La produzione americana di gas naturale è destinata ad aumentare, sostenuta oltre che dal mercato interno anche dalla domanda internazionale, in particolare europea, generata dalla crisi con la Russia. Ma
sullo sfondo del nuovo output della
fonte fossile di energia – ricavata in
primo luogo nel Paese con le tecnologie del fracking - resta aperta la
sfida dell’impatto sull’ambiente. Se
la frantumazione idraulica è economicamente vantaggiosa e sempre
più diffusa, capace di dare accesso
a inediti giacimenti, è anche controversa per i costi ecologici: a cominciare da emissioni di metano
che aggravano l’effetto serra fino
all’inquinamento di falde acquifere
e danni al territorio per l’uso sotterraneo di fluidi e sostanze chimiche.
È una sfida che vede quantomeno
l’amministrazione di Joe Biden
mantenere in agenda, per il futuro,
svolte verso energia pulita e fonti
rinnovabili oggi all’ombra delle
emergenze.
L’ascesa del gas da fracking è
innegabile. La Energy Information
Administration di Washington ha
stimato che della produzione di
26.800 miliardi di piedi cubi nel
2021 ben il 79% sia stato da shale
gas, gas di scisto, le formazioni
rocciose dove viene utilizzata la
frantumazione idraulica. Gli Stati
Uniti, già di gran lunga maggior
produttore di shale gas, dovrebbero proseguire nella crescita: sempre la Eia ipotizza un incremento
nel 2022 e un record assoluto nel
2023 pari a 106,6 miliardi di piedi
cubi al giorno. Patrie del fracking
per greggio e gas naturale sono il
Texas con il Permian Basin e Pennsylvanya e stati adiacenti lungo la
catena montuosa degli Appalachi
con i giacimenti di Marcellus e Utica – questi ultimi capitali proprio
del gas con oltre un terzo della produzione totale.
Un esempio della spinta alla
produzione arriva dal Texas dove
le autorità locali già nel mese di
febbraio, prima dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca ma già
sollecitati dalla domanda postpandemia, hanno emesso il 38% in
più di permessi di trivellazione per
gas e greggio – 836 - rispetto all’anno scorso. A inizio aprile Baker
Hughes, che tiene una contabilità
settimanale dei pozzi, ha stimato
che nello stato siano aumentati del
44% dall’aprile 2021.
Freni alla produzione restano
ancora sia per maggiori regolamentazioni ambientali intervenute negli ultimi anni che, anzitutto,
per la disciplina finanziaria adottata da molti produttori, scottati da
cicli di boom e collassi appesantiti
da debiti. Anche analisi di grandi
banche, quali Ubs, prospettano
tuttavia adesso incrementi di
estrazione e produzione.
Una prospettiva che porta nuovamente alla ribalta l’interrogativo
ambientale. I dati delle agenzie governative mostrano che la concentrazione di metano nell’atmosfera
è aumentata, conoscendo il balzo
più pronunciato dal 1983, già nel
2021. E le emissioni di metano, delle
quali le compagnie petrolifere e di
gas naturale sono tra i maggiori responsabili, ha ripercussioni di decine di volte superiori all’anidride
carbonica in termini di surriscaldamento dell’atmosfera. Forse un
quarto dell’effetto serra è oggi attribuibile al metano.
Polemiche e sforzi di promuovere una transizione energetica
sostenibile negli Usa si sono fatti
sentire anche sui colossi aziendali
del settore. Exxon Mobil, che ha
una forte presenza nel Permian
Basin e in passato criticata come
resistente a riforme, ha messo a
fuoco programmi per rilevare e ridurre fughe di metano, con un
obiettivo di emissioni zero da effetto serra, compresa l’anidride
carbonica, nel Permian entro il
2030. Ricercatori della Columbia
University hanno però messo in
dubbio, analizzando i dati riportati
da numerose grandi imprese, la
trasparenza e attendibilità delle loro rivendicazioni sulle emissioni e
sui rischi ambientali.
Il complesso puzzle energetico,
di sicuro, è così più che mai all’esame dell’amministrazione Biden. È
pressata dalle ripercussioni che
rincari e carenze di gas e greggio -
e derivati quali la benzina - hanno
sull’inflazione domestica oltre che
globale. Ha visto piani per un domani a base di fonti rinnovabili deragliati prima dall’opposizione in
Congresso e ora dalla guerra innescata dal Cremlino. Anche se non vi
ha rinunciato. Nelle ultime ore ha
annunciato un piano di incentivi
per i biofuel, che vuole tenere assieme obiettivi ambientali e di approvvigionamento. L’Agenzia per
la Protezione Ambientale aprirà la
strada alla benzina E15, con il 15%
di etanolo, che dovrebbe abbassare
i prezzi alla pompa e essere meno
inquinante. Tra i fondi messi a disposizione, 700 milioni di dollari
destinati ai produttori e 100 milioni
a infrastrutture per la distribuzione. In precedenza la Casa Bianca ha
orchestrato rilasci record dalle riserve strategiche di greggio e chiesto multe per aziende con pozzi
inutilizzati, ma anche promosso
incentivi “ecologici” per auto elettriche e migliori batterie.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
giovedì 14 aprile 2022
Lo shale americano? Dietro il boom i danni ambientali
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento