STUPIDA RAZZA

mercoledì 2 marzo 2022

Gli Usa riplasmano il mondo L’Italia può guadagnarci con la Nato «mediterranea»

 


🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔🤔

Il momento storico è così complesso da non poter essere riassunto da alcun manuale geopolitico. L’i nvas io ne dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin e la corsa agli armamenti dell’Unione europea ci riporta a un Continente molto più simile al 1948 che al 2019. Da un lato una spinta russa al ritorno dell’i m p e ro. Non c’è solo il riconoscimento delle due repubbliche separatiste, ma anche la forte presenza in Siria, in Libia e la destabilizzazione del Sahel. Ne l l ’ultimo anno almeno quattro golpe sono stati ispirati dai russi e sostenuti dalla presenza ingombrante dei mercenari di Mosca, tutti sotto la bandiera di Wagner. La morsa russa è così chiusa da Sud e da Est. Al tempo stesso gli Stati Uniti hanno ottenuto in poche settimane l’a n n ie ntamento delle politiche tedesche che per quasi 30 anni hanno regolato gli equilibri europei. Tolto il filtro di Berlino, Washington si è imposta come unico interlocutore di Puti n . Vale anche e soprattutto con la diplomazia militare. Non possiamo ignorare il fatto che con l’arrivo alla Casa Bianca di Joe Biden il progetto dei dem Usa di inglobare nella sfera occidentale l’Ucraina è andato in porto a sua volta. E la decisione, chiaramente suggerita dagli Usa, di armare la popolazione e le milizie di Kiev va in questa direzione. Che cosa succederà in futuro è difficile dirlo. Armare uno Stato in modo surrettizio è complesso e soprattutto è un po’ co me schiacciare un tubetto di dentifricio. Difficile poi ricacciarne dentro il contenuto. Alla luce di tutto ciò e pure dei rischi a cui andremo incontro - per rischi ci riferiamo alle sostanziose perdite economiche e al fatto che riconvertire la politica energetica del Paese richiederà una enorme spesa e tanti anni - il dado è tratto. La nostra cultura e la nostra storia non ammettono alternative al patto atlantico e a un rapporto preferenziale con gli Usa. Il discorso di Mario Draghiè stato chiaro e diretto. «L’Europa ha dimostrato enorme determinazione nel sostenere il popolo ucraino», ha spiegato in Aula. «Nel farlo, ha assunto decisioni senza precedenti nella sua storia, come quella di acquistare e rifornire armi a un Paese in guerra. Come è accaduto altre volte nella storia europea, l’Unione ha accelerato nel suo percorso di integrazione di fronte a una crisi. Ora è essenziale che le lezioni di questa emergenza non vadano sprecate», ha aggiunto. Non possiamo che prendere atto che l’Italia e gli altri Paesi Ue si sono gettati in un burrone senza particolari garanzie. In fondo potranno esserci tanti anni di povertà oppure una vera rinascita. Ci fanno paura i groupies del potere che parlano solo con le frasi fatte autorizzate da chi comanda e sono convinti che il mondo sia bidimensionale. Tutto bianco o tutto nero. Le anime belle sempre allineate con chi sta al governo fanno il loro male - poco ci importa - ma soprattutto fanno il male della democrazia. Dal canto nostro serve solo prendere atto che indietro non si torna. Sottolineare gli infiniti pericoli a cui l’Europa va incontro e al tempo stesso la speranza che Roma riesca a ritrovare in una Ue molto più americanizzata il proprio posto. Piallare la storia è un grave errore. Per andare avanti l’Ita li a non dovrà comportarsi - pur all’interno di un nuovo scenario comune - come la Germania o la Francia ma come una Penisola al centro del mondo. Se rinunciamo ai rapporti economici a Est dobbiamo essere pronti e affamati per riprendere un posto a Sud. In Libia, in primis, e poi in Egitto. Senza dimenticare il Sa h e l . Se non lo facciamo resteremo un Paese che contribuisce all’Ue solo con i suoi consumi e con l’intelligenza e la potenza. In pratica un Paese senza alcuna sovranità. Invece se ci sarà una nuova Nato pur molti passi indietro agli Usa dovremo porci come Paese di traffici verso Sud e dunque i n s o s t i tu i bi l i . Sempre ieri D ra g h i ha ribadito che «è necessario procedere spediti sul cammino della Difesa comune, per acquisire una vera autonomia strategica, che sia complementare all’Alleanza atlantica. La minaccia portata dalla Russia è una spinta a investire nella Difesa più di quanto abbiamo fatto finora. Possiamo scegliere se farlo a livello nazionale, oppure europeo», ha tenuto a specificare. Immaginiamo significhi partecipare al progetto del carro armato comune rilanciando Oto Melara e al tempo stesso portare a Grottaglie una parte della produzione del Tempest. Un modello in cui la nostra tecnologia venga tutelata e non svenduta come abbiamo fatto via Vittorio Colao con lo Spazio. Il ricordo è vivo e la cicatrice resterà a lungo. «Il mio auspicio è che tutti i Paesi scelgano di adottare sempre più un approccio comune. Un investimento nella Difesa europea è anche un impegno a essere alleati». Ecco il modello può funzionare solo se si definiscono le aree di competenza. Altrimenti è solo retorica. Per tornare sotto il cappello di una Nato ancora più americana dobbiamo comunque detenere la nostra tecnologia e i nostri rapporti di mediazione con il Magreb e il Medioriente. Saranno uno scudo. Per quando le cose andranno storte. D’altronde la storia insegna che quando cambiano le sfere di influenza si destabilizzano intere aree. Chi ci vive vicino soffre, ma può anche trarne vantaggio. È successo in Siria. E ad approfittarne è stato Recepp Erdogan che con l’ok Usa ha rispolverato il sogno dell’impero Mediterraneo. È successo in Libia e abbiamo visto quanto male s’è fatta l’Italia. Succederà probabilmente in Ucraina. Bene attrezzarsi.

Nessun commento:

Posta un commento