Sul gas la Russia continua a fare la voce grossa, ma la mina dei pagamenti in rubli sembra disinnescata. C’è anzi un tentativo – nei fatti piuttosto che con le parole – di ricucire le relazioni commerciali con i clienti storici di Gazprom, Italia e Germania in primis. A una settimana dall’annuncio shock del Cremlino, il presidente Vladimir Putin ha firmato il decreto che prescrive le “nuove” regole per pagare a partire da oggi le forniture di gas, ribadendo che se gli acquirenti non si adegueranno per Mosca si tratterà di «insolvenza, con tutte le conseguenze del caso», compresa una chiusura dei rubinetti. «Nessuno ci vende nulla gratis e nemmeno noi faremo la carità, quindi i contratti esistenti saranno rescissi», ha minacciato Putin. In realtà nel decreto russo sembra esserci ben poco di nuovo rispetto ai meccanismi già collaudati. E questo dovrebbe permettere ai clienti europei di continuare a rifornirsi da Gazprom e a Mosca di salvare la faccia. Gli attuali contratti non subiranno modifiche unilaterali – come accusava il G7 – e nemmeno saranno rimessi in discussione. I versamenti potranno ancora essere effettuati in euro o in dollari. E al cambio in valuta russa ci penserà Gazprombank, banca non sottoposta a sanzioni, che già ora riceve la maggior parte dei pagamenti per il gas russo. «La Russia ha a cuore la sua reputazione negli affari – ha assicurato Putin – Abbiamo sempre rispettato tutti gli obblighi contrattuali e lo faremo anche in futuro, continuando a fornire gas nei volumi e ai prezzi stabiliti dagli accordi di lungo termine in vigore». I rischi non sono svaniti del tutto. Francia e Germania ad esempio continuano a temere per le forniture (si veda il pezzo a fianco). Ma è rimasto un unico punto residuo di possibile attrito con Mosca: ai clienti di Gazprom viene chiesto di aprire un secondo conto denominato in rubli, oltre a quello già esistente, presso una banca russa (ammesso che non l’abbiano già fatto). Nel decreto, riferisce l’agenzia Ria Novosti, si specifica che il versamento avverrà sul conto in valuta straniera ma che il cliente deve autorizzare la banca a vendere euro in cambio di rubli da trasferire sul secondo conto. Al di là dei toni minacciosi Mosca ha comunque fatto un significativo passo indietro rispetto a quanto aveva prospettato il 23 marzo. Ad aver indotto a un ripensamento potrebbero aver contribuito i lunghi colloqui telefonici intrattenuti mercoledì da Putin prima con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e poi con il premier italiano Mario Draghi. La Germania e il nostro Paese sono i maggiori consumatori di gas russo: insieme ne acquistano circa 70 miliardi di metri cubi l’anno, il 40% dell’export di Gazprom. Berlino e Roma – non solo attraverso il G7 ma anche con prese di posizione autonome – avevano rifiutato di cedere al ricatto: passare al pagamento in rubli avrebbe costretto le compagnie europee a procurarsi valuta russa, violando le sanzioni. Ma l’alternativa sarebbe stata la perdita di forniture di gas ancora indispensabili. Draghi ora considera cessato l’allarme: gli approvvigionamenti di gas russo «non sono in pericolo», ha dichiarato incontrando la stampa estera. «Penso che in Russia ci sia stato un processo di riflessione che ha portato a comprendere che cosa avrebbe significato pagare in rubli». Quanto al “nuovo” meccanismo di pagamento, il premier italiano riferisce che è stato un tema centrale del colloquio con Putin (e lo stesso aveva detto un portavoce del governo tedesco dopo la telefonata di Scholz). «La spiegazione di come si fa a mantenere il pagamento in euro o in dollari e soddisfare allo stesso tempo l’indicazione russa per il pagamento in rubli, è stata molto lunga – ha affermato Draghi –. Quello che ho capito, ma posso anche sbagliarmi, è che la conversione dal pagamento in euro o in dollari ai rubli è un fatto interno alla Federazione russa. Dopodiché le analisi sono in corso per capire che significa, se le aziende europee possono continuare a pagare come previsto, se questo significa qualcosa per le sanzioni in atto». Il mercato sembra crederci a metà. Il prezzo del gas rimane molto volatile e dopo un iniziale cedimento è tornato a scambiare intorno a 120 euro per Megawattora al Ttf, in linea coi valori di mercoledì.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
sabato 2 aprile 2022
Gas, Putin detta le regole ma salva i contratti
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