L'Italia della bicicletta è più forte delle difficoltà di filiera, dei ritardi nelle consegne e, soprattutto, di quella che si temeva una bolla di domanda da incentivi. Nel 2021 il mercato delle due ruote si è infatti confermato sui livelli record, quando il “bonus bici” aveva gonfiato il mercato a oltre due milioni di bici vendute. L’anno scorso si è fermato poco sotto, a quota 1,975 milioni, con una flessione limitata al due per cento, dopo che l’ultimo scorcio dell’anno ha frenato le speranze di un anno ancora migliore. L’Italia che emerge dalle stime annuali di Confindustria Ancma, che saranno rese note oggi, è un paese che continua ad avere voglia di due ruote all’indomani dell’emergenza pandemica, come mezzo di trasporto urbano così come strumento di divertimento e di turismo per riscoprire il patrimonio naturale, storico e artistico nazionale in modalità alternativa. Il mercato continua all’insegna di una costante crescita della ebike, la bicicletta a pedalata assistita le cui vendite sono aumentate a un ritmo più contenuto - il 5% a 295mila unità rispetto all’impennata del 44% l’anno prima -, arrivando a coprire il 15% del mercato totale. Mentre le bici tradizionali hanno segnato una flessione del 3% a 1,68 milioni di pezzi. «È un risultato molto positivo – ha commentato Paolo Magri, presidente di Ancma - raggiunto in assenza degli incentivi che avevano contribuito al considerevole dinamismo della domanda postlockdown nel 2020». A soffrire maggiormente nel corso del 2021 sono stati in particolare i negozi specializzati, a favore della grande distribuzione. Ma alla luce dell’aumento dei listini e del cambio del mix di vendite, il valore del mercato potrebbe anche aver superato i due miliardi di euro del 2020. La bicicletta si conferma quindi come strumento di mobilità e svago, «un elemento che – secondo Magri – esige di essere valorizzato dal punto di vista culturale e per il quale continuiamo a ritenere necessario un passaggio dalla logica di incentivi all’acquisto a una visione corale di incentivi all’utilizzo fatta, ad esempio, di maggiori investimenti sulle ciclabili, sulla promozione dell’utilizzo, la sicurezza degli utenti e la promozione internazionale dell’Italia come meta cicloturistica». I cicloturisti sono 9,6 milioni per un mercato stimato in 3,9 miliardi di euro da Isnart, una cifra che secondo altre fonti potrebbe lievitare fino a 20 miliardi. Le difficoltà di approvvigionamento e delle filiere produttive, concentrate nell’Europa dell’Est e nel Sud-Est asiatico, hanno dato una spinta alla produzione nazionale che, con più di 3,2 milioni di biciclette, fa segnare nel 2021 un aumento vicino al 7%, con il segmento della ebike, che da solo cresce del 25%, mentre la bici muscolare registra un +5% a 2,9 milioni di pezzi prodotti. Positivi, con aumenti a doppia cifra, anche i dati che riguardano l’export di biciclette muscolari (+21%) e quello delle ebike (+56%) per un valore complessivo di 418 milioni di euro (+45%), mentre ancora più significativo è il valore dell’export di parti e componenti, +36% a un totale di 528 milioni di euro. A crescere sono pure il volume e il valore complessivo dell’import - +69% a 706 milioni quello di componenti, segno dell’impennata della domanda interna e dell’influenza delle dinamiche internazionali sulle scorte di componenti delle aziende assemblatrici di biciclette - che portano a chiudere eccezionalmente la bilancia commerciale del settore ciclo con un saldo negativo di 64 milioni di euro. Per il settore produttivo nazionale si tratta di una tendenza che consolida la tradizionale eccellenza produttiva italiana di selle, gruppi, telai, ruote per bici di alta gamma. Ma, allo stesso tempo, le difficoltà delle filiere e delle consegne, che hanno provocato non pochi problemi ai rivenditori nel soddisfare la richiesta dei ciclisti, ha spinto nel senso del riportare a casa la produzione. A fare da apripista è stato un marchio storico come Bianchi che ha messo sul piatto un investimento da 40 milioni di euro per un nuovo stabilimento per la produzione di bici tradizionali e a pedalata assistita al ritmo di mille pezzi al giorno a regime. Se nel 2021 i produttori hanno infatti risolto svuotando i magazzini e facendo ricorso al disponibile, quest’anno l’approvvigionamento di prodotti finiti per gli importatori e di componenti per i produttori diventa la vera incognita sull’evoluzione del mercato.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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