le preoccupazioni principali dei governi belligeranti. In questo caso, tuttavia, un minimo di riflessione in più si impone. Tanto per cominciare, dovrebbe darci da pensare la facilità e la rapidità con cui i colossi tecnologici hanno provveduto autonomamente a mettere in campo azioni contro la Russia. Non hanno obbedito a regolatori internazionali o a qualche nuova legge, semplicemente hanno stabilito unilateralmente di compiere una scelta di campo. Cosa più che legittima, ovviamente, ma che produce conseguenze non da poco sulla vita dei comuni cittadini, compresi quelli che contrari allo scontro armato. Certo, oggi praticamente tutta l’opinione pubblica è ben disposta ad apprezzare la mobilitazione di Big Tech. Una volta stabilito che la Russia è il Male Assoluto, chi può opporsi alla condanna morale e politica? Il punto è: qualora i contorni dovessero farsi più sfumati che cosa accadrà? L’in - tervento autonomo, fulmineo e geometrico delle aziende digitali in un futuro non troppo lontano potrebbe colpire con la stessa efficacia altri nemici. Ora tutti applaudono perché viene censurata Mosca, ma sarebbero altrettanto gioiosi se poi toccasse a qualche profilo o sito considerato «troppo filorusso»? Per essere chiari: chi è che delimita il campo d’azione delle aziende digitali? Chi stabilisce fin dove possano spingersi? Se domani decidessero di bloccare pagamenti e carte di credito a chi ha pubblicato sui social post ritenuti «omofobi» o «razzisti»? Fino a che punto si può sopprimere la libertà in nome della libertà e della democraz i a? Quando una nazione va in guerra è spiacevole ma comprensibile che l’i n fo r m a z io n e si trasformi in propaganda e che si affermi un solo punto di vista. Ma, al momento, noi non siamo ufficialmente in guerra. Eppure - nel mondo virtuale - è come se lo fossimo. Possiamo sentire un’unica voce, un’uni - ca ricostruzione. E per carità, possiamo senz’altro farcene una ragione. Ma dobbiamo essere consapevoli di ogni possibile ricaduta. Proprio perché le aggressioni e le violenze non ci piacciono, e proprio perché siamo del tutto favorevoli all’autode - terminazione dei popoli, continuiamo a pensare che l’obiettivo comune dovrebbe essere quello di arrivare alla pace il prima possibile. E per ottenerla non servono a granché le manifestazioni di piazza: è molto più utile fare esercizio di sano realismo. Se bisogna venire a patti con qualcuno, bisogna conoscerne il pensiero e, almeno in parte, considerarne le istanze: esattamente quello che l’Europa tutta si sta rifiutando di fare in queste o re. Se da un lato si oscura la propaganda russa, dall’altro si dà campo libero alla propaganda del conformismo. Da giorni sui media italiani fioccano analisi raffinatissime come «Puti n è folle», «Puti n è impazzito per le conseguenze del long Covid», «Putin a gg red isce tutti per colpa della mascolinità tossica» e via delirando. Se queste affermazioni fossero vere, verrebbe da chiedersi come mai, negli ultimi decenni, tutti i leader europei abbiano serenamente fatto affari con costui. Il fatto è che costruire il nemico assoluto e applicare la reductio ad Hitlerum ad ampio raggio è molto piacevole, perché ci sgrava dalla responsabilità di compiere ragionamenti complessi (e viene da ridere pensando a quando i cari progressisti accusavano «le destre populiste» di semplificare usando «la pancia»). Il pensiero prevalente cerca ogni giorno di stuzzicare l’emotività e di sopprimere la ragione, ed è un gioco molto pericoloso. Talvolta, infatti, sull’onda dell’emozione, certi ingenui insaponano gioiosamente la corda con cui verranno impiccati.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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