Nel condannare il sostegno e la fornitura di armi da parte delle capitali europee a favore dell’Ucraina, il ministero degli Affari esteri russo ha dichiarato lunedì che le azioni non rimarranno senza risposta ma soprattutto ha sottolineato che sarebbe giunto il tempo che i Paesi occidentali comprendano che il loro dominio indiviso nell’economia globale appartiene da tempo al passat o. Q ue s t’ultimo pensiero esula dai canoni classici delle dichiarazioni istituzionali ed è forse la prima vera spia delle teoriche intenzioni di V lad imir Putin. Quest’u l t i m o, spiazzando tutti gli analisti, ha avviato un’invasione geopoliticamente illogica, che lo ha condannato all’isolamento e al compattamento del fronte occidentale, la cui unità tanto abilmente era invece riuscito a minare nell’ultimo ventennio. La dichiarazione del ministero che fa capo a Sergej Lavrov dirada tale illogicità e fonda le mosse russe sulla teoria della distruzione costruttiva di Ser - gej Karaganov, uno dei consiglieri di Puti n . Presidente del Consiglio per la politica estera e di difesa, membro della Trilaterale, Karaga nov da anni propaganda l’idea che il futuro dell’economia mondiale si trovi a oriente e che la Russia debba staccarsi dalle sirene della decadente società occidentale facendosi promotrice della Grande Eurasia basata sulle vie della seta cinesi e sull’Unio - ne doganale euroasiatica a guida moscovita. Secondo i fondamenti della distruzione costruttiva l’Occidente, rendendosi conto del proprio inesorabile decadimento, si starebbe difendendo con una retorica aggressiva e avrebbe cercato di utilizzare l’Ucraina per neutralizzare la Russia. Ne consegue che l’invasione dell’Ucrai - na sarebbe un modo per fermare la destabilizzazione e riannettere Kiev al mondo incardinato geograficamente intorno alla Siberia, destinato a grandi fasti e a cui intimamente appartiene. Ridefinire lo spazio imperiale e attendere che il resto collassi, nonostante il possibile ma certamente effimero consolidamento momentaneo, mentre Mosca costruisce con i partner asiatici il nuovo paradiso in terra. Questo sarebbe il ragionamento su cui Puti n starebbe basando la guerra che rischia di diventare il suo Afghanistan e per l’Euro - pa una minaccia esistenziale, qualora l’ex agente del Kgb dovesse sentire di perdere il controllo sugli eventi. Secondo gli scritti di Kara - ga n ov, uno dei compiti fondamentali della Russia è quello di riprendere sotto la propria ala protettrice tutte quelle nazioni divenute indipendenti con il crollo dell’Urss ma governate da elites locali, senza esperienza storica o culturale nella costruzione di uno Stato. Se il passare delle settimane dovesse confermare che Puti n si è affidato alle visioni strategiche del suo consigliere, dovremo constatare che la Russia si è per la prima volta affidata realmente a quella parte dei circoli intellettuali che dal XIX secolo la vorrebbero potenza asiatica e non europea e che a prendere tale decisione è stato il suo leader più europeo, per nascita, formazione ed esperienze lavorative. Tuttavia, le premesse di tale pivot to Asia moscovita sono inconsistenti e potrebbero invece rappresentare l’inizio della fine proprio per Puti n . La regione euro-mediterranea è da sempre, e lo è ancora oggi, l’economia più ricca al mondo, il territorio a cui sono legati i principali interessi di tutte le grandi potenze e soprattutto il mercato con il maggiore numero di flussi commerciali del pianeta. Controllare l’Europa e mantenerne la disunità politica è stata la stella polare della geopolitica imperiale britannica prima e americana oggi in quanto nessun attore esterno può permettersi di trovarsi un giorno nuovamente di fronte a un Napoleone col potere di bloccare l’accesso ai mercati del Vecchio continente. Continente che da solo conta per il 70% degli scambi commerciali del globo. La Cina, su cui implicitamente Puti n starebbe puntando per costruire la Grande Eurasia, dipende vitalmente dalle esportazioni verso il nostro mercato. E se anche dovesse in un futuro prossimo aprire, come tutti auspichiamo, il suo mercato interno, dovrà prima passare attraverso le dure prove delle rivoluzioni sociali a cui ci ha abituato la nostra storia, creatrice di benessere, di classe media e di sistemi democratici liberali. Sistemi democratici che stanno ritrovando in questi giorni, proprio a causa degli errori di valutazione di Putin , nuovo slancio e ragion d’essere ma soprattutto si stanno risvegliando dal torpore idealista a cui si erano autocondannati dalla fine della Guerra Fredda. La filosofia e il vaticinio della costruzione distruttiva possono anche affascinare ma non hanno alcun fondamento. La lotta intestina tra filo orientali e filo occidentali è presente fin dagli albori della nazione nelle elites russe. Nella speranza d’ancorare per sempre i destini del suo Paese all’Europa lo zar Pietro il Grande pretes e nel 1703 la fondazione di San Pietroburgo. Nella città che fu capitale della Russia fino al 1918 è nato e cresciuto anche Puti n . Nell’ipotizzare un cambio forzato al Cremlino, in un contesto verosimilmente dominato da visionari filo asiatici, le potenze Occidentali, dovranno ponderare molto attentamente se hanno a disposizione opzioni che non ci facciano perdere davvero la Russia tra le steppe asiatiche.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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