STANNO ATTUANDO IL GRANDE RESET ALLA PERFEZIONE,COL COCA COLA VIRUS HANNO ATTUATO LA TRANSIZIONE DIGITALE E ADESSO CON LA GUERRA LA TRANSIZIONE ECOLOGICA !
È certo che il sesto pacchetto di sanzioni Ue riguarderà il petrolio russo. Resta
solo da determinare il come
ed il quando, con la cautela
dovuta al fatto che sono decisioni che penalizzano anche
i Paesi che le impongono. Intanto, in Germania, il cancelliere Scholz è criticato da Usa
e avversari interni perché accusato di scarso entusiasmo
nel sostegno all’Uc ra i n a .Ormai ci siamo. È solo questione di tempo. Petrolio e
gas importati
dalla Russia
erano entrati nel mirino
della Commissione Ue già in
occasione della discussione
del quinto pacchetto di sanzioni il 6 aprile scorso. A
giudicare dai molteplici
commenti succedutisi nelle
ultime 24 ore, è ormai certo
che il sesto pacchetto di
sanzioni riguarderà il petrolio russo. Resta solo da
determinare il come ed il
quando, ed è proprio su questi due aspetti - niente affatto marginali - che si sta giocando una complessa partita diplomatica sia internamente alla Ue che nei rapporti tra Bruxelles e Kiev, le
cui pressioni in questo senso non sono da tempo un
m i s te ro.
La deputata ucraina M aria Mezentseva, in audizione davanti alla commissione Affari esteri dell’eu roparlamento, ieri ha parlato
di «modello Italia», per evidenziare il piglio deciso di
Roma nell’affrancarsi dalla
fornitura russa di gas e petrolio. Il fatto che ormai sia
stata imboccata con decisione la strada dell’e m ba rgo
sul petrolio è stato confermato, sempre nella stessa
audizione, anche da I vo
S ch m id t , della Dg Energia
della Commissione Ue, secondo il quale «il petrolio
sarà sicuramente parte del
sesto pacchetto delle sanzioni. L’impatto sarebbe
enorme sulla Russia, secondo esportatore dopo l’A rabia Saudita nel mondo […]
bisogna tenere conto delle
specificità degli Stati membri, delle dipendenze che
hanno in termini energetici,
per evitare impatti sproporzionati una volta che saranno introdotte le sanzioni».
A ulteriore conferma del
fatto che la discussione sull’embargo del petrolio russo
sia salita di livello, e sia ormai nella fase in cui si stanno declinando le modalità
operative, è arrivata la visita
del presidente del Consiglio
europeo Charles Michel a
Kiev, che ha visto in cima
all’agenda dei colloqui con il
presidente ucraino Vol odymyr Zelensky proprio il
prossimo pacchetto di sanzioni. Al termine, Zelensky,
ove mai non fosse stato già
chiaro nei giorni scorsi, ha
ribadito la richiesta di embargo totale sulle fonti energetiche russe da adottarsi
con il prossimo pacchetto di
s a n z io n i .
Nelle stesse ore il ministro degli Esteri, Luigi Di
M a io, insieme al ministro
della Transizione ecologica,
Roberto Cingolani, e all’a mministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, hanno cominciato la loro missione in Angola e Congo alla
ricerca di fornitori alternativi di gas. Ma, stando alla
stessa nota ufficiale della
Farnesina, ciò che riusciranno a portare a casa da
Luanda, sarà la firma di una
dichiarazione d’intenti che
fornirà la cornice giuridica
sia per attività di sviluppo
del settore del gas naturale
sia per progetti congiunti a
favore della decarbonizzazione e transizione energetica dell’A n go l a .
Scenario analogo a quello
che si prospetta a Brazzaville dove firmeranno altri accordi, con una dichiarazione d’intenti sulla cooperazione rafforzata in ambito
energetico tra Italia e Congo.
Come si vede, si tratta in
ogni caso di soluzioni efficaci nel medio-lungo periodo,
mentre l’embargo al gas russo rischia di scattare tra poche settimane, evidenziando così una sfasatura cronologica tra problema e soluzione che ancora non trova
risposta. La momentanea
indisposizione del presidente Mario Draghi è giunta
provvidenziale a sollevarlo
dall’imbarazzo di tornare a
Roma con generiche dichiarazioni di intenti.
Le sanzioni in preparazione non si fermano al petrolio. Stando alle fonti riportare dalle Reuters, si sta
ragionando sull’es c lu sion e
dal circuito Swift dei due
giganti del credito russo
Sberbank e Gazpromneft, lo
stop all’importazione del
combustibile per le centrali
nucleari (essenziali per gli
impianti di Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia),
l’oscuramento di ulteriori
canali di notizie russi, la
sospensione dei visti per i
russi, e l’aggiunta di altre
personalità ed aziende vicine al Cremlino, alla lista dei
soggetti già banditi all’i n i z io
della guerra.
Nessuna di queste proposte è stata ancora formalizzata - riferiscono fonti della
Commissione - ed è in corso
una attenta e dettagliata valutazione di impatto da parte della Commissione che
non si è ancora impegnata
per una data entro cui definire la proposta.
È noto che, sin dal precedente pacchetto di sanzioni,
è stata la Germania a opporsi a Paesi come Polonia e
Paesi baltici, che volevano
immediatamente imporre
l’embargo sul petrolio. Ora
pare che la linea di difesa
della Germania - alla quale
la Russia fornisce circa 1/3
del petrolio in arrivo - sia
arretrata sui tempi graduali
da adottarsi per l’e m ba rgo.
Una strategia già adottata in
occasione del blocco degli
acquisti di carbone, che prevedono un periodo transitorio prolungato dai tedeschi
fino ad agosto.
Di fronte a questa deriva
ormai inarrestabile che sta
portando a togliere ai russi
una rilevante fonte di reddito, la prudenza della Commissione è emblematica del
fatto che una cosa è impedire agli europei di mangiare
vodka e caviale, ben altro è
privare la manifattura di input essenziali. Tanto più
che nessuno ha risposte
certe sul rapporto costi/benefici a favore di chi sanziona e, soprattutto, sull’e f f ic acia di tali misure al fine di
terminare la guerra. E se la
p ro lu n ga s s e ro?
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