STUPIDA RAZZA

venerdì 22 aprile 2022

Le sanzioni logorano l’economia russa E la Ue si prepara a colpire il petrolio

 

VOGLIO PROPRIO VEDERE SE LE SANZIONI COLPIRANNO DI PIU' L'ECONOMIA RUSSA O QUELLA EUROPEA !
L'UE DICEVA PURE CHE LA BREXIT PER GLI INGLESI SAREBBE STATA UNA CATASTROFE MA NON MI PARE !

Una «guerra lampo» fallita contro l’economia russa, per citare il presidente Vladimir Putin, o misure con «un impatto disastroso» per Mosca, come le ha invece definite il cancelliere tedesco Olaf Scholz? A quasi due mesi dall’invasione dell’Ucraina e dal varo di sanzioni senza precedenti contro la Russia da parte dell’Occidente, il mondo si interroga sull’efficacia di quelle misure, mentre l’Unione europea si prepara a varare un sesto pacchetto nel quale entrerà anche il petrolio. L’interrogativo sugli effetti delle sanzioni si è fatto più stringente dopo le dichiarazioni di lunedì alla Duma di Elvira Nabiullina, la rispettata governatrice della Banca centrale russa. Sebbene il primo effetto sia stato sui mercati finanziari – ha sottolineato – «ora le sanzioni avranno un impatto più forte sull’economia reale», che dovrà affrontare «cambiamenti strutturali» per adattarsi alla nuova realtà. E ha fatto poi l’esempio del settore manifatturiero, che dipende da compontenti importate alla cui carenza le aziende hanno finora fatto fronte grazie alle scorte. «Al momento – ha concluso – il problema non si avverte in modo così urgente perché ci sono riserve, ma il periodo in cui l’economia può reggersi sulle riserve è limitato». Due mesi di sanzioni Per provare a fare un primo bilancio delle ricadute economiche – altro discorso andrebbe fatto per quelle politiche, cioè l’efficacia di queste misure per fermare la guerra o portare a un cambio al vertice in Russia – occorre partire da un breve riepilogo delle principali sanzioni finanziarie, commerciali ed energetiche, a cui si aggiungono persone e aziende russe inserite nelle black list. In ambito finanziario, già a fine febbraio i Paesi occidentali hanno congelato le riserve in valuta estera della Russia, circa metà degli oltre 600 miliardi di dollari in riserve valutarie e auree allora detenuti dalla Banca centrale. Quelle rimaste nella disponibilità di Mosca, come Nabiullina ha ancora ricordato lunedì, sono soprattutto oro e yuan cinesi, di scarsa utilità per la stabilizzazione del rublo. Sette banche sono state poi escluse da SWIFT, il sistema internazionale per lo scambio di informazioni tra istituzioni finanziarie. A queste si sono successivamente aggiunte altre sanzioni, come il blocco dei beni deciso dagli Stati Uniti contro la più grande istituzione finanziaria russa, Sberbank, e la maggiore banca privata, Alfa Bank. E altre misure mirate nei fatti a escludere Mosca dal mercato dei capitali. In campo commerciale, l’Occidente (e il Giappone) hanno revocato alla Russia lo status di “nazione più favoriLe sanzioni logorano l’economia russa E la Ue si prepara a colpire il petrolio ta”, ossia l’uguale trattamento tariffario di ogni membro della Wto, con la conseguenza che ora le merci russe possono essere soggette a dazi aggiuntivi. Ue, Gran Bretagna e Stati Uniti hanno vietato l’export di beni di lusso in Russia, dalle auto all’abbigliamento, e l’import di caviale e vodka russi; la Ue ha inoltre vietato l’importazione dalla Russia di prodotti in ferro e in acciaio. Chiusi alle navi russe i porti di Ue, Gran Bretagna, Canada e Nuova Zelanda. L’ambito più interessante è senza dubbio quello energetico, vero perno dell’economia russa. Qui le misure più drastiche sono state prese dagli Stati Uniti che, forti anche di una scarsa di dipendenza da Mosca, hanno imposto un divieto totale all’acquisto di petrolio, prodotti petroliferi, gas e carbone russi. La Gran Bretagna ha annunciato lo stop al petrolio entro la fine dell’anno, per poi rinunciare al gas in un secondo momento. Più complessa la posizione della Ue, che oggi importa dalla Russia il 60% di tutti i prodotti petroliferi e il 40% del gas. L’unico accordo finora raggiunto riguarda lo stop al carbone, a partire da agosto; su petrolio e gas il dibattito prosegue con un pressing crescente anche da parte dei vertici istituzionali europei, ma le posizioni dei Paesi variano in ragione della diversa dipendenza. Sul fronte petrolio si registra negli ultimi giorni un’accelerazione. In un’intervista apparsa sul domenicale tedesco Bild am Sonntag, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva dichiarato che, nel sesto round di sanzioni (il cui varo è previsto dopo il ballottaggio francese), sarebbe stato inserito un «meccanismo intelligente» per includere il petrolio. E ieri Ivo Schmidt, funzionario della Direzione Energia della Commissione, intervenendo alla commissione Affari Esteri del Europarlamento, ha confermato che qualche forma di embargo sul petrolio «sarà certamente parte» del pacchetto. Nei giorni scorsi il New York Times aveva ipotizzato un divieto progressivo. Gli effetti: un primo bilancio Il discorso si fa più complesso se dall’elenco delle sanzioni si passa a una prima valutazione degli effetti. Del rublo e delle questioni finanziarie parliamo più ampiamente nell’articolo a fianco. Qui è opportuno limitarsi a dire che la ripresa della valuta dopo il tonfo iniziale seguito alle sanzioni è considerata da molti analisti più il prodotto di stringenti misure di controllo sui capitali che espressione di vera forza. Se invece si considerano i primi segnali in arrivo dall’economia reale, il quadro non è rassicurante, sebbene non ci sia stato un crollo immediato. I dati sul commercio estero relativi al primo trimestre (che dunque risentono solo in parte delle sanzioni), evidenziano un calo dell’8% in valore delle esportazioni e, soprattutto, del 17% delle importazioni rispetto agli ultimi tre mesi del 2021. Numeri in linea con il monitoraggio effettuato a marzo dal think tank tedesco Kiel Institute, che evidenzia inoltre come «il crescente isolamento russo si rifletta nel crollo del traffico (dimezzato) di navi container dai principali porti, San Pietroburgo, Vladivostok e Novorossiysk». L’inflazione viaggia verso il 20% annuo, sebbene abbia in parte frenato dopo le prime settimane di guerra e la corsa all’accaparramento di alcuni beni. Quanto al mercato del lavoro, le statistiche analizzate da Raymond James evidenziano 60mila licenziamenti e 95mila congedi nelle prime settimane di guerra, ma non è passato inosservato l’allarme del sindaco di Mosca, che ha parlato di 200mila posti a rischio nella sola capitale a causa dello stop alle attività delle imprese straniere. Ci sono, naturalmente, gli scenari di crescita, con le principali organizzazioni internazionali e banche che stimano una flessione del Pil russo compresa tra il 10 e il 15% nel 2022. L’Fmi, nell’outlook diffuso martedì, ha previsto un calo dell’8,5% quest’anno, poco più della stessa Banca centrale russa. Ma il Fondo fa notare che lo scenario peggiorerebbe nettamente – 17% nel 2023 - con ulteriori restrizioni all’export di prodotti energetici russi, vero e proprio game changer nella partita sanzionatoria. Partita che appare, per riprendere le dichiarazioni iniziali, non tanto una guerra lampo, quanto una guerra di logoramento, in cui Mosca, che pure si sta mostrando resiliente e sta cercando di adattarsi al nuovo scenario, rischia di non aver ancora scontato i danni più pesanti. Un passaggio decisivo è in realtà molto vicino: il 4 maggio termina il periodo di grazia di 30 giorni entro cui la Russia deve rimborsare un Eurobond denominato in dollari, in scadenza il 4 aprile, e un coupon su un’obbligazione con scadenza aprile 2042, per un totale di 649,2 milioni di dollari. All’inizio del mese Mosca ha cercato di pagare in rubli, violando il contratto. Se, come le agenzie di rating si attendono, il pagamento non avverrà, tecnicamente sarà default sul debito estero. Anche se Mosca lo ha già definito “artificiale”, frutto delle sanzioni, e si prepara a contestarne le basi legali.

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