«È difficile vedere motivi che giustifichino l’esistenza delle cripto-attività nel panorama finanziario». A sferrare un implacabile attacco contro «strumenti fittizi senza valore intrinseco e senza utilità» come i bitcoin, è stato ieri Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della Bce. In occasione di un evento a Roma organizzato da Federcasse sul «presente e futuro della moneta nell’era digitale», il responsabile del progetto dell’euro digitale presso la Banca centrale europea ha passato in rassegna criticità, rischi e punti di debolezza delle cripto-attività, che con il loro valore oltre 2.500 miliardi di dollari, «un ammontare superiore al valore dei mutui subprime che scatenarono la crisi globale nel 2007-2008», possono minacciare la stabilità finanziaria. Panetta ha smontato anche gli stablecoin, «che non sono poi così stabili» e ha difeso, con ampia argomentazione, la creazione della moneta elettronica offerta dalla Bce, come «inevitabile», utile e necessaria per la stabilità del sistema, per la sovranità monetaria, finanziaria e politica, per il ruolo internazionale dell’euro, per la tutela della riservatezza, per la competitività delle banche. «L’euro digitale non ha nulla a che fare con le cripto-attività - ha tuonato Panetta -. Essendo emesso dalla banca centrale, l’euro digitale avrebbe un valore garantito dallo Stato. Al contrario, le cripto-attività non sono emesse da alcun operatore, sono create da procedure informatiche, nessuna garanzia ne assicura il valore». Le cripto-attività insomma sono «una scommessa, un contratto speculativo ad alto rischio privo di fondamentali, il loro valore registra fortissime oscillazioni, sono inadatte a svolgere le tre funzioni della moneta: mezzo di pagamento, riserva di valore e unità di conto». Non basta. Per il membro del Board Bce, alcune cripto-attività rappresentano «una fonte di enorme inquinamento e di danno ambientale, sono ampiamente utilizzate per attività criminali e terroristiche e per occultare redditi agli occhi del fisco». Inoltre non forniscono agli investitori in buona fede alcuna protezione di natura informativa o contro i rischi cibernetici. L’euro digitale, per contro, è una moneta elettronica pubblica che aumenta la stabilità, è utile alle banche centrali per la politica monetaria, per i cittadini come mezzo di pagamento in alternativa al contante usato in maniera crescente come riserva di valore, per le banche e per gli operatori finanziari per ampliare la gamma dei servizi digitali, è privo di rischi e di costi, rafforza il peso e il ruolo dell’euro nel mondo. A questo riguardo, Panetta ha ammonito che «non si può rimanere indietro» con il rischio di trovarsi fuori dal mercato. «Oggi in Europa oltre due terzi dei pagamenti digitali al dettaglio sono intermediati da operatori esteri. Guardando al futuro, monete digitali emesse e controllate al di fuori dell’area dell’euro – da privati o da Stati esteri – potrebbero acquisire ulteriore importanza, fino a sostituire i mezzi di pagamento esistenti nell’Unione monetaria». Panetta ha ricordato che sono 80 i Paesi che si stanno organizzando per lanciare le monete pubbliche digitali. In risposta a una domanda del direttore generale di Federcasse Sergio Gatti, ha chiarito che non si potrà partire tutti insieme, e neanche aspettare fino all’ultimo. Per questo, secondo Panetta sono fondamentali cooperazione e coordinamento non soltanto tra gli Stati membri del G7 e del G20 ma soprattutto tra i 19 Paesi dell’Eurozona. «L’euro digitale non è un progetto della Bce ma dell’Eurosistema, delle 19 banche centrali nazionali», coinvolgerà da vicino il sistema bancario, le banche europee. «Andranno evitati due rischi opposti: quello di avere “troppo successo”, e spiazzare intermediari e strumenti finanziari privati, e quello di avere “troppo poco successo” e generare una domanda insufficiente», ha convenuto Panetta. Il presidente di Federcasse Augusto dell’Erba ha giudicato con favore il progetto dell’euro digitale. «Bisogna che l’Europa sotto la guida Bce si muova - ha detto - perchè osserviamo» transazioni di grandi flussi di denaro fuori dall’Europa in criptovalute.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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