STUPIDA RAZZA

mercoledì 1 dicembre 2021

Per distruggere un popolo si inizia dall’etica

 

L’etica è un diritto. Ogni popolo ha diritto alla sua etica, che nasce dalla sua religione, un’etica raccontata e protetta dalla narrazione sacra espressa nella lingua comune. La definizione di popolo è data dalla condivisione di una lingua, di un racconto sacro e di un’etica. Non è necessario che ci sia la terra. Se c’è, è un indubbio vantaggio, ma anche in mancanza della terra un popolo esule può restare tale, se conserva la sua religione e quindi la sua etica, la sua narrazione sacra e la sua lingua. La narrazione sacra sarà un libro sacro nei popoli alfabetizzati o un racconto sacro fatto di divinità ed eroi nei popoli che non hanno ancora raggiunto la scrittura . Il popolo ebraico ha mantenuto la sua identità anche nei secoli in cui non ha avuto una terra grazie al libro sacro, alla lingua e all’etica. Lo stesso vale per i popoli nomadi privi di scrittura. Un popolo può sopravvivere e conservare la sua identità anche senza la terra, ma non può sopravvivere senza un’etica comune e dato che l’etica nasce dalla religione non può sopravvivere senza una religione comune. La distruzione di un popolo quindi comincia dalla distruzione della sua etica, dall’inversione del vizio e della virtù . I vari processi rivoluzionari dell’Europa, illuminismo, marxismo e Sessantotto, sono stati fenomeni di aggressione alla religione e all’et ic a del popolo, che è stata invertita. Quelli che prima erano vizi sono diventati virtù e viceversa. L’illuminismo ha picconato il cristianesimo, lo ha deriso e infangato. Il cristianesimo vietava l’uccisione intenzionale del bambino. Figlia dell’illuminismo è la Rivoluzione francese, che ha vietato il cristianesimo e per la prima volta nella storia dell’Europa dopo la comparsa del cristianesimo ha dato l’ordine scritto di assassinare ba m bi n i . Ecco il rapporto che inviò al comitato di Salute pubblica, il generale Fra n ç oi s - Jo s e - ph We s te r m a n n a guerra finita: «Cittadini repubblicani, non c’è più nessuna Vandea! È morta sotto la nostra sciabola libera, con le sue donne e i suoi bambini. Secondo gli ordini che mi avete dato, ho schiacciato i bambini sotto gli zoccoli dei cavalli e massacrato le donne, così che, almeno quelle, non partoriranno più briganti. Non ho un solo prigioniero da rimproverarmi. Li ho sterminati tutti. Le strade sono seminate di cadaveri». Il marxismo ha avuto due figli bastardi, il socialismo internazionale, vale a dire il comunismo sovietico, e il socialismo nazionale, vale a dire il nazismo. Nel bellissimo saggio Novecento. Il secolo del m ale, lo storico Alain Besancon descrive nazismo e comunismo come gemelli eterozigoti. Nemmeno: erano e sono padre e figlio, il comunismo è stato il padre del nazismo, lo ha tenuto a battesimo, lo ha sostanzialmente generato. Il comunismo per primo parla dello sterminio di un intero popolo e lo attua. Il comunismo per primo attua i campi di concentramento, ipotizza lo sfruttamento totale del corpo del nemico, anche come cavia per esperimenti scientifici. Un padre degenere, con un figlio ancora più degenere. Il comunismo almeno aveva un teorico fine, un mondo senza miserie, senza classi sociali, e prevedeva la morte del bambino come effetto collaterale. I bambini ucraini morti di fame avrebbero permesso poi un mondo di pace pieno di farfalle e senza classi sociali. Nel nazismo invece i bambini morti sono lo scopo: inversione dell’et ic a . Il Sessantotto ha distrutto l’etica sessale cattolica, che aveva permesso lo sviluppo di una civiltà plurimillenaria. Una società di famiglie basate su una coppia monogama (almeno in teoria) e unita, permette una limitazione netta delle malattie sessualmente trasmissibili e ha maggiori probabilità di generare un’economia florida e figli vivi e sani di mente. La società patriarcale cristiana è stata una società antropologicamente vincente che ha superato catastrofi antropologiche come il crollo dell’impero romano o la seconda guerra mondiale. La società postsessantottina non sopravvivrà alla prossima generazione. Come ricorda Giovan n i Fo r m ic ol a nel suo saggio S es - santotto, macerie e speranze, ci sono stati due Sessantotto. Quello politico militare ci ha lasciato una scia infinita di morti ammazzati, di mutilati e feriti. Coloro che hanno eseguito queste azioni sono stati perdonati e sono diventati maggioranza: ex terroristi, spesso accolti in fiere del libro o università, regolarmente pubblicati sui giornali. Peccato che i defunti non siano diventati ex defunti ma sono rimasti morti, esattamente come quelli sulla sedia a rotelle sono rimasti sulla sedia rotelle, le vedove sono rimaste vedove, gli orfani sono rimasti orfani. Poi c’è stato un Sessantotto del desiderio, riassumibile in «fai quello che vuoi con i tuoi organi sessuali», una meravigliosa fiera dell’i r re s p o n s abi - lità più totale. Chi si comportava come coloro che per san Paol o non sarebbero entrati nel regno dei cieli diventa raccomandato, lodato sui giornali femminili, descritto come «normale» nelle cosiddette lezioni di educazione sessuale. Nonostante la presenza di antibiotici e condom, le malattie sessualmente trasmissibili sono cresciute in maniera esponenziale e continuano ad aumentare. Nonostante l’esistenza di sistemi che possono ostacolare una gravidanza, le gravidanze indesiderate e gli aborti sono diventati la norma. L’aborto è una scelta etica, criticarlo è ormai un reato, punito in maniera giudiziaria in molte nazioni, con una gogna micidiale anche in Italia. Mettere al mondo figli è ormai sbagliato, perché producono anidride carbonica. Se il sesso promiscuo e sterile è considerato buono, una coppia di coniugi con i loro bambini è invece criticabile. Ma la cosa peggiore è la condiscendenza verso chi scandalizza i piccoli. Prima dell’adolescenza il corpo non è pronto per la riproduzione, che è il fine biologico della sessualità, e non è pronto nemmeno per la sessualità. Non è pronta nemmeno la mente. Non è pronta neanche l’anima. A quest’età la sessualità è la distruzione dell’individuo, della sua mente e della sua anima. La pedofilia, il desiderio erotico di corpi acerbi, non è una forma di libertà, è una deformazione dell’anima. Non è innocente, mai, perché prima o poi può favorire l’atto. Parlare di consenso nel caso dei bambini è da idioti. Il primo compito di una società decente, di una magistratura decente, di una civiltà decente è proteggere i bambini. L’Italia ha firmato il Trattato di Lanzarote, che dichiara perseguibile l’ap ol ogia di pedofilia. Mario Mieli in Elementi di critica omosessuale scrive: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l’Edipo, o il futuro Edipo, bensì l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica». Questo testo dimostra una nauseante omofobia riassunta dalla ignobile parola «checche» e costituisce apologia di pedofilia. Chiunque lo neghi sta mentendo. È quindi intollerabile che un circolo intitolato al nome di un apologeta della pedofilia riceva denaro pubblico. Sono fiera di essere sotto processo per aver affermato con fermezza che il denaro pubblico elargito dallo Stato al circolo Mario Mieli, definito ente morale in quanto «combatte l’omofobia», è una violazione del trattato di Lanzarote e che i fondi al Mario Mieli devono essere revocati, fino a quando non cambierà nome. Sto pagando il prezzo di queste mie affermazioni. Oggi avrò il processo di appello. Non dobbiamo avere paura. Esiste la Giustizia.

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