STUPIDA RAZZA

martedì 19 aprile 2022

Dalla Brexit al rally: Londra alla riscossa, unica piazza positiva

 

Nel Novembre del 1965, il deputato Tory Iain McLeod, davanti all’aula di Westminster, informò che la Gran Bretagna stava subendo «il peggio dei due mondi: inflazione e stagnazione insieme». Senza saperlo, e senza essere un economista, il baronetto inglese aveva inventato una parola destinata a fare la storia: la stagflazione. Dopo decenni di deflazione, oggi il velenoso cocktail di prezzi alle stelle e Pil alle stalle, spaventa la Gran Bretagna e tutta Europa. Quando Sir McLeod lanciava l'allarme, l’inflazione era al 4% e la crescita “ferma” al 2%. Quasi sessanta anni dopo, nel mezzo di una stagflazione ben peggiore di quella temuta dal baronetto di Sua Maestà (inflazione all’8%, crescita dimezzata al +3,5%, con tendenza negativa), Londra segna un record: è la piazza finanziaria migliore d'Occidente. Con un rialzo, da inizio anno, di un modesto 3% sale sul podio di Regina di Europa (e non solo). Alla faccia dei “gufi” che prevedevano sfracelli per la Borsa di Londra per colpa della Brexit. Non è nulla di strabiliante, ma è abbastanza per vincere la medaglia d'oro dei primi tre mesi e mezzo del 2022: e un ritorno del 3% serve almeno a compensare un po’ la fiammata dell'inflazione che sta erodendo risparmio privato e profitti delle aziende. Si è chiuso un trimestre da paura sui mercati: il Dax di Berlino, con la Germania paese più sensibile al gas che arriva dalla Russia, accusa un calo del 10%. A ruota le altre borse europee: Parigi è in calo del 7%, Piazza Affari segna una perdita del 10%, la media europea è di un -5% (grazie anche a Madrid che è sulla parità). Sull'altra sponda dell'oceano, le cose non vanno molto meglio: il Nasdaq è giù del 15% con «il settore tech che ha preso una tosata dall'imminente rialzo dei tassi - osserva Neil Wilson di Markets.com - e una mini esplosione della bolla». Mal comune non è mezzo gaudio, ma spesso aiuta. Nelle acque tempestose, il FTSE vanta uno “spread” azionario, un differenziale, di 13 punti sul Dax. La “resilienza” di Londra è merito di quello che fino all'anno scorso era la sua zavorra: il FTSE è un indice difensivo, molto tradizionale. Gli stessi investitori che ora lo hanno scelto come porto più sicuro, sono gli stessi che criticavano Londra per essere una piazza troppo bancocentrica (ospita HSBC la più grande banca d'Europa, con una capitalizzazione di oltre 100 miliardi di sterline, peraltro poco esposta sulla Russia) e troppo tradizionale. Per strizzare l’occhio al mondo del tech, e per non perdere lo scettro di Borsa più importante d'Europa, Lseg aveva favorito e pompato il debutto di due matricole “digital”: Deliveroo, la App di consegne di cibo a casa (-70%), e Trainline, app di biglietti del treno (-39%), che invece si sono finora rivelati dei flop clamorosi. La diversificazione sulla “modernità”, per diventare un listino appetibile al mondo dei “Millennial” non ha funzionato. Ma proprio l’insuccesso si è rivelato la sua forza: con le sue banche e le sue compagnie petrolifere, sporche e inquinanti ma indispensabili mentre le materie prime salgono a razzo, ha garantito un riparo dai contraccolpi borsistici della guerra. Non a caso i migliori 5 titoli da inizio, sul FTSE, sono Shell e BP, nonostante la tegola della Russia, le banche HSBC e Standard Chartered, e Vodafone, una compagnia telefonica tradizionale. Non è tutt’oro quel che brilla più degli altri: Londra, come tutte le piazze europee, soffre la siccità dei capitali: ci sono state 12 quotazioni da inizio anno e hanno raccolto circa 300 milioni di sterline, ha calcolato uno studio di EY. Nel 2021, lo stesso numero di debutti aveva raccolto oltre 5 miliardi. Nel 2021, nonostante la Brexit, Londra aveva chiuso l’anno come la migliore piazza finanziaria per raccolta di capitali. Il 2022 potrebbe essere lo stesso, ma con numeri lillipuziani e solo perché il resto d’Europa è ancor peggiore.

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