STUPIDA RAZZA

venerdì 3 dicembre 2021

Big Pharma si fa prendere la mano «Facciamo un’inoculazione all’anno»

 

 Un vaccino è per sempre, direbbe qualcuno parafrasando uno degli slogan più fortunati di sempre nella storia della pubblicità. E, a quanto pare, lo scenario non sembra essere distante dalla realtà, se le tesi espresse da alcuni personaggi molto in vista sulla necessità di vaccinarsi contro il Covid ogni anno dovessero fare breccia nei governanti delle nazioni più importanti. Il problema è che quei personaggi non sono - per dirla in modo dolce - scevri da interessi in tutta questa faccenda, e già il fatto che abbiano iniziato il pressing sulle autorità sanitarie internazionali per ottenere soddisfazione, dovrebbe suonare come un campanello d’allarme. Nei giorni scorsi, infatti, due pilastri di Big Pharma come gli ad di Pfizer e Moderna hanno perorato la causa della vaccinazione perpetua, adducendo come motivazione il vorticoso moltiplicarsi delle varianti del Covid e la conseguente necessità di aggiornare continuamente il contenuto delle fiale. Ha iniziato Albert Bourla, ad di Pfizer, il quale in un’in - tervista concessa alla Bbc prima che la variante Omicron venisse scoperta ma pubblicata solo ora, aveva già cominciato a battere sul tasto della vaccinazione a ciclo continuo. La sua tesi è che la pandemia durerà «diversi anni» e ci sarà bisogno di richiami a cadenza annuale per molto tempo, dato che l’efficacia degli stessi ha una durata relativamente breve. Quasi in sincrono aveva esternato il suo omologo di Moderna Stéphane Bancel, cogliendo al balzo la palla dell’irruzione sulla scena della Omicron per gelare tutti (borse comprese, naturalmente esclusi i titoli farmaceutici) affermando che gli attuali vaccini rischiano di non essere efficaci contro la nuova minaccia. Ma il bello è che, inizialmente, alcuni esponenti della concorrente Pfizer avevano contestato tale tesi, evidenziando che allo stato un discorso di questo tipo appare prematuro. Considerazioni evidentemente troppo naïf, rettificate in corso d’opera a favore della tesi del vaccino p e re n n e. Naturalmente, tra le reazioni a quanto affermato da Big Pharma non sono mancate quelle di chi, all’interno della comunità scientifica, ha messo in guardia dal rischio di una sorta di obsolescenza programmata per i vaccini. Come per ciò che accade agli smartphone o alle consolle per videogiochi, qualcuno ha ipotizzato una strategia delle multinazionali della farmaceutica che tenda a rilasciare vaccini con un ciclo appositamente breve per aumentare i richiami e massimizzare i profitti. Le parole delle due figure apicali poc’anzi citate non lasciano presagire nulla di buono, ma almeno hanno il pregio di essere facilmente decifrabili. Allarma un po’ di più, invece, quando ad accodarsi alla teoria del vaccino perpetuo sono specialisti come i virologi, in un momento in cui ben poco si sa sull’ag - gressività e sulla resistenza agli attuali vaccini da parte della variante Omicron. A Roma, per fare un esempio, ha parlato il direttore dell’Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani, Francesco Vaia, in un’intervi - sta al Messag g ero: secondo que s t’ultimo l’Italia dovrebbe «spingersi oltre, arrivando a fare il richiamo una volta l’an - no, esattamente come avviene per il vaccino antinfluenzale». Hanno detto la loro in questo senso, nelle ultime settimane, anche il virologo Fabrizio Pregliasco e, a un livello più vicino alla politica, il consigliere del ministero della Salute Wa lte r R ic c i a rd i , avviando una sorta di moral suasion per una prossima vaccinazione annuale. Per la gioia, ovviamente, di dirigenti e azionisti delle case f a r m ac eut ic h e.

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