Unione Europea, Stati Uniti e gli altri Paesi del G7 toglieranno alla Russia lo status di nazione più favorita, la regola base della Wto, preparandosi a imporre dazi sul suo export. Come ha fatto il Canada, che si è mosso già il 3 marzo e ha annunciato tariffe del 35% contro la Russia e anche contro la Bielorussia, per il coinvolgimento nell’invasione dell’Ucraina. La decisione è stata annunciata ieri dal presidente Usa Joe Biden. Poco dopo è arrivata la conferma del G7, a guida tedesca, e di Bruxelles, che si prepara a un quarto pacchetto di sanzioni. «Negheremo alla Russia lo status di nazione più favorita nei nostri mercati», ha dichiarato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. «Lavoreremo anche per sospendere i diritti di appartenenza della Russia alle principali istituzioni finanziarie multilaterali, tra cui Fmi e Banca mondiale», per impedire a Mosca di «ottenere finanziamenti, prestiti o altri vantaggi da queste istituzioni», ha aggiunto. Lo status Wto Quello di nazione più favorita è lo status che tutti i 164 Paesi della Wto devono riconoscersi a vicenda e che impone di applicare a ciascun partner, per ogni prodotto, il dazio più basso applicato a uno qualsiasi di loro (fanno eccezione gli accordi di libero scambio). La revoca permette di adottare restrizioni, anche alzando barriere non tariffarie, come quote all’import di merci o vincoli sullo scambio di servizi. Nelle intenzioni, è uno strumento in più per infliggere danni all’economia russa e far scontare al Cremlino un prezzo per l’invasione. Se applicati, i dazi non sarebbero pagati dalle imprese esportatrici russe, ma da importatori e consumatori, che si vedrebbero spinti a rivolgersi a fornitori di altri Paesi. Le imprese russe, perdendo competitività, dovrebbero invece cercarsi altri mercati di sbocco: compito tanto più difficile, quante più nazioni aderiscono all’iniziativa. Saranno spinte sempre più a Oriente, verso la Cina, come già avvenuto dopo il 2014, in seguito all’annessione della Crimea. Mosca, ovviamente, potrebbe reagire con la stessa moneta e imporre dazi sulle merci che importa, rese però già enormemente più costose dal crollo del rublo. La sicurezza nazionale La clausola che permette di revocare lo status di nazione più favorita è l’eccezione della sicurezza nazionale, utilizzabile in tempo di guerra o altra emergenza nelle relazioni internazionali, per difendere interessi strategici. «Uno strumento delicato», sottolinea Giorgio Sacerdoti, ex presidente della Corte di appello della Wto, che ricorda come la Ue e gli altri Stati del G7 «non siano in una situazione di ostilità bellica diretta con la Russia». Inoltre, aggiunge, la progressiva politicizzazione della Wto è un rischio. Per la revoca dello status saranno necessari passaggi legislativi. Negli Usa serve una legge del Congresso ed è quello che Biden ha chiesto ieri. Il Parlamento si pronuncerà la prossima settimana. Le sanzioni Usa su petrolio, gas e carbone russi hanno già tagliato circa il 60% delle importazioni dal Paese. Biden, ieri, ha anche annunciato lo stop all’import di prodotti ittici (ad esempio caviale), alcolici e diamanti. Nuove sanzioni Ue Il principale partner commerciale per la Russia è però la Ue, che rappresenta oltre un terzo dei suoi scambi con il mondo. L’import dalla Russia è stato pari a 95 miliardi di euro nel 2020, dominato da petrolio e gas. Ci sono anche beni agricoli e materie prime, prodotti chimici. E poi ferro e acciaio, i primi che andranno incontro a uno stop. Lo prevederebbe il nuovo pacchetto di sanzioni che sarà annunciato oggi e che dispone anche il blocco di nuovi investimenti nel settore energetico russo. «Questo divieto riguarderà tutti gli investimenti, i trasferimenti di tecnologia, i servizi finanziari per l’esplorazione e la produzione di energia», ha spiegato von der Leyen. Ci sarà poi la stretta sulle criptovalute e il divieto di esportare in Russia beni di lusso. «Isoleremo sempre di più Mosca e prosciugheremo le risorse che utilizza per finanziare questa guerra barbarica», ha detto von der Leyen. Il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, ha aggiunto che è allo studio l’ampliamento della lista nera di aziende e oligarchi. Le sanzioni colpiranno soggetti attivi nel settore siderurgico e che forniscono servizi finanziari, equipaggiamento militare e tecnologia allo Stato russo.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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