CONTRO LE BIG TECH LE MULTE NON BASTANO

S
i può discutere se la sanzione di oltre un miliardo
di euro comminata
dall'Autorità Garante della concorrenza sia un semplice
fastidio per Amazon, o qualcosa
di più. Senza nulla togliere al
buon operato dell'autorità italiana, una perdita del genere può essere assorbita senza alcun patema da una società che ha fatturato 380 miliardi solo nel 2020 e
che Ë destinata a battere tutti i record nel 2021, grazie anche alla
pandemia. Certo, se tali sanzioni si moltiplicassero (in altri Paesi europei, o ad opera della stessa Commissione) il conto diventerebbe un po più fastidioso,
ma sarebbe comunque sufficiente a levare il sonno alla creatura
di John Bezos?
Il fatto Ë che i procedimenti antitrust durano a lungo e sono
soggetti all'alea dell'annullamento, mentre il tempo sembra
scorrere a favore di Amazon,
che diventa sempre più grande e
forte, con i concorrenti che stentano e scompaiono, soprattutto
quelli che non possono approfittare degli interstizi della fiscalità internazionale. Amazon Ë
inoltre presente e dominante su
più tavoli (basti pensare al
cloud) e quindi le perdite di un
settore possono essere ben compensate dai profitti dellaltro. Ecco quindi che assumono maggiore importanza i cosiddetti iremediesw per ripristinare la concorrenza, ad esempio i divieti per
loperatore condannato di fissare condizioni commerciali volte
a favorire i propri servizi (la logistica nel caso di specie). Ma tali
iremediesw saranno veramente
efficaci solo quando potranno
essere imposti in modo permanente, e non episodico: ciò avverrà solo quando Bruxelles
adotterà, senza ritardi e annacquamenti, il tanto atteso Digital
Market Act, cioË la regolamentazione ad hoc per le Big Tech. Nel
frattempo, le autorità antitrust
possono tappare qualche importante falla, ma non salvare il naviglio che affonda.
Nessun commento:
Posta un commento