STUPIDA RAZZA

giovedì 14 aprile 2022

Oggi il consiglio Bce: cresce la spaccatura tra falchi e colombe


È un Consiglio direttivo molto teso ma attendista, quello che si riunisce oggi, in attesa delle proiezioni macroeconomiche del prossimo giugno sulle quali basare e calibrare le prossime mosse di politica monetaria. Le colombe in Bce non intendono accelerare la normalizzazione della politica monetaria, stabilita il 10 marzo con il “passo dopo passo” di una calibrazione guidata dai dati. Barricate dietro un’incertezza difficile da quantificare, le colombe si preoccupano per l’impatto della guerra sulla crescita e per la frammentazione. Confidano nella capacità del capo economista Philip Lane di puntare sulla conclusione del programma di acquisti APP alla fine del terzo trimestre, in settembre. Il primo rialzo avverrebbe dunque nel quarto trimestre. Anche i falchi arrivano al Consiglio alquanto agguerriti: puntano nel loro caso a tirare la presidente Christine Lagarde, di solito arbitro neutrale, dalla loro parte. Sono preoccupatissimi. L’inflazione nell’area dell’euro a marzo è stimata al 7,5% e in alcuni Paesi è da brivido: 9,3% in Belgio, 7,6% in Germania, 14,8% in Estonia, 9,8% in Spagna, 11,9% in Olanda, 15,6% in Lituania. I falchi non hanno dubbi: nella doppia sfida tra produzione e inflazione, preferiscono agire il prima possibile per la stabilizzazione dei prezzi. Non credono che l’inflazione si assesterà al 2% nel 2024, temono la spirale prezzi-salari, (CI CREDO POCO,SIAMO IN PIENA DEFLAZIONE SALARIALE !) premono per anticipare il primo rialzo dei tassi, perché il costo di agire in ritardo potrebbe aggravare il rallentamento della crescita o inasprire la recessione. Per potersi imporre sui tassi, sono pronti a fare concessioni sugli strumenti della frammentazione, pur di affrettare il passo della normalizzazione. Al momento l’unico strumento attivo nella cassetta degli attrezzi della Bce per contenere la frammentazione “connessa alla pandemia” è quello della flessibilità (sospensione della chiave capitale) nei reinvestimenti del Pepp. In prospettiva, un nuovo strumento antiframmentazione potrebbe essere dato dalla flessibilità del Pepp applicata ai reinvestimenti dell’APP, estendendo così da 1.700 a 5.000 miliardi il bacino dal quale attingere i titoli in scadenza. Dopo le numerose decisioni prese lo scorso 10 marzo (il nuovo calendario di acquisti dell’APP scadenzato in 40, 30 e 20 miliardi, il primo rialzo dei tassi “qualche tempo   dopo” la conclusione dell’APP e una forward guidance che mantiene i tassi “su livelli attuali”), il Consiglio direttivo dovrà chiarire l’opzionalità, la flessibilità e la gradualità della politica monetaria alla luce degli ultimi sviluppi sul fronte di guerra in Ucraina, pandemia, inflazione negli Usa e mosse della Federal Reserve, sanzioni contro la Russia e contromisure di Putin, condizioni di finanziamento per famiglie e imprese che cominciano a stringersi. Tra i dati analizzati oggi in profondità dal Consiglio, sarà importante la valutazione dell’indagine sui prestiti bancari (Lending survey). Il tightening è iniziato da parte delle banche nell’area dell’euro ma l’indagine pubblicata lo scorso martedì fa emergere una situazione in chiaro scuro. Le condizioni nette di credito standard dei prestiti alle imprese nel primo trimestre 2022 sono più strette, nell’area dell’euro e in Italia, mentre risultano allentate quelle per le famiglie (stabili nell’area dell’euro) e per il credito al consumo in Italia. Per quanto riguarda i motivi dell’inasprimento degli standard per il credito nel primo trimestre di quest’anno, le banche hanno indicato i rischi derivanti dalle prospettive sull’andamento dell’economia (strozzature nelle catene di approvvigionamento, alti prezzi dell’energia, guerra in Ucraina e incertezza in aumento). La stretta sulle condizioni nette del credito delle banche italiane è dipesa in maniera minore dai costi di raccolta o dal bilancio. Per il secondo trimestre, tuttavia, le banche si aspettano un ulteriore inasprimento netto delle condizioni, anche a causa della normalizzazione delle politica monetaria della Bce: particolarmente forte la stretta attesa dalle banche italiane.

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