STUPIDA RAZZA

martedì 15 marzo 2022

La Cina usa i lockdown come arma

 

Guerra e pandemia. La tempesta perfetta che darà l’ennesima botta alla logistica e alle forniture mondiali si rialza da dove è partito il Covid, ovvero dalla Cina. Il governo di Pechino ha infatti ordinato il lockdown fino al 20 marzo per tutti i 17 milioni di residenti a Shenzhen a causa dell’aumento dei contagi (66 casi) nella regione dove hanno sede colossi del settore high tech come Tencent e Huawei nonchè i maggiori fornitori di Apple, tra cui la taiwanese Foxconn. Il lockdown è scattato pure nell’intera provincia di Jilin (24 milioni di abitanti) che confina con la Corea del Nord e da cui passano gli oleodotti verso la Russia. Stop temporaneo ai viaggi transprovinciali e transurbani a carico soprattutto dei residenti di Changchun e Jilin, le città più colpite. L’usc ita dalla provincia è permessa soltanto in circostanze speciali e con una autorizzazione ad hoc, mentre in caso di rientro è necessario il «rigoroso rispetto» di un periodo di quarantena. Le restrizioni messe in campo sono le più dure, a livello provinciale, dal lockdown imposto nello Hubei - dove si trova Wuhan - nella primavera del 2020. Intanto anche la municipalità di Shanghai ha rafforzato la normativa di prevenzione e controllo della Covid-19 nel quadro di recrudescenza del virus a livello nazionale. I residenti sono stati sollecitati a non lasciare la città se non in caso di «assoluta necessità», mentre i viaggiatori in entrata e in uscita dovranno esibire un test negativo effettuato nelle 48 ore precedenti alla pa rte n za . Ma è il blocco dell’hub tecnologico di Shenzen, che confina con Hong Kong ed è anche uno dei più grandi porti del mondo, a preoccupare perché rischia di bloccare ulteriormente le catene di approvvigionamento globale messe a dura prova prima dalla pandemia e poi anche dagli effetti dell’invasione russa de ll ’Ucraina. Eventuali ulteriori interruzioni della catena di approvvigionamento globale arriverebbero così in un momento particolarmente difficile per le aziende, che stanno lottando con l’aumen - to dei prezzi delle materie prime e delle spedizioni insieme a tempi di consegna prolungati e carenze di lavoratori. Un copione già visto nella tarda primavera dell’anno scorso e il segno che la strategia del Covid zero non ha funzionato con le nuove varianti come Omicron capaci di «bucare» il vaccino più diffuso nel Paese, ovvero Sinovac. Le nuove chiusure decise da Pechino si intrecciano con la «relazione complicata» tra Cina e Russia e con il rischio di una mossa cinese su Taiwan. Da dove arriva Foxconn, il maggiore produttore mondiale di componenti elettroniche che ha fermato la produzione a Shenzhen ma che, secondo indiscrezioni rilanciate ieri dal Wall Street Journ al , starebbe trattando con l’Arabia Saudita per costruire nel regno un impianto da 9 miliardi di dollari. Il gigante della produzione di Oem (acronimo che sta per «produttore di apparecchiature originali» e indica sistemi o componenti che verranno utilizzati nel prodotto finale di un’altra azienda) è un fornitore di Apple e Samsung e oltre a Shenzen ha una base a Zhengzhou, nella provincia interna dello Henan. Con i nuovi lockdown cinesi devono fare i conti anche le case automobilistiche: la giapponese Toyota ha dichiarato lunedì che la sua joint venture con il gruppo cinese Faw ha sospeso la produzione a Changchun, mentre le sue operazioni nella città di Tianjin sono rimaste inalterate. Volkswagen, che pure ha una joint venture con Faw (il più grande produttore di auto del Paese con sede proprio nella provincia di Jilin), ha dichiarato di aver sospeso la produzione presso i suoi stabilimenti di veicoli e componenti dal lunedì al mercoledì a C h a n gc hu n . Nel frattempo, il blocco degli hub produttivi in Cina potrebbe complicare le richieste di supporto economico che arrivano dalla Russia. Proprio ieri il ministro delle finanze Anton Siluanov par - lando al canale televisivo Rossiya-24 ha detto che il Cremlino punterà a utilizzare lo yuan cinese come una delle riserve valutarie: «Lo yuan cinese è una valuta di riserva affidabile» e «una parte delle riserve auree e valutarie è in questa valuta. Nelle relazioni commerciali con la Cina, utilizzeremo una quota delle riserve auree e valutarie denominate in yuan», ha puntualizzato. «Lo yuan rimane attualmente una di queste fonti delle riserve valutarie del nostro Paese e lo utilizzeremo in tutti gli aspetti», ha concluso S i lua n ov. Intanto Liu Pengyu, il portavoce dell’a mbasc iata cinese a Washington, ha affermato di non essere a conoscenza di alcuna notizia che la Cina possa essere disposta ad aiutare la Russia per le attrezzature militari. «La Cina è profondamente preoccupata e addolorata per la situazione in Ucraina», ha detto L iu . «Speriamo sinceramente che la situazione si allenti e la pace torni presto», si legge sul Financial Times in un articolo da Washington.

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