«Siamo in una fase
nuova» e anche se il
virus circola ancora «in
modo significativo» l’impatto
sugli ospedali «al momento è
limitato». Non bisogna però
abbassare la guardia
perché «ancora non siamo in
endemia, e per questo bisogna
«usare la mascherina» quando
necessario e non abbandonare
tamponi e isolamento per i
positivi che sono «strumenti
fondamentali» per convivere con
il virus nel presente e anche in
vista dell’autunno quando
«l’impatto delle patologie a
trasmissione respiratoria
tendono a crescere con un
possibile impatto» sugli ospedali.
Silvio Brusaferro presidente
dell'Istituto superiore di sanità
nell’ultimo giorno come portavoce
del Cts, il Comitato tecnico
scientifico appena sciolto, sottolinea
come nonostante la fine dello stato
di emergenza la «partita» con il
Covid «sia ancora in corso». E
annuncia i dettagli del progetto
finanziato dal ministero della Salute
a cui sta lavorando l’Iss: «Stiamo
studiando il Long Covid che sembra
colpire almeno il 10% di chi si è
infettato, per giugno contiamo di
avere i primi risultati che ci daranno
una dimensione del fenomeno con
la valorizzazione anche di una rete
di centri in tutta Italia in grado di
dare una risposta omogenea a chi è
colpito da queste complicanze».
A che punto è la pandemia?
Siamo in una fase nuova che vediamo
anche in altri Paesi caratterizzata da
una circolazione ancora significativa
del virus sostenuta da Omicron e le
sue sub varianti, ma che impatta al
momento in maniera limitata sui
servizi sanitari.
Cosa dobbiamo aspettarci nei
prossimi mesi?
L’auspicio è che ci sia una
decrescita dei casi. Ma è difficile
fare previsioni perché il virus
circola in tutto il mondo e per
questo è fondamentale
continuare a monitorarlo.
E in autunno cosa accadrà?
Tutti i virus trasmissibili per via
aerea come il Covid nella fase
autunnale quando si vive di più al
chiuso tendono ad avere una
maggiore diffusione. Dovremo
quindi valutare la sua circolazione
e adottare i provvedimenti del caso,
restando sempre attenti e prudenti
e ricordando che la misura più
efficace è la vaccinazione.
Dopo il green pass tra un mese
si dirà addio anche alla
mascherina al chiuso.
La mascherina si è dimostrata uno
strumento molto utile perché è
molto efficace nel proteggerci dal
virus. In questo mese è
importante mantenere il suo uso
che anche in futuro va declinato in
base a come evolve la situazione
epidemiologica.
Quanto ancora resteranno le
misure di isolamento per i
positivi e il ricorso ai tamponi?
In questa fase sono strumenti
molto importanti come è stato
appena ribadito dal ministero della
Salute, ma è fondamentale
ricordare che si tratta di misure che
ci aiutano a gestire la pandemia ed
anche a capire quali varianti
circolano in Italia e negli altri Paesi.
Sulla quarta dose c’è ancora
molta incertezza. Verso quale
direzione si sta andando?
Una dose aggiuntiva è stata già
raccomandata per gli
immunodepressi. E proprio in
questi giorni grazie all’impegno
del ministro Speranza si punta a
una armonizzazione europea
sulla quarta dose per arrivare a
definire se e quando farla.
Si partirà dagli anziani e si farà
con un nuovo vaccino?
È chiaro che le persone che vanno
comunque protette per prime
sono quelle fragili e quindi anche
gli anziani. Per quanto riguarda
invece i nuovi vaccini sappiamo
che la ricerca continua
incessantemente il suo lavoro per
metterne a punto di più
aggiornati ma dobbiamo
aspettare i risultati degli studi
affinché le agenzie regolatorie
possano decidere.
L’Iss sarà in prima fila sul
Long Covid: cosa ne sappiamo?
Ricercatori e clinici lo stanno
studiando in tutto il mondo e così
facciamo anche noi. Le stime anche
più caute dicono che almeno il 10%
di chi si è infettato può soffrire di
affaticamento e complicanze che
colpiscono vari organi.
Qual è il vostro obiettivo?
A giugno contiamo di avere le
prime stime che misurino
l’impatto del Long Covid nel
nostro Paese e contiamo di
valorizzare le competenze che ci
sono creando una rete nazionale
dei centri, presenti in ogni
Regione, in grado di essere un
punto di riferimento e dare
risposte omogenee ai pazienti.
Quale futuro per l’Iss?
Noi continueremo a essere l’organo
tecnico scientifico che assiste la
Sanità pubblica nato nel 1934 per
debellare la malaria e oggi in pista
contro l’emergenza Covid. Per farlo
è fondamentale lavorare in rete con
le altre istituzioni investendo sui
giovani. Oggi abbiamo oltre un
centinaio tra dottorandi e
specializzandi e puntiamo a farli
crescere nei prossimi mesi perché
rappresentano una garanzia per il
nostro Paese affinché la ricerca
sulla nostra sanità pubblica possa
continuare e continuamente
migliorare.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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