STUPIDA RAZZA

venerdì 15 aprile 2022

A febbraio la produzione industriale illude: +4%

 

n A febbraio (quindi prima dello scoppio della guerra) la produzione industriale in Italia ha ripreso a crescere, segnando un +4% dopo due mesi di calo. Positivo anche il confronto con il valore di febbraio 2020, prima dell’inizio della pandemia: il livello destagionalizzato dell’indice di febbraio 2022 è maggiore del 2,5%. Nella media degli ultimi tre mesi invece la dinamica congiunturale è rimasta negativa, con un calo dello 0,9%. Incrementi tendenziali rilevanti caratterizzano i beni di consumo (+5,8%), l’energia (+4,5%) e i beni strumentali (+2,8%); più contenuta la crescita per i beni intermedi (+1,6%). I settori che registrano gli aumenti maggiori sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+16,8%), il comparto tessile e abbigliamento (+11,7%) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+8,3%). Flessione invece per le attività estrattive (- 15%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (- 3,8%) e la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-2,9%). Sui dati però pesa la mancata stima delle conseguenze della guerra in Ucraina su l l ’economia italiana. Se il ministro Daniele Franco martedì ha detto di aspettarsi una «flessione del Pil nel primo trimestre dovuta soprattutto alla produzione industriale», l’Istat non si è sbilanciato comunicando che al momento l’i m patto rimane «di difficile misurazione e si innesta all’i nte rno di una fase del ciclo caratterizzata da una crescita di alcuni settori economici, degli investimenti e del mercato del lavoro». L’i s t ituto di statistica però sottolinea che l’inflazione, già arrivata al 6,7% nel nostro Paese, «costituisce ancora il principale rischio al ribasso a cui si associano i possibili effetti negativi legati al rallentamento del commercio internazionale e all’ap p rezzamento del dollaro». Per poi aggiungere: «Nonostante l’accelerazione dell’i n f l azione, l’attuale tasso di investimento, tornato ai livelli del 2008, e l’ancora elevata propensione al risparmio potrebbero rappresentare punti di forza per lo sviluppo dell’economia nei prossimi mesi». A livello europeo, segnali preoccupanti arrivano dalla Germania. Nelle stime di primavera gli istituti economici tedeschi hanno comunicato che il Paese scivolerà in una «acuta recessione» nel 2023, nel caso di un’i nterruzione delle consegne di gas russo. Le stime della crescita 2022 sono state riviste al ribasso al 2,7%, contro la previsione del 4,8% formulata in autunno. In Gran Bretagna, il problema principale è rappresentato dal carovita: a marzo l’inflazione è salita del 7%, il dato più elevato degli ultimi 30 anni. Sono state superate le stime del 6,7% e il balzo del 6,2% registrato nel mese precedente. Su base annuale, si registra un +9,1%.


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