STUPIDA RAZZA

venerdì 10 dicembre 2021

La corsa della CO2 presenta il conto

 

Non si ferma la corsa del prezzo della CO2 sul mercato europeo Ets (Emissions trading scheme, il sistema per lo scambio delle quote di emissione): l’8 dicembre ha raggiunto i 90 euro a tonnellata e il trend sembra orientato a ulteriori rialzi. Per due motivi: il primo è legato alla politica climatica ed energetica dell’Unione europea, e il secondo all’intervento in questo mercato di player finanziari, come alcuni fondi di investimento, che scommettendo sul rialzo dei prezzi delle quote di CO2 stanno contribuendo ulteriormente alla loro accelerazione. Con conseguenze pesanti per i consumatori. «Questa dinamica, accompagnata alla scarsità di gas, contribuirà ad alimentare i prezzi dell’elettricità che già veleggiano su livelli record», ha twittato Gianclaudio Torlizzi, fondatore della società di consulenza TCommodity. «Il piano europeo per il clima, annunciato a luglio, ruota proprio sulla riduzione progressiva delle quote di allocazione gratuita dei certificati di emissione di anidride carbonica», spiega To rl i z z i alla Ve - rità . «Finora l’Ue, per portare avanti il piano di decarbonizzazione, ha favorito i grandi settori energivori concedendo loro una certa quantità di quote a titolo gratuito. Ora siamo passati al secondo step, che prevede la parziale riduzione di queste quote». In questo contesto sono entrati in gioco i fondi di investimento, che hanno subito individuato le opportunità «di un mercato rialzista per eccellenza, in cui l’offerta viene ridotta d’imperio», osserva To rl i z z i . Come «l’hedge fund Northlander commodity advisors, che ha dichiarato di aver riportato nel 2021 un guadagno del 116% proprio grazie alla scommessa sulle emissioni». In questo contesto, infatti, «la finanza sembra alleata di Bruxelles nel perseguire le politiche climatiche. Se l’Ue riduce una parte dell’offerta delle quote non fa altro che incentivare gli investitori a scommettere sul rialzo. E questo all’Europa fa gioco»: prezzi alti per quote di CO2 sono infatti un incentivo alla decarbonizzazione, perché «rendono più conveniente l’uso delle energie rinnovabili. Produrre acciaio con l’idroge - no ha senso se le quote di emissione superano un certo prezzo, altrimenti sono preferibili i metodi tradizionali». Il problema è la velocità con cui questo processo sta avvenendo. «Nel breve termine questa dinamica, se non viene gestita bene - e non lo è - rischia di portarci in piena crisi energetica», spiega Torliz zi. «Il prezzo delle quote di CO2 influenza anche quello dell’elettricità, che infatti sta continuando a salire. Il vulnus della politica energetica europea è proprio questo». Un esempio è quello delle utility, che «nel momento in cui per produrre energia elettrica non possono fare affidamento sulle fonti rinnovabili, che sono disponibili a intermittenza, devono tornare a utilizzare il gas, e possono farlo se hanno a disposizione le quote di emissioni. Se non ce le hanno, devono comprarne altre a prezzi di mercato, che in questo momento sono elevatissimi e quindi si scaricano sulla bolletta del consumatore finale». Una dinamica sulla quale, secondo l’esperto, «l’Ue dovrebbe vigilare». E anche se l’Esma, l’autorità europea di vigilanza sui mercati, non ha trovato finora prove del fatto che il mercato Ets sia oggetto di abusi, una fonte di preoccupazione è rappresentata dagli Etf (Exchange traded funds) il cui ruolo sta diventando sempre più significativo. A breve, conclude To rl i zzi, «saranno operativi altri sette Etf che offriranno anche agli investitori retail la possibilità di speculare su un bene di pubblica utilità».

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