STUPIDA RAZZA

giovedì 14 aprile 2022

Lo shale americano? Dietro il boom i danni ambientali

La produzione americana di gas naturale è destinata ad aumentare, sostenuta oltre che dal mercato interno anche dalla domanda internazionale, in particolare europea, generata dalla crisi con la Russia. Ma sullo sfondo del nuovo output della fonte fossile di energia – ricavata in primo luogo nel Paese con le tecnologie del fracking - resta aperta la sfida dell’impatto sull’ambiente. Se la frantumazione idraulica è economicamente vantaggiosa e sempre più diffusa, capace di dare accesso a inediti giacimenti, è anche controversa per i costi ecologici: a cominciare da emissioni di metano che aggravano l’effetto serra fino all’inquinamento di falde acquifere e danni al territorio per l’uso sotterraneo di fluidi e sostanze chimiche. È una sfida che vede quantomeno l’amministrazione di Joe Biden mantenere in agenda, per il futuro, svolte verso energia pulita e fonti rinnovabili oggi all’ombra delle emergenze. L’ascesa del gas da fracking è innegabile. La Energy Information Administration di Washington ha stimato che della produzione di 26.800 miliardi di piedi cubi nel 2021 ben il 79% sia stato da shale gas, gas di scisto, le formazioni rocciose dove viene utilizzata la frantumazione idraulica. Gli Stati Uniti, già di gran lunga maggior produttore di shale gas, dovrebbero proseguire nella crescita: sempre la Eia ipotizza un incremento nel 2022 e un record assoluto nel 2023 pari a 106,6 miliardi di piedi cubi al giorno. Patrie del fracking per greggio e gas naturale sono il Texas con il Permian Basin e Pennsylvanya e stati adiacenti lungo la catena montuosa degli Appalachi con i giacimenti di Marcellus e Utica – questi ultimi capitali proprio del gas con oltre un terzo della produzione totale. Un esempio della spinta alla produzione arriva dal Texas dove le autorità locali già nel mese di febbraio, prima dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca ma già sollecitati dalla domanda postpandemia, hanno emesso il 38% in più di permessi di trivellazione per gas e greggio – 836 - rispetto all’anno scorso. A inizio aprile Baker Hughes, che tiene una contabilità settimanale dei pozzi, ha stimato che nello stato siano aumentati del 44% dall’aprile 2021. Freni alla produzione restano ancora sia per maggiori regolamentazioni ambientali intervenute negli ultimi anni che, anzitutto, per la disciplina finanziaria adottata da molti produttori, scottati da cicli di boom e collassi appesantiti da debiti. Anche analisi di grandi banche, quali Ubs, prospettano tuttavia adesso incrementi di estrazione e produzione. Una prospettiva che porta nuovamente alla ribalta l’interrogativo ambientale. I dati delle agenzie governative mostrano che la concentrazione di metano nell’atmosfera è aumentata, conoscendo il balzo più pronunciato dal 1983, già nel 2021. E le emissioni di metano, delle quali le compagnie petrolifere e di gas naturale sono tra i maggiori responsabili, ha ripercussioni di decine di volte superiori all’anidride carbonica in termini di surriscaldamento dell’atmosfera. Forse un quarto dell’effetto serra è oggi attribuibile al metano. Polemiche e sforzi di promuovere una transizione energetica sostenibile negli Usa si sono fatti sentire anche sui colossi aziendali del settore. Exxon Mobil, che ha una forte presenza nel Permian Basin e in passato criticata come resistente a riforme, ha messo a fuoco programmi per rilevare e ridurre fughe di metano, con un obiettivo di emissioni zero da effetto serra, compresa l’anidride carbonica, nel Permian entro il 2030. Ricercatori della Columbia University hanno però messo in dubbio, analizzando i dati riportati da numerose grandi imprese, la trasparenza e attendibilità delle loro rivendicazioni sulle emissioni e sui rischi ambientali. Il complesso puzzle energetico, di sicuro, è così più che mai all’esame dell’amministrazione Biden. È pressata dalle ripercussioni che rincari e carenze di gas e greggio - e derivati quali la benzina - hanno sull’inflazione domestica oltre che globale. Ha visto piani per un domani a base di fonti rinnovabili deragliati prima dall’opposizione in Congresso e ora dalla guerra innescata dal Cremlino. Anche se non vi ha rinunciato. Nelle ultime ore ha annunciato un piano di incentivi per i biofuel, che vuole tenere assieme obiettivi ambientali e di approvvigionamento. L’Agenzia per la Protezione Ambientale aprirà la strada alla benzina E15, con il 15% di etanolo, che dovrebbe abbassare i prezzi alla pompa e essere meno inquinante. Tra i fondi messi a disposizione, 700 milioni di dollari destinati ai produttori e 100 milioni a infrastrutture per la distribuzione. In precedenza la Casa Bianca ha orchestrato rilasci record dalle riserve strategiche di greggio e chiesto multe per aziende con pozzi inutilizzati, ma anche promosso incentivi “ecologici” per auto elettriche e migliori batterie.


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