C’è un nuovo
ring, apparente -
mente piccolo,
ha le dimensioni
di un televisore: è
lì che irreprensi-
bili professionisti sfogano nei
talk show la nevrosi da Covid. I
conduttori dovrebbero essere,
di queste dispute primitive, gli
arbitri, ma spesso son loro a
prendere i pugni.
Come in Blade Runner, an-
c h’io «ho viste cose che voi
umani non potreste immagi -
narvi». Mi è bastato mettere
mano al telecomando, cosa
che faccio raramente e che
adesso farò ancor meno. Il pe-
riodo Covid ha trasformato al-
cuni programmi in altro, mi
viene da pensare ai cortili sco-
lastici delle ricreazioni dove i
maschi litigano urlandosi ad -
dosso, per una palla o per una
biondina ambita da tutti, op -
pure - peggio - al classico pol -
laio che infine sembra meglio
dello schermo o a un ring di
pugilato, dove però il savo i r
fai re sportivo è più nobile di
quei finti salotti dove medici e
giornalisti, commentatori di
professione e scrittori, politici
ed ex politici, si travestono da
h ate rscesi dai social per piaz-
zarsi sul piccolo schermo e gri-
dare quanto tengano al bene di
tutti (ma perché prima no?) o
quanto invece, per gli antago-
nisti, la salute sociale non sia
per nulla a rischio.
A me queste dispute non in-
teressano, ma sono stupefatto
di come, a ogni ora del giorno,
si arrivi quasi alle mani,
«show» che in tv si sono visti
poche volte (tutti ricordano, al
più, le torte in faccia tra S ga r bi
e D’A go s ti n o, oppure il match
urlano e litigano altro non cer-
cano che un pezzettino di po -
sto al sole, nessuno pensa al
bene del pross imo in quello
strepitare ed è per questo che
suona tutto falso, stonato, in
quanto, per chi è al di qua dello
schermo, è come vedere due
che non conosci litigare per -
ché tu hai subito un torto. Si
discute per discutere, un gesto
fine a sé stesso che non lascia
traccia né fa cambiare idea a
chi osserva allibito. Il tasso di
litigiosità si è alzato enorme -
mente da quando è calato tra
noi il virus, una sorta di regres-
sione adolescenziale di massa
che ha la sua punta di diaman-
te nelle trasmissioni tv come
se queste fossero il replay vir-
tuale di quanto già accade nei
mezzi pubblici, in coda, per
strada, in Rete, dove ognuno è
il poliziotto dell’altro. È basta-
to davvero poco per disperde -
re quella patina di civiltà che
sembrava il sale del primo Co-
vid; e - mentre tutti si urlano
addosso e la tv generalista per-
de ulteriore prestigio - il virus
va avanti silente, sbattendose-
ne delle nostre bassezze e
sfruttando i vizi umani per ir-
robustire le altrui angosce.
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