STUPIDA RAZZA

martedì 15 marzo 2022

Draghi: «Servono risposte europee o su economia e difesa falliremo»

 

Mario Draghi dice che non siamo ancora in un’economia di guerra ma che « dobbiamo prepararci». (DETTO TUTTO !) Se vogliamo arginare il rallentamento della crescita e fronteggiare gli effetti dell’invasione russa dell’Ucraina serve però «una risposta europea»,perché «quasi nessuno» è in grado di farlo attraverso i soli bilanci nazionali. Il Consiglio europeo a Versailles si è concluso da poco. Il premier spiega che secondo Bruxelles «il fabbisogno risulta essere pari a 1,5 o 2 o più trilioni di euro». Adesso si tratta di decidere come reperirli, dove trovare le risorse. Draghi non entra nel merito. Sarà la Commissione europea a incaricarsi della proposta. Quel che è certo è che senza un nuovo sostegno da parte della Ue gli obiettivi su difesa, clima ed energia sarebbero destinati a «fallire». Serve quindi « una politica fiscale che continui ad essere espansiva, centrata sugli investimenti». Nel frattempo il Governo continua a spingere sulla realizzazione del Pnrr e a intervenire sull’emergenza. Le notizie di cittadini in fila ai distributori o a fare incetta di farina e pasta nei supermercati confermano una preoccupazione crescente. Il presidente del Consiglio prova a rassicurare: «Ho visto allarmi esagerati - dice riferendosi ad alcuni titoli comparsi sui giornali -.Prepararsi non vuol dire che ciò debba avvenire, sennò saremmo già in una fase di razionamenti». Insomma, niente allarmismi. Neppure sul debito, nonostante la conferma da parte della Bce dell’alleggerimento del quantitative easing e la risalita dello spread. Il record di crescita ottenuto lo scorso anno ( «a mia memoria non ricordo una situazione del genere») ci consente di affrontare anche un rallentamento «temporaneo» dell’economia e «arrivare alla fine di quest’anno con un altro buon dato di crescita», garantisce il premier costretto ad ammettere però che «sanzioni e guerra hanno certamente aumentato le nubi su questa crescita». Anche perché è una situazione che non sembra destinata a risolversi in breve tempo. «Putin non vuole la pace», ripete Draghi, tra i primi a evidenziare che quanto deciso dal presidente russo è destinato a produrre effetti per anni. Proprio per questo il Governo sta lavorando a un nuovo pacchetto di aiuti non solo per alleggerire ancora il caro energia, ma anche per fronteggiare le crescenti difficoltà di interi settori produttivi alle prese con l’aumento dei prezzi e la reperibilità delle materie prime (si veda l’articolo a pagina 6). Draghi continua a insistere sulla necessità di «ri-orientare» le fonti di approvvigionamento, aprendo così a «nuove relazioni commerciali». Il premier cita il rafforzamento dei rapporti con il Canada, gli Stati Uniti ma anche con l’Argentina che contribuiranno a sostituire almeno in parte le importazioni di grano e mais che fornivano proprio Russa e Ucraina. Ma non basta. Il presidente del Consiglio rilancia la necessità di « riconsiderare tutto l’apparato regolatorio» di Bruxelles ormai anacronistico. Vale per gli aiuti di Stato così come per il Patto di Stabilità. «C’è la convinzione che la Commissione debba rivisitare temporaneamente le regole che ci hanno accompagnato in questi anni»: Draghi lo sostiene da tempo. Ma prima la pandemia e ora questa guerra impongono di accelerare. Anche sulla scelta di mettere un tetto al prezzo del gas. «Sarà una coincidenza, ma da quando abbiamo cominciato a parlarne siamo passati da 200 a 116 euro». Non poteva mancare un passaggio sulla mancata presenza del premier italiano al recente confronto telefonico tra Joe Biden, Olaf Scholz, Emmanuel Macron e Boris Johnson. «Il formato di quella riunione è noto e riguarda l’Iran», risponde Draghi, escludendo che siano stati i dubbi su alcune posizioni filo-russe espresse in passato da partiti della maggioranza come la Lega. «Non ci sono ambiguità passate» nelle posizioni dell’Italia. «Abbiamo avuto fermezza nell’adottare sanzioni e siamo pronti a fare ancora di più».

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