«Sui titoli tech le valutazioni superano la bolla del 2000»

Oggi il rischio
principale sulle Borse
riguarda le
valutazioni. Ci sono intere porzioni
del mercato, come le società tech
oppure le aziende che non fanno
utili ma crescono sui listini, che
hanno valutazioni troppo elevate.
Su questi settori siamo già oltre i
livelli della bolla dot.com del 2000.
Servirebbero tassi bassi per
sempre e crescita economica forte
per mantenere sostenibili questi
prezzi. Ma non accadrà». Kasper
Elmgreen, responsabile
dell’Azionario di Amundi, non usa
mezzi termini: in Borsa – afferma
in questa intervista – ci sono ormai
zone ad alto rischio. «Bisogna
accettare il fatto che le valutazioni
contano. È vero che veniamo da
molti anni in cui è sembrato di no,
ma questa anomalia non può
durare in eterno».
Eppure sembra che le Borse
non si facciano impressionare da
nulla. Quale potrebbe essere la
miccia in grado di far scoppiare
questa bolla a suo avviso?
La miccia per la bolla tech sarà
innescata dall’aumento dei tassi
d’interesse. Prima o poi negli Usa
saliranno sia i tassi Fed sia quelli
reali: questo porterà alla ribalta il
problema delle valutazioni.
I tassi Usa saliranno se
l’inflazione resterà elevata. Lei
pensa che sia strutturale o
temporanea?
Io credo che almeno per il 60% sia
permanente e per il restante 40%
sia invece destinata a svanire. Oggi
i dati sono confusi, la situazione è
inedita. C’è molto rumore di fondo.
Ma sono convinto che una parte di
questa inflazione resterà.
Cosa glielo fa pensare?
Almeno tre elementi. Innanzitutto
il fatto che ormai abbiamo
raggiunto un picco nella
globalizzazione: le catene globali
delle forniture cambieranno e le
aziende tenderanno ad
accorciarle. Questo aumenterà i
costi. Il secondo motivo è legato al
fatto che le diseguaglianze sociali
sono troppo elevate, e sono state
esasperate dalla pandemia.
Questo spingerà verso l’alto i
salari. Infine la transizione
energetica ha un effetto inflattivo:
se l’industria deve diventare verde,
nel breve i costi aumentano.
La Fed dunque dovrà alzare i
tassi velocemente?
Più l’inflazione si rivela
persistente, più la Fed dovrà
accelerare il «tapering». Ma noi
crediamo che, comunque,
manterrà un atteggiamento di
«benigna negligenza»: sceglierà
di chiudere un po’ gli occhi e di
accettare un certo
surriscaldamento
dell’inflazione. Questo perché
eccessivi rialzi dei tassi
metterebbero a rischio la stabilità
finanziaria. E poi perché nel 2022
almeno la parte transitoria
dell’inflazione dovrebbe svanire,
dando più respiro alla Fed.
Insomma: penso che la Fed
resterà più passiva possibile.
Morale? Che strategia adottare
in Borsa?
Oggi c’è il più elevato differenziale
nella storia tra aziende ipervalutate e aziende sottovalutate.
Noi siamo positivi sulle Borse, ma
bisogna fare un’accurata selezione.
Ora è il momento dei gestori attivi.
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