NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
domenica 24 aprile 2022
Bundesbank: lo stop al gas costerebbe 180 miliardi di euro
«Evitare una guerra nucleare. Evitare un’escalation fino alla terza guerra mondiale. Evitare una crisi economica drammatica con milioni di posti di lavoro persi e di imprese chiuse per sempre». Così il cancelliere Olaf Scholz ha difeso ieri il doppio “nein” della Germania, contraria per ora sia alla consegna di armi pesanti tedesche in Ucraina sia ad un embargo sul gas russo. In un’ampia intervista a Spiegel pubblicata ieri, il socialdemocratico - che ha esordito negando di essere pacifista – ha spiegato con articolate motivazioni il perché del mancato invio di armi pesanti tedesche in Ucraina e «la necessità di evitare che Nato e Germania entrino in un confronto militare diretto in Ucraina, con una superpotenza con armi nucleari come la Russia». «In questa situazione bisogna prendere decisioni attentamente ponderate a mente fredda», ha affermato Scholz, chiamato “Scholzomat” proprio per la sua freddezza. «Sto facendo tutto il possibile per evitare una terza guerra mondiale. Non possiamo avere una guerra nucleare», si è giustificato. Scholz ha ammonito che qualsiasi decisione errata, presa nel contesto attuale, può avere conseguenze drammatiche. Per questo la Germania ha preferito inviare velocemente in Ucraina armi già disponibili, ma limitate, prese dall’arsenale «esaurito» della Bundeswehr (anti-carro, anti-mine, ammunizioni per l’artiglieria) per un valore di 2 miliardi di euro, a carico delle casse di Berlino. Questi armamenti non hanno bisogno di un addestramento speciale che andrebbe effettuato da militari tedeschi sul posto, in Ucraina. Sul “no” allo stop al gas russo, Scholz ha tenuto il punto, ribadendo la linea nota del suo partito Spd: «Non vedo proprio come un embargo sul gas possa mettere fine alla guerra - ha sentenziato -. Il punto vero è che vogliamo evitare una crisi economica drammatica, la perdita di milioni di posti di lavoro e la chiusura di aziende che non riaprirebbero mai più: sono queste le conseguenze che avremmo in Germania ma anche in tutta Europa». A questo scenario, ha fatto eco ieri Janet Yellen, segretario al Tesoro americano: intervistata da CNBC, la ex-chair della Federal Reserve ha chiarito il suo commento del giorno precedente sulle ripercussioni del blocco europeo alle forniture di energia russa. Ha detto che spetta all’Europa prendere una decisione a riguardo e che gli europei si trovano in una situazione diversa da quella degli Usa perché devono ridurre la dipendenza dalla Russia. Ma Yellen ha nuovamente ammonito: lo stop agli approvvigionamenti di petrolio e gas russo farebbe aumentare ulteriormente i prezzi dei prodotti energetici, l’embargo sul petrolio russo spingerebbe all’insù ancora di più i prezzi dell’energia in tutto il mondo, colpendo duramente i Paesi emergenti altamente indebitati ed esposti alle materie prime. La «crisi economica drammatica» temuta da Scholz come conseguenza dello stop al gas russo è stata quantificata dalla Bundesbank proprio ieri nel bollettino economico, con simulazioni inedite che, data l’elevata incertezza, «possono essere sopravvalutate o sottovalutate». Secondo la banca centrale tedesca, l’embargo con conseguente razionamento avrebbe un impatto negativo immediato sul Pil riducendolo del 5% e innescando così una delle più grandi recessioni post-crisi finanziaria; taglierebbe la produzione di 180 miliardi, provocherebbe una contrazione del Pil complessivo del 2% nel 2022. E l’inflazione, attualmente al 7,3%, volerebbe più in alto di altri 1,5 punti percentuali. Stando alle indiscrezioni riportate ieri in esclusiva da Reuters, il governo Scholz taglierà il prossimo mercoledì le previsioni di crescita della Germania per il 2022 al 2,2% dalla precedente stima del 3,6%, a causa della guerra in Ucraina e senza embargo sul gas. Il dibattito in Germania sullo stop alle forniture energetiche dalla Russia resta accesissimo. Il prestigioso think tank DIW ha pubblicato un corposo rapporto e ha calcolato che l’embargo sul gas russo (il 55% dell’import di gas in Germania) è sostenibile agendo sul lato dell’offerta (diversificando l’import e ampliando fonti alternative) e sul lato della domanda (risparmi sul breve termine tra 19% e 26%): il tutto con un taglio alla produzione industriale e un calo del Pil che potrebbe essere del 3% portando alla recessione. La sicurezza energetica per DIW sarebbe raggiungibile nel 2022 e anche nell’inverno 2022/2023, diversamente dalle stime governative che prevedono l’indipendenza dal gas russo per metà 2024. Nel 2020 la Germania ha consumato 86,8 miliardi di metri cubi di gas naturale di cui 50 importati dalla Russia: 29% industria, 29% famiglie, 29% settore elettricità, artigiani e commercianti.
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