C ome diceva Bush, gli americani sono drogati di petrolio e per questo sono molto preoccupati di un eventuale embargo sulle importazioni europee dalla Russia, perché andrebbe a peggiorare un quadro del mercato già segnato da scarsità. A differenza del gas, più regionalizzato, il petrolio ha un mercato globale che vede fra i principali protagonisti gli Usa, i cui prezzi interni sono originati dalle quotazioni internazionali del barile, quelle che già risentono di un eventuale calo della produzione russa. Il Brent è intorno a 105 $ per barile (bbl), contro una media dell’anno scorso di 70 $, ma si tiene ancora lontano, per ora, dal picco storico di 140 toccato nel luglio del 2008. La Ue importa dalla Russia 3,4 milioni barili giorno (Mbg), di cui 2 greggio e 1,4 prodotti, in totale il 30% dei 10 Mbg che consuma, quota non troppo distante, seppur inferiore, al 40% di dipendenza che ha sul gas. Una sorta d’embargo sul petrolio è in parte già in atto in quanto pochi hanno continuato a comprare greggio dalla Russia negli ultimi mesi per paura di problemi sui pagamenti dopo le sanzioni finanziarie. La produzione russa è già scesa in marzo di 0,3 Mbg a 10 Mbg, ma ad aprile e maggio dovrebbe calare ulteriormente. Se applica le sanzioni allora l’Ue dovrà cercare da altre parti gli stessi volumi, ma 3 Mbg saranno difficilissimi da trovare, perché capacità produttiva inutilizzata non ce n’è molta e quel poco che c’è, circa 3 Mbg, è tutta concentrata nel Medio Oriente, in particolare in Arabia Saudita. Certo, come già un po’ accaduto in marzo, quello che non compriamo noi europei può essere caricato su navi che dal Baltico o dal Mar Nero vanno in Cina e India, questi calano gli acquisti dal Medio Oriente e liberano così volumi per l’Europa. Teoricamente un gioco a somma zero, ma che in realtà sarà farraginoso, impiegherà del tempo e, soprattutto, non potrà riguardare i prodotti per i quali si comincia a notare scarsità nel Mediterraneo, in particolare per il gasolio. I prezzi del greggio sono stabili grazie al rallentamento dei consumi della Cina a causa della pandemia, ma la domanda globale a fine anno tornerà sopra i 100 Mbg, il picco già toccato nel 2019 e già prima della crisi si intravedeva carenza di capacità produttiva, perché gli investimenti negli ultimi anni non ci sono stati. Per qualche mese, almeno fino a ottobre, aiuterà anche il ricorso alle scorte strategiche deciso dagli Stati Uniti e dall’Iea per oltre 1 Mbg. Ma le scorte non dureranno molto e da fine anno servirà un maggiore impegno dell’Arabia Saudita, che, però, sembra non gradire le pressioni degli Stati Uniti. I rapporti, già peggiorati dopo la sostituzione di Trump, si sono ulteriormente raffreddati dopo che Biden ha mostrato l’intenzione di far tornare sul mercato l’Iran, il nemico storico dei sauditi, proprio perché c’è bisogno del suo petrolio. Il leader saudita Mohammed Bin Salman ha rafforzato negli ultimi due anni i legami con Putin, proprio per il petrolio, con l’accordo Opec Plus che ha permesso ai produttori di superare la caduta della domanda del 2020, quella che aveva portato il barile a 18 $. I prezzi della benzina in molte città degli Usa da settimane hanno superato abbondantemente i 4 $/ gallone (1 € al litro), soglia oltre la quale gli elettori cominciano a non votare il presidente in carica. Per questo l’embargo sul petrolio russo dell’Ue è questione molto seria anche per Washington che ora invita a maggior cautela e a prendere tempo.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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