«Si può pensare
ad un tetto
europeo ai
prezzi. O in
alternativa ad
uno scostamento di bilancio
straordinario per l’Italia. Ma
l’emergenza del gas va risolta
subito, altrimenti le aziende
chiudono». Questo, in sintesi, è il
messaggio che Francesco Buzzella
ha trasferito agli
europarlamentari lombardi
(assenti i rappresentanti M5S) e
alle istituzioni Ue, grido di allarme
lanciato in occasione di una
trasferta a Bruxelles che il
presidente di Confindustria
Lombardia ha realizzato con
l’intera squadra delle territoriali
lombarde degli imprenditori.
Incontro che ha toccato più
argomenti, tra scarsità di
forniture di materie prime chiave,
infrastrutture, strategie di
conversione industriale di settori
cruciali come l’auto e
semplificazioni. Ma che alla luce
dell’emergenza-energia si è
concentrato soprattutto su questo
tema. «Ho trovato consapevolezza
del problema - spiega Buzzella -
ma solo fino ad un certo punto.
Forse le gravità della situazione
non era percepita fino in fondo: ad
essere a rischio, oggi, è il futuro industriale dell’Europa. E i
numeri, del resto, parlano chiaro:
negli Usa il gas oggi costa 13
dollari al MWh, in Asia 30-40, da
noi in Europa anche 120. Reggere
in queste condizioni, per un
sistema economico che punta
sulla trasformazione, è
impossibile: come si può
continuare a produrre?».
Qualcuno, in effetti, non lo fa già
più in modo costante. Acciaio,
metallurgia, carta e piastrelle
hanno già adottato in più casi una
politica di “stop and go”: si guarda
il prezzo del gas e si decide se
lavorare oppure no. «Ogni giorno
riceviamo lettere di surcharge dai
fornitori - spiega Buzzella - e sono
sempre cifre importanti. Per molte
aziende il nodo oggi è quello di
pagare le bollette a fine mese, in
qualche caso l’energia arriva al
50% del conto economico: è una
situazione tragica, non più
sostenibile. Per questo, piuttosto
che presentare una lista di
richieste, che pure ci sarebbero,
oggi puntiamo ad un solo
obiettivo: trovare il modo di
abbattere il prezzo del gas.
Subito». Magari non ipotizzando
un ritorno ai valori pre-Covid (20
euro per MWh) ma almeno un
dimezzamento dei livelli attuali,
per evitare ricadute più ampie sia
in termini industriali che sociali.
«Il nostro Governo ha proposto un
cartello di acquisto e un tetto
europeo ma vedo che alcuni paesi,
come Germania e Olanda, per
motivi diversi sono contrari. In
mancanza di un’intesa all’Italia
resta solo la strada di uno
scostamento di bilancio rilevante.
E se anche fossero 50 miliardi,
una cifra importante, questa si
ripagherebbe con il
mantenimento della crescita e il
contenimento della sfiducia, che è
il primo nemico dell’economia.
Diversamente il peso delle bollette
rischia di fermare produzioni e
aziende e di avviare nel contempo
una spirale inflazionistica. Con il
rischio concreto di abbattere i
consumi delle famiglie, mentre industriale dell’Europa. E i
numeri, del resto, parlano chiaro:
negli Usa il gas oggi costa 13
dollari al MWh, in Asia 30-40, da
noi in Europa anche 120. Reggere
in queste condizioni, per un
sistema economico che punta
sulla trasformazione, è
impossibile: come si può
continuare a produrre?».
Qualcuno, in effetti, non lo fa già
più in modo costante. Acciaio,
metallurgia, carta e piastrelle
hanno già adottato in più casi una
politica di “stop and go”: si guarda
il prezzo del gas e si decide se
lavorare oppure no. «Ogni giorno
riceviamo lettere di surcharge dai
fornitori - spiega Buzzella - e sono
sempre cifre importanti. Per molte
aziende il nodo oggi è quello di
pagare le bollette a fine mese, in
qualche caso l’energia arriva al
50% del conto economico: è una
situazione tragica, non più
sostenibile. Per questo, piuttosto
che presentare una lista di
richieste, che pure ci sarebbero,
oggi puntiamo ad un solo
obiettivo: trovare il modo di
abbattere il prezzo del gas.
Subito». Magari non ipotizzando
un ritorno ai valori pre-Covid (20
euro per MWh) ma almeno un
dimezzamento dei livelli attuali,
per evitare ricadute più ampie sia
in termini industriali che sociali.
«Il nostro Governo ha proposto un
cartello di acquisto e un tetto
europeo ma vedo che alcuni paesi,
come Germania e Olanda, per
motivi diversi sono contrari. In
mancanza di un’intesa all’Italia
resta solo la strada di uno
scostamento di bilancio rilevante.
E se anche fossero 50 miliardi,
una cifra importante, questa si
ripagherebbe con il
mantenimento della crescita e il
contenimento della sfiducia, che è
il primo nemico dell’economia.
Diversamente il peso delle bollette
rischia di fermare produzioni e
aziende e di avviare nel contempo
una spirale inflazionistica. Con il
rischio concreto di abbattere i
consumi delle famiglie, mentre immediata su cui però occorre
innestare un percorso di lungo
respiro, recuperando il terreno
perso in termini di
diversificazione delle fonti. «Negli
anni in Italia abbiamo detto “no” a
tutto: al nucleare, ai
rigassificatori, alle trivelle in
Adriatico, ai termovalorizzatori. Il
risultato è che ci troviamo a
dipendere dalla Russia più di
quanto accadeva 15 anni fa,
quando ad esempio la produzione
nazionale di gas era pari a seisette volte i livelli attuali. Alle
rinnovabili vanno affiancate fonti
diverse e quindi occorre avere più
gas italiano, più rigassificatori,
contratti aggiuntivi con altri paesi.
L’idrogeno può essere una
prospettiva di medio termine ma
prima di allora servono altre
azioni». Crisi energetica che
potrebbe portare a qualche
ripensamento Ue anche negli
obiettivi di lungo termine (-55%
delle emissioni rispetto al 1990 è il
target per il 2030), dando più
tempo all’industria europea per
affrontare la transizione. «Oggi
nessuno naturalmente si vuole
esporre, è ancora presto per prendere
iniziative. La mia sensazione però è
che nei prossimi mesi vedremo
qualche cambiamento di rotta: la
Commissione deve confrontarsi
con la realtà dei fatti, ora
decisamente diversa rispetto a
quella di pochi mesi fa».
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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