STUPIDA RAZZA

lunedì 13 dicembre 2021

«La scienza dimostra l’esistenza di Dio» In un libro le prove

 

 È pensabile che in pieno XXI secolo, una prestigiosa équipe di fisici e di scienziati, lavori sodo per 3 anni, per pubblicare un testo che pretende di dimostrare - scientificamente - l’esistenza di Dio? Ed è possibile che il Paese più ateo del l’Occidente cristiano, ovvero la Francia, esprima attraverso un libro che farà epoca (Dieu - La Science - Les Préu - v es , Paris, 2021), una sorta di «pentimento storico» riguardo al presunto trionfo dell’ateismo e del materialismo? È senz’altro possibile, perché è appena accaduto. Grazie alla passione di 2 ingegneri-intellettuali, che si chiamano Michel-Yves Bolloré e Oli - vier Bonnassies. I quali, nel panorama difficile dell’attua - lità politica e sanitaria europea, hanno curato la pubblicazione di un tomo enciclopedico (quasi 600 pagine di grande formato) per sostenere, argomentare e in qualche modo dimostrare l’e s i s te n za di Dio. E questa impresa attraverso i risultati convergenti delle ricerche scientifiche più attuali ed autorevoli. Dalla biologia alla fisica, dalla meccanica quantistica alla chimica e alla termodinamica, tutto concorre o sembra concorrere, agli occhi del lettore spassionato, all’idea di un Cosmo perfettamente e finemente ordinato. E a un Autore di straordinaria intelligenza. Ma andiamo con ordine. Nella prefazione del libro, il premio Nobel della fisica (1978) Robert W. Wilson, loda il nuovo manuale perché a suo dire, offrirebbe, «una prospettiva particolarmente interessante sulla scienza, la cosmologia e le loro implicazioni filosofiche e religiose» (p. 11). Prudente, il fisico Wilsonpremiato per aver registrato per primo la radiazione cosmica di fondo - non si pronuncia sulle implicazioni teologiche del Big bang. Ma ammette che quella teoria, in fondo recentissima e dovuta al genio del sacerdote-scienziato Georges Lemaître ( 1 89 4 - 1966), «possa suscitare una spiegazione metafisica». Infatti, sempre secondo Wilson, nella teoria dell’u n ive r s o eterno, in cui aveva creduto da ragazzo, «l’idea dell’origi - ne neppure si pone», mentre con il Big bang e l’inizio assoluto di tutto, «non possiamo evitare la questione della creazione». Conclude notando che affinché «l’Unive r s o primordiale sia potuto evolvere verso quello che ci ha generati (…) il Big bang deve essere stato necessariamente regolato in maniera ultra-precisa». Gli autori del libro intendono proporre una tesi storicocritica che pare corroborata da fortissimi argomenti. La tesi è la seguente. A partire dagli immensi precursori Co - p e r n ic o (1473-1543) e Galileo (1564-1642), che comunque erano cattolici e credenti, la cultura scientifica moderna è parsa volgere sempre più nettamente verso l’ateismo, lo scetticismo o il materialis m o. Le mirabili scoperte dei grandi geni della scienza moderna, da Ke pl e ro ( 1 5 7 1 -1 6 3 0 ) a New ton (1642-1727), da La - voi s ie r (1743-1794) a M a xwel l (1831-1879) fino allo stesso Dar win (1809-1882), non negavano, certo, l’esistenza di un Dio creatore. Ma sembrava che lo relegassero nelle sacrestie. Favorendo un dissidio e una contrapposizione tra cultura scientifica e cultura religiosa. Pareva a molti, almeno nei ceti borghesi e di cultura, e allo stesso clero, che ad ogni progresso scientifico, la religione facesse un passo indietro. Ed è vero pure che, sotto l’impulso delle nuove conquiste cosmologiche, si fece strada un’interpretazione più simbolica della Scrittura, accettata nella Chiesa a partire da Leone XIII(1878-1903), al di là del letteralismo stretto di alcuni. Gli illuministi francesi di fine Settecento, ripresi poi da Mar x e E n gel s , iniziarono a parlare apertamente di dea Ragione, per dare il colpo di grazia al Dio dei cristiani e in fondo a tutte le credenze spirituali del pianeta. Ma qui arriva il bello. Secondo B ol l o ré e B o n n a s s ie s però, il Novecento, fin dai suoi albori e senza soluzione di continuità, è andato in senso diametralmente opposto. E in tal senso l’epoca contemporanea costituisce, come scrivono, «L’alba di una rivoluzione». Questa rivoluzione scientifica, benché ciò sia lungi dall’essere noto ai più, ha rimesso «sul tavolo, con forza la questione dell’esistenza di un Dio creatore». Ed anzi ne ha abbondantemente suffragato la ragionevole necessità, a causa di 4 sensazionali passaggi storici. Questi passaggi-scoperte, ormai definitivi e accettati da tutti i sapienti dell’u m a n i tà , sono: la teoria della relatività (E i n s tei n 1905-1915), il Big bang (Fr ie d m a n n e Lemaîtr e, 1920, confermato nel 1964), la dimostrazione della morte termica dell’universo (1998) e la perfetta regolazione, sintonizzazione e predisposizione dell’universo stesso, che non cessa di trovare prove incontestabili (D i rac , Car ter, Bar - r ow, Ti pl e r e gli autori del principio antropico). A questi 4 punti fermi, potrebbero aggiungersi altresì la nascita della meccanica quantistica e del principio di indeterminazione (P lanck, H ei s e n b e rg , S ch r öd i n ge r), le teorie di incompletezza del logico matematico Kur t Göd el (1931), e la confutazione definitiva del Big crunch (teoria in base alla quale l’univer - so smetterà di espandersi e inizierà a contrarsi fino a collassare su sé stesso). Come si vede, da un’epoca moderna all’insegna della secolarizzazione della scienza (più o meno dal 1400 al 1800), si è giunti a un XX secolo in cui, grazie a una quantità inaudita di scoperte e di nuove sintesi cosmologiche, l’idea di Creazione dal nulla ritorna di prepotenza al centro dei dibattiti. Facciamo un esempio. La teoria della relatività, seppur ostica per il comune dei mortali, ha però delle implicazioni filosofiche accessibili. Se il tempo non esiste senza lo spazio e la materia, allora queste tre dimensioni della realtà sorgono insieme. Ma come? La causa, concetto scientifico insuperabile come quello di osservazione e prova, deve essere, se ci si pensa bene, al di là del tempo, dello spazio e della materia. Grazie ad Ei nstei n, come lui stesso riconobbe a più riprese, l’ipotesi Dio diviene più cogente e stringente. Lo stesso dicasi per l’espansione e la morte termica de ll’universo. Nella realtà materiale, ora lo sappiamo, nulla è infinito e nulla, assolutamente nulla, esiste da sempre. Ne concludono gli autori che è impossibile che dal non essere, dal puro nulla, sia sorto l’essere. Ex nihilo, nihil fit. Dio diventa nuovamente plausibile. Non per i devoti, ma per i dotti. E quando si dice Dio, parlando di scienza e di fisica dell’universo, si intende un essere assoluto, immateriale ed eterno che ha dato origine a ciò che è invece contingente (ovvero che potrebbe non esserci), e che non è né eterno, né infinito. E queste caratteristiche siamo certi ormai che siano il marchio di fabbrica del nostro mond o. Dopo aver raccolto le citazioni di 100 scienziati del Novecento e oltre, e aver escluso ogni ipotesi alternativa, come quella del m ult iv e rso («l’ulti - ma spiaggia per gli atei disperati» secondo Neil Manson), gli autori concludono sulla necessità di un cambio di parad i g m a . Per superare le strettoie del materialismo che imprigionano il pensiero e portano la ricerca in un vicolo cieco occorre aprirsi alla bellezza della verità. Nel saggio Rel ig io n e e scienza, Albert Einstein scriveva che «Non è senza ragione che un autore contemporaneo ha detto che nella nostra epoca, votata in generale al materialismo, gli scienziati sono i soli uomini profondamente religiosi». Auguriamoci quindi che i teologi, i prelati e i chierici delle antiche religioni sappiano seguire - e non intralciare - le avanguardie della scienza, in questa coraggiosa (e rivoluzionaria) lotta per la verità.

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