STUPIDA RAZZA

martedì 15 marzo 2022

L’Italia disperde il 4% del gas, al vento 3 miliardi di metri cubi

 

Rispetto ai 76,1 miliardi di metri cubi di metano che l’Italia ha usato nel 2021, circa 3-3,5 miliardi di metri cubi (pari al 4% del gas estratto) sono svaporati in aria senza bruciare, prima ancora di arrivare a destinazione. Sono fuoriusciti dai giacimenti italiani, o da quelli di altri Paesi che pompano il gas verso l’Italia. Del metano diretto nel nostro Paese si perde una quantità pari alla produzione nazionale. Intanto le banche d’affari, gli hedge fund specializzati sulle commodity e le grandi major si muovono con abilità sull’ottovolante dei mercati, riuscendo a macinare miliardi di profitti.La stima per forza di cose è approssimativa, attorno al 4%. Rispetto ai 76,1 miliardi di metri cubi di metano che l’Italia ha usato nel 2021, circa 3-3,5 miliardi di metri cubi sono svaporati in aria prima ancora di arrivare a destinazione. Sono sfiatati dai giacimenti italiani o da quelli in altri Paesi che pompano il gas verso l’Italia; sono trafilati attraverso le giunture e le flange dei grandi gasdotti che verso la Penisola corrono nei deserti africani e nelle steppe siberiane; hanno sibilato in valvole arrugginite o chiuse malamente, oppure il loro fiato si è liberato sotto le strade delle città italiane. A titolo di confronto, nel 2021 dai giacimenti nazionali di gas sono stati estratti 3,34 miliardi di metri cubi di gas nazionale. In altre parole, abbiamo perso per strada una quantità di metano pari a quel gas che abbiamo potuto estrarre dal nostro sottosuolo. In tutto il mondo svaporano in aria ogni anno 180 miliardi di metri cubi, stima l’Agenzia internazionale dell’energia. Non è soltanto una questione di denaro, di valore dissipato in aria, di spreco di risorse. È anche una questione ambientale. Il metano non bruciato ha un effetto serra feroce. Riscalda il clima del pianeta con un’intensità circa 28 volte più cattiva rispetto a quell’anidride carbonica che è prodotta dalla combustione del gas. Manfredi Caltagirone, italiano, è il direttore operativo dell’Osservatorio internazionale Onu per le emissioni di metano (in sigla Imeo). «A livello globale, si stima che vada disperso circa il 2-3% del gas estratto», spiega. L’Imeo deve controllare che annunci, promesse e impegni di Governi e aziende vengano realizzati nei fatti. Gli studi dell’Imeo osservano che la quantità maggiore di metano pare sfiatare a bocca di pozzo, nella fase di estrazione e nelle lavorazioni iniziali. Parti minori trafilano nel trasporto, nell’evaporazione del carico delle navi metaniere, dalle tubazioni di distribuzione locale in città. Del gas che dovrebbe arrivare in Italia, molto viene disperso quando è ancora in Libia; l’Algeria ha lasciato invecchiare gli impianti e ha molte perdite. Ma James Turitto dell’organizzazione statunitense Clean Air Task Force ha ispezionato con le termocamere gli impianti italiani del metano e dall’Alta Italia fino al Mezzogiorno ha individuato 25 punti di grande dispersione. Una torcia spenta spenta in Liguria, una valvola non chiusa in Campania, una guarnizione fratturata in Abruzzo e così via. «Anche pensando che l’efficienza delle torce sia del 98%, il 2% di metano non bruciato perché disperso ha un effetto serra peggiore rispetto al rimanente 98% di CO2 prodotta. Ed è anche sicurezza energetica che viene lasciata scivolare via. Ed è necessaria la collaborazione dell’industria per individuare gli impianti da cui sfugge questo gas», avverte Caltagirone. Ed è davvero molto difficile individuare gli impianti da cui il metano svapora. Ecco Steve Hamburg, scienziato statunitense e responsabile scientifico dell’organizzazione non governativa americana Environmental Defense Fund (in sigla EDF): «Dobbiamo capire che cosa sono queste emissioni fuggitive, quante sono, dove si trovano. Per questo motivo con centinaia di scienziati stiamo preparando il lancio del MethaneSat, il satellite con sensori speciali che riuscirà a leggere dall’alto, con un dettaglio mai visto prima, i punti esatti da cui si disperde il gas. Potremo vedere dove avviene il fenomeno e come varia nel tempo». La responsabile italiana dell’EDF, Ilaria Restifo, coordina l’impegno ambientale delle imprese italiane che hanno sottoscritto in anticipo un accordo volontario per ridurre le emissioni di metano. Su temi correlati lavora anche anche l’associazione ambientalista italiana Amici della Terra con gli studi di Tommaso Franci. Aggiunge Hamburg: «Il metano rappresenta più di un quarto del riscaldamento globale e la CO2 contribuisce per quasi gli altri tre quarti del fenomeno, ma questo non basta per capire dove intervenire. Una cosa è certa: sarà il metano disperso in aria a creare il maggiore riscaldamento del clima e l’aumento delle emissioni fuggitive è la causa del riscaldamento globale degli ultimi anni». Il metano si libera in aria in natura, per esempio per i processi di fermentazione, ma tanto gas viene emesso dalle attività umane. «Le principali fonti di emissioni fuggitive di metano in atmosfera vengono da agricoltura — aggiunge lo scienziato Hamburg — combustibili fossili, rifiuti e acque reflue». Dice Cristiano Tortelli, amministratore delegato della PetrolValves: «Possiamo fornire kit retrofit che, se istallati sulle valvole esistenti, monitorano l’emissione dei gas, mentre sulle valvole di nuova fornitura esiste un design che si chiama fugitive emission, il quale permette di ottenere lo zero leakage, la perdita zero».

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