STUPIDA RAZZA

martedì 15 marzo 2022

Gli studiosi confermano: sul Covid l’informazione è stata a senso unico

 

R ic e rc ato r i dello Iulm co nfer ma no in un’a n a li s i scientifica ciò che la Ve rità ha sostenuto fin dall’i n i z io della pandemia. L’i n fo r m a - zione di giornali e tg è stata a senso unico, tesa a seminare allarmismi e a scaricare le colpe dei contagi sui cittadini. Silenzio sulle alternative al lockdown.Per chiarire quale sia stato il comportamento dell’informa - zione italiana in questi due e passa anni di emergenza Covid basta una piccola ma fondamentale vicenda. A raccontarla è Andrea Miconi, professore di sociologia dei media allo Iulm di Milano. Assieme alla collega Elisabetta Risi e all’Os - servatorio di Pavia, Miconi ha condotto una ricerca allo scopo di analizzare il modo in cui i principali media hanno trattato la pandemia. I primi risultati sono stati pubblicati in un articolo scientifico per la rivista Problemi dell’i n fo r m az io n e intitolato Framing pandemic news. Una ricerca sulla rappresentazione del Covid-19 nei news media italiani, e vengono citati nel libro di Miconi in uscita a giorni (Emergenza di Stato. Intellettuali, media e potere nell’Italia della pandemia, Giom ett i & A nto n e l l o ) . Tra le altre cose, gli studiosi hanno monitorato «la porzione più mainstream dell’infor - mazione», cioè «i sette telegiornali di prima serata trasmessi dai canali generalisti - Tg1, Tg2, Tg3 nazionale, Tg4, Tg5, Studio Aperto e Tg La7 nell’anno che va dal febbraio 2020 al febbraio 2021». E hanno ottenuto alcuni risultati molto interessanti, ad esempio quello relativo alla Great Barrington Declaration. Come i lettori della Verità r ic ord eranno, si tratta di un documento pubblicato «il 4 ottobre 2020 da tre epidemiologi: Mar - tin Kulldorff, di Harvard; Su - netra Gupta, di Oxford; J ay Bhattachar ya, di Stanford. La loro tesi», spiega Mico ni, «prende il nome di “protezio - ne focalizzata”, e chiede di concentrare gli sforzi sulla difesa della popolazione fragile, lasciando che i soggetti non a rischio facciano una vita normale, per raggiungere l’immu - nità attraverso il contagio naturale. Si tratta, in altre parole, di un documento radicalmente contrario alle politiche di l o c kd ow n » . PENSIERO UNIFICATO Ebbene, il professore dello Iulm e i suoi colleghi si sono domandati «quanto spazio sia stato dato a questa tesi nei telegiornali di prime time, in un anno in cui si è parlato soltanto di Covid-19. Dall’analisi automatica del contenuto verbale di tutti i Tg - esattamente 1.071 edizioni, nel nostro data-set, a partire da quelle del 5 ottobre 2020 - risulta che il numero di menzioni della Great Barrington Declaration sia ze ro: nulla; come se non fosse mai stata scritta». Stiamo parlando, giusto per ricordarlo, di una proposta firmata da tre medici di chiara fama e sottoscritta «da oltre 15.700 scienziati e 46.700 medici nel mondo». La stessa indagine è stata condotta anche «sull’a rc h iv io dei 20 principali quotidiani di opinione, in base al numero aggregato di lettori tra edizione on-line e cartacea. […] Su un totale di 3.060 edizioni, i risultati sono molto simili, al netto della maggiore capienza dei quotidiani rispetto ai Tg: i motori di ricerca non consentono di calcolarlo, ma le dimensioni dell’archivio sono nell’o rd i n e delle centinaia di migliaia di articoli. E su centinaia di migliaia di possibilità, e lungo cinque mesi, non si contano più di 19 citazioni della Dichiarazione - ma in effetti 18, perché Il Resto del CarlinoeLa Nazion e rimandano allo stesso editoriale di Quotidiano Nazion ale ». C’è di più. Non solo la Great Barrington Declaration è praticamente stata cancellata dai media italiani (Ve rità esclusa), ma praticamente ovunque «la ragione scientifica del documento viene messa in secondo piano rispetto alla sua presunta compromissione ideologica: a volte attraverso l’associazione implicita tra i due campi; a volte facendo della Dichiarazione il corollario di un misterioso progetto di egemonia finanziaria; a volte nascondendo del tutto il fatto che gli autori siano tre epidemiologi». Insomma, qui da noi del più celebre, autorevole e condiviso approccio alla gestione della pandemia «alternativo» ai lockdown non si è praticamente discusso. E quando qualcuno ne ha parlato, lo ha fatto presentando il documento come una sorta di tentativo «trumpiano» di confondere le acque. NOTIZIE NASCOSTE Ecco, basterebbe questa vicenda a far capire quale sia stato il livello della discussione sul Covid in Italia. Una parte non irrilevante di informazioni è stata semplicemente nascosta, e tutta la narrazione mediatica ha seguito un’u n ic a direzione. M ic o n i , nel suo libro, fornisce anche altri esempi che contribuiscono a dipingere un quadro decisamente spaventoso. Sempre dall’ana - lisi dei telegiornali trasmessi tra febbraio 2020 e febbraio 2021, emergono dati piuttosto chiari sull’utilizzo di alcune parole. Vediamone alcuni. «”A s s e m b ra m e nto”, inclusa la versione al plurale, viene citato in 1.742 diversi segmenti di Tg: e in nessuno di questi ne viene data una definizione, esattamente come il termine rimane oscuro in tutti i dpcm che ne trattano. Cosa perfino peggiore, il verbo più spesso associato al termine “assem - b ra m e nto” è evitare: lo stesso usato nel Dpcm dell’8 marzo 2020, da cui tutto è iniziato, a conferma di una totale subalternità dell’informazione al potere politico. In più», continua il professore, «il verbo lascia intendere come la responsabilità del contagio sia tutta sulle spalle dei cittadini - che lo possono e lo devono evitare, appunto - senza che si faccia riferimento alle tante situazioni di condivisione forzata dello spazio, in cui a fare la differenza sono l’o rga n i z za z io n e dei trasporti pubblici, o i protocolli di sicurezza sul lavoro. Ancora più emblematico, già che ci siamo, è che il verbo più spesso associato al termine “ra gazzo”, nell’i nfor mazione televisiva, sia “uc c id e re”». A qualcuno potranno sembrare minuzie, dettagli. Ma sono stati proprio questi accostamenti di parole a determinare l’atteggiamento prevalente nei riguardi della pandemia. Nel complesso, dalla ricerca di Miconi e dei suoi colleghi emerge come nel linguaggio giornalistico «si sia affermata la figura retorica dell’iperbole: il discorso allarmistico, infatti, continuamente alimentato di connotati emergenziali, ha caratterizzato una narrazione sempre e costantemente di emergenza (e non di crisi), giustificando l’“impos - s i bi l i tà” di soluzioni politiche ad eg u ate » . TIMORI CONFERMATI Attenzione: qui non ci troviamo davanti a opinioni, per quanto autorevoli, di un esperto di comunicazione. No, qui c’è una ricerca che - numeri alla mano - dimostra quali parole siano state utilizzate per raccontare la pandemia, quali temi siano stati trattati e in che modo. Lo studio conferma tutti i timori e tutte le sensazioni che avevamo avuto in questi mesi. Certifica l’al la rm is mo diffuso, conferma l’o s c u ramento delle posizioni alternative, mette in risalto la colpevolizzazione (il cosiddetto bla - ming ) di alcune categorie di cittadini. Ci vengono fornite, in sostanza, le prove dell’ideo - logizzazione e della parzialità con cui il sistema dell’in fo rmazione ha affrontato l’emer - genza che da oltre due anni regola le nostre esistenze. Abbiamo vissuto immersi in un racconto a senso unico, pesantemente influenzato dal potere, tendente alla violenza verbale. E, purtroppo, le brutte notizie non sono ancora finite. Il professor M ic o n i , in una conversazione telefonica, ci ha ribadito che «l’o s s e s s io n e per il Covid che abbiamo avuto qui non c’è stata da nessuna parte nel mondo». E ha riconosciuto che questo meccanismo (che comprende la demonizzazione delle voci critiche) era attivo anche prima della pandemia: «È successo con la legge Zan, o con la Brexit», dice Mi - coni, che pure non nasconde il suo orientamento di sinistra. Tendenze già presenti nell’epoca dell’emergenza virale sono esplose e - drammaticamente - non accennano a scomparire. Anzi, adesso si ripresentano identiche e rafforzate nel caso della guerra in Ucraina. L’informazione a senso unico non è un’ossessio - ne complottista: è un fatto. E ora lo dice persino la scienza.

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