Per andare in auto da Shanghai a Taiwan bastano 72 ore, mentre in aereo servono un’ora e 21 minuti. Eppure, in questi giorni, le due nazioni sembrano trovarsi a distanze siderali. Colpa del Covid 19, che ha messo in ginocchio Shanghai, dove i 26 milioni di residenti sono sotto chiave nel più grande lockdown dall’inizio della pandemia, mentre Taiwan si è classificata al primo posto del Covid 19 Recovery index di Nikkei Asia per la sua gestione della pandemia e la libertà concessa agli abitanti. Due circostanze opposte, determinate da due approcci differenti, che vale la pena di descrivere. Fino alla scorsa settimana, Shanghai aveva adottato una formula di chiusura graduale, prima in una parte di città e poi nell’altra. Un sistema adottato nella speranza di ridurre l’aumento dei casi di Omicron, che invece hanno continuato a crescere. Da marzo i nuovi positivi sono stati 73.000 e solo giovedì si sono registrati 19.982 casi. Numeri che pesano sulla Cina, che da mesi non aveva più presentato statistiche così preoccupanti. Per evitare il peggio, il governo ha concentrato su Shanghai personale medico da altre parti del Paese, procedendo a un isolamento peggiore di quello pensato per Wuhan. Sono stati creati 20.000 punti di raccolta di campioni e 50.000 dottori sono stati spediti a fare test di massa. Il governo ha aumentato le restrizioni, nonostante l’impatto pesante sull’economia. Un intervento sicuramente impattante e che ha suscitato il malcontento dei cittadini, che vedono soltanto obblighi da rispettare ma non l’assistenza necessaria ad affrontare la situazione. Si faticano a trovare generi di prima necessità, le consegne degli acquisti on line sono state sospese dal blocco dei trasporti, i cittadini sono a corto di medicinali. La città è immobilizzata e questo spaventa, visto che si tratta della principale base finanziaria del Paese, che con il suo porto garantisce il 20% delle esportazioni. A Taiwan, invece, il ministero della Salute ha adottato una strategia morbida. Si invitano i cittadini a vivere una vita normale, tenendo conto anche del fatto che la variante Omicron produce sintomi più lievi o assenti. Le statistiche corroborano questo approccio. A Taiwan, quest’anno, solo cinque persone contagiate hanno sviluppato sintomi moderati o gravi, mentre il 99,7% ha riportato sintomi lievi o assenti. La strategia prevede, quindi, di permettere alle persone di avere una vita normale, facendo prevenzione attiva del virus e riaprendo all’eco - nomia in modo che ci sia equilibrio tra salute pubblica e benessere economico. I due punti focali sono, da un lato, definire accordi per rifornirsi dei farmaci antivirali, dall’a ltro, puntare sulla campagna vaccinale con la terza dose. Un’azio - ne da compiere in modo tempestivo, come già accaduto in passato. Taiwan ha iniziato tardi con il vaccino. Fino a maggio 2021, su 23 milioni di abitanti, erano state somministrate 91.000 dosi. In due settimane, si è passati a 200.000, e a fine gennaio 2022 il 74 per cento della popolazione ha ricevuto una dose e il 24 per cento ne ha già fatte tre. Un exploit che ora permette di tirare un sospiro di sollievo.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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