Le frasi pronunciate qualche giorno fa da Mario Monti le hanno lette tutti, ma pochi ne sono rimasti davvero colpiti. L’uomo in Loden, su La7, ha teorizzato che ci vorrebbe un «dosaggio dell’in fo r ma zione», possibilmente calato dall’alto e «meno democratico» degli odierni dibattiti sulla pandemia. Più passa il tempo, però, e più ci viene da pensare che non ci sia alcun bisogno di chissà quali strutture deputate al controllo delle notizie: giornalisti e intellettuali italiani, per lo più, assolvono da soli allo scopo, censurando sé stessi e, soprattutto, tentando di zittire gli altri. Un esempio ce lo ha fornito, la settimana scorsa su La7, Beppe Severgnini, grande firma del Corriere della Sera. Il brillante editorialista ha rimbrottato il professor A n d rea Crisanti, reo di aver avanzato alcuni dubbi sul vaccino ai bambini. Secondo Severg nini, porsi domande in favore di telecamera – anche se pertinenti e sensate – non è opportuno. Per lo meno «non in televisione, non in prima serata professore!». Insomma, il messaggio è chiaro: guai a disturbare il manovratore. Il prode Beppe, non pago, è tornato alla carica proprio ieri sulle colonne del C o r rie re, chiarendo quale sia la sua idea di discussione in tempi di pandemia. «La Regione Lombardia s’è inventata una formula interessante», ha scritto il nostro. «Ha preso cinque esperti indiscussi, li ha messi su un palco e ha chiesto loro spiegazioni». Questi esperti erano: Alber to Mantovani de ll ’Hum an itas ; l’immunologo Sergio Abrig nani del Cts; il primario di Malattie infettive del Politecnico di Milano, Andrea Gori; Marina Picca, presidente della Società italiana delle cure primarie pediatriche e G iu - seppe Remuzzi, luminare del Mario Negri. Tutti professionisti di grande valore, non c’è dubbio. Ma non basta a rendere «interessante» il modello proposto da Severg nini. Tanto per cominciare, se in televisione potessero parlare soltanto gli esperti, probabilmente le risse sarebbero ancora più feroci di quelle a cui già assistiamo adesso. Fior di dottoroni hanno sfilato sugli schermi negli ultimi due anni, e sarebbe fin troppo facile ricostruire la cronologia dei loro svarioni, o elencare tutte le occasioni in cui si sono contraddetti. Talvolta, poi, i medici sono abituati a ragionare ad alta voce, senza preoccuparsi troppo del peso sociale e politico delle loro esternazioni. Abrignani, ad esempio, si è dilettato a spiegare che a Natale non si dovrebbero invitare «persone non vaccinate», i nonni non dovrebbero abbracciare i bambini e a tutti i presenti ai pranzi e alle cene andrebbe richiesto un tampone (lo stesso tampone che dal 6 dicembre non sarà più sufficiente per andare al ristorante). Dovremmo accogliere parole del genere come le rivelazioni di un oracolo? O dovremmo forse preferire la sicurezza del dottor M a nto - vani che, un paio di giorni fa, già iniziava a immaginare un fiorire di quarte dosi? Insomma, se ascoltassimo soltanto – come abbiamo fatto per un lungo periodo – le «voci della Scienza», rischieremmo di sprofondare nel delirio. Il ragionamento di S eve r - g nini si fonda su un grande inganno: sull’idea, cioè, che basti essere «autorevoli» per essere ascoltati in un clima civile. Ma è proprio il modo in cui la firma del C o r rie re ha trattato giorni fa il professor Crisanti a dimostrare che ciò non avviene. La verità è che non contano i titoli o l’auto re - volezza: se qualcuno pronuncia parole che deviano dalla linea già tracciata dal pensiero dominante, allora viene trattato come un imbecille. Viene vilipeso, insultato e messo a tacere. E non importa se sia medico, filosofo, giornalista o teologo. Il professor R e mu z z i , per dire, ha ribadito più volte (anche al nostro giornale) che il suo protocollo di cure precoci funziona, e che si può già utilizzare con buoni risultati. Vi sembra che qualcuno abbia preso in considerazione le sue parole? Ovviamente no. Remuzzi va ascoltato se e solo se dice qualcosa di utile alla Cattedrale Sanitaria, altrimenti può serenamente cadere nell’ob l io. In realtà, ciò che i vari Severg nini e i M o nti c h ie d o n o con tanta foga non è l’auto re - volezza, ma la sottomissione alla propaganda. Da queste parti, l’ultimo dei cantanti o degli attori può salire in cattedra se magnifica le virtù del Siero Invincibile. Se invece pone dei dubbi, dagli al traditore. Ciò che il sistema politico-mediatico richiede oggi sono libretti come quello firmato da Antonio Spilimbergo eTito Boeri:Sì vax, appena pubblicato da Einaudi. È scritto sotto forma di dialogo tra una donna che dimostra grande fede ne «La Scienza» e un signore che appare un po’ scettico nei riguardi dell’iniezione e del green pass. Manco a dirlo, que s t’ultimo fa per lo più la figura del cretino, mentre l’eroina del libro inanella una sequela di luoghi comuni da far schiantare un bisonte. Boeri e il suo socio, insomma, hanno prodotto un testo propagandistico contenente parecchie inesattezze, mezze informazioni e un bel po’ di ideologia. Anche Boeri, come Severg nini, auspica una discussione pacata, autorevole, seria. Poi, però, arriva a descrivere i no vax come untori e a sostenere argomenti di questo tipo: «Se tutti si vaccinassero il virus sparirebbe e non avremmo bisogno di fare continui controlli». In sostanza, la realtà ha già smentito il tomo di Boeri a n c o ra prima che uscisse, ma non importa: ciò che conta è la fedeltà alla linea. La stessa di Monti, Severgnini e Boeri.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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