Banca centrale russa, swift e banche, oligarchi, persone ed entità, viaggi, spazi aerei, esportazioni: la maglia delle sanzioni e delle misure restrittive della Ue e del G7 contro la Russia si è stretta sempre più, per oltre un mese, nel tentativo di mettere alle corde e imbrigliare il rublo. Ma la valuta russa, dopo un ripido tracollo iniziale del 40% circa, si è ripresa, riconquistando buona parte del terreno perduto anche grazie all’impennata dei prezzi dell’energia. Per mettere in sicurezza il rublo, il presidente Vladimir Putin ha tentato da ultimo la madre di tutte le contromisure: far pagare il gas in rubli ai “paesi ostili”, tra i quali la Ue. Una minaccia che si è già parzialmente sgonfiata ieri quando il Cremlino ha cancellato l’ultimatum, non più il primo aprile. Intanto il rublo ieri ha beneficiato dalla proposta russa all’India di regolare le transazioni commerciali in rubli, così come le esportazioni di grano verso Turchia, Egitto, Iran e Arabia Saudita. I pagamenti in rubli potrebbero essere estesi alle esportazioni di prodotti russi come petrolio, grano, metalli e altre materie prime. I Paesi Ue, che nel corso di questo mese di guerra hanno staccato un assegno da 20,8 miliardi di euro per pagare l’energia russa, hanno respinto il pagamento del gas in rubli come «inaccettabile», «chiara violazione unilaterale dei contratti esistenti». Ma resta un’ampia zona grigia, mancano dettagli da entrambe le parti. I contratti sono stati stipulati da imprese private europee che, in assenza di divieti per legge, potrebbero decidere di pagare in rubli, attingendo dai serbatoi della valuta russa proprio presso le controparti dell’energia non bloccate dalle sanzioni (per esempio Gazprombank e Sberbank). Stando agli esperti della materia, serve un provvedimento legislativo europeo per trasformare il divieto dalle parole ai fatti. Francesco Papadia, ex-direttore generale per le operazioni di mercato della Bce e ora senior Fellow di Bruegel ammonisce: «Tutte le transazioni in dollari o euro finiscono nel sistema di pagamenti della Fed (FEDwire) o in quello della Bce (Target2) e l’abilità o la volontà di una banca di trasferire fondi nell’uno o nell’altro sistema derivanti da operazioni che risalgono alla banca centrale russa è limitata dal rischio di essere scoperta. Facendo acquistare rubli contro dollari o euro dalle banche degli importatori europei di energia russa si aggirerebbero le sanzioni». Non sono emersi dettagli neanche in Russia sull’altolà di Putin, su come imprese e banche russe rifiuteranno i pagamenti non in rubli. A distanza di un mese dalla decisione senza precedenti presa dalla Ue il 28 febbraio di «vietare le operazioni con la Banca centrale russa» la tenuta del rublo fa comunque riflettere sull’efficacia o meno delle sanzioni. L’Occidente ha sottovalutato la resilienza dell’apparato pubblico-privato in Russia, che è talmente esteso e interconnesso da trasformare all’occorrenza Gazprombank e Sberbank (uscite indenni dalle sanzioni) in portentose supplenti della banca centrale russa, per smistare quei flussi e transazioni in valuta estera vietati alla banca centrale. Ėlvira Nabiullina, governatore della Banca centrale della Federazione russa, si è difesa come un leone: tassi al 20%, blocco dell movimento dei capitali all’estero e conversione in rubli entro tre giorni dell’80% degli incassi da export ricevuti in dollari ed euro. La banca centrale russa inoltre ha alleggerito molto prima della guerra le riserve valutarie nell’Eurosistema dove gli assets congelati sono stati di importo modesto. Le sanzioni che hanno colpito gran parte delle grandi banche russe con il sistema di messaggistica Swift sono state aggirate con controparti cinesi, indiane, israeliane, africane. La Cina è un grande player in euro e in dollari Usa e può triangolare il traffico russo in valuta estera bloccato dalle sanzioni. Ieri la Russia ha aperto il suo Swift domestico SPFS alla rupia indiana per estenderlo alle imprese e banche controparti dall’India. Il presidente russo da parte sua ha però sottovalutato lo spessore del mercato dell’oro e dei bitcoin, che non hanno la liquidità e la profondità del mercato dei cambi: è impossibile eseguire operazioni per grandi importi in oro o bitcoin. E i crypto-assets sono vigilati sempre più dai supervisori.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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