STUPIDA RAZZA

domenica 3 aprile 2022

«Siamo in una fase nuova, a giugno una rete nazionale La fine dello stato di emergenza per il Covid per gestire il long Covid»

«Siamo in una fase nuova» e anche se il virus circola ancora «in modo significativo» l’impatto sugli ospedali «al momento è limitato». Non bisogna però abbassare la guardia perché «ancora non siamo in endemia, e per questo bisogna «usare la mascherina» quando necessario e non abbandonare tamponi e isolamento per i positivi che sono «strumenti fondamentali» per convivere con il virus nel presente e anche in vista dell’autunno quando «l’impatto delle patologie a trasmissione respiratoria tendono a crescere con un possibile impatto» sugli ospedali. Silvio Brusaferro presidente dell'Istituto superiore di sanità nell’ultimo giorno come portavoce del Cts, il Comitato tecnico scientifico appena sciolto, sottolinea come nonostante la fine dello stato di emergenza la «partita» con il Covid «sia ancora in corso». E annuncia i dettagli del progetto finanziato dal ministero della Salute a cui sta lavorando l’Iss: «Stiamo studiando il Long Covid che sembra colpire almeno il 10% di chi si è infettato, per giugno contiamo di avere i primi risultati che ci daranno una dimensione del fenomeno con la valorizzazione anche di una rete di centri in tutta Italia in grado di dare una risposta omogenea a chi è colpito da queste complicanze». A che punto è la pandemia? Siamo in una fase nuova che vediamo anche in altri Paesi caratterizzata da una circolazione ancora significativa del virus sostenuta da Omicron e le sue sub varianti, ma che impatta al momento in maniera limitata sui servizi sanitari. Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi? L’auspicio è che ci sia una decrescita dei casi. Ma è difficile fare previsioni perché il virus circola in tutto il mondo e per questo è fondamentale continuare a monitorarlo. E in autunno cosa accadrà? Tutti i virus trasmissibili per via aerea come il Covid nella fase autunnale quando si vive di più al chiuso tendono ad avere una maggiore diffusione. Dovremo quindi valutare la sua circolazione e adottare i provvedimenti del caso, restando sempre attenti e prudenti e ricordando che la misura più efficace è la vaccinazione. Dopo il green pass tra un mese si dirà addio anche alla mascherina al chiuso. La mascherina si è dimostrata uno strumento molto utile perché è molto efficace nel proteggerci dal virus. In questo mese è importante mantenere il suo uso che anche in futuro va declinato in base a come evolve la situazione epidemiologica. Quanto ancora resteranno le misure di isolamento per i positivi e il ricorso ai tamponi? In questa fase sono strumenti molto importanti come è stato appena ribadito dal ministero della Salute, ma è fondamentale ricordare che si tratta di misure che ci aiutano a gestire la pandemia ed anche a capire quali varianti circolano in Italia e negli altri Paesi. Sulla quarta dose c’è ancora molta incertezza. Verso quale direzione si sta andando? Una dose aggiuntiva è stata già raccomandata per gli immunodepressi. E proprio in questi giorni grazie all’impegno del ministro Speranza si punta a una armonizzazione europea sulla quarta dose per arrivare a definire se e quando farla. Si partirà dagli anziani e si farà con un nuovo vaccino? È chiaro che le persone che vanno comunque protette per prime sono quelle fragili e quindi anche gli anziani. Per quanto riguarda invece i nuovi vaccini sappiamo che la ricerca continua incessantemente il suo lavoro per metterne a punto di più aggiornati ma dobbiamo aspettare i risultati degli studi affinché le agenzie regolatorie possano decidere. L’Iss sarà in prima fila sul Long Covid: cosa ne sappiamo? Ricercatori e clinici lo stanno studiando in tutto il mondo e così facciamo anche noi. Le stime anche più caute dicono che almeno il 10% di chi si è infettato può soffrire di affaticamento e complicanze che colpiscono vari organi. Qual è il vostro obiettivo? A giugno contiamo di avere le prime stime che misurino l’impatto del Long Covid nel nostro Paese e contiamo di valorizzare le competenze che ci sono creando una rete nazionale dei centri, presenti in ogni Regione, in grado di essere un punto di riferimento e dare risposte omogenee ai pazienti. Quale futuro per l’Iss? Noi continueremo a essere l’organo tecnico scientifico che assiste la Sanità pubblica nato nel 1934 per debellare la malaria e oggi in pista contro l’emergenza Covid. Per farlo è fondamentale lavorare in rete con le altre istituzioni investendo sui giovani. Oggi abbiamo oltre un centinaio tra dottorandi e specializzandi e puntiamo a farli crescere nei prossimi mesi perché rappresentano una garanzia per il nostro Paese affinché la ricerca sulla nostra sanità pubblica possa continuare e continuamente migliorare.


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