Cagliari, Olbia, Oristano e Porto Torres. «Padroncini», autoarticolati e Tir da lunedì bloccano strade e porti della Sardegna per protestare contro il caro prezzi mentre i supermercati vengono assaltati per paura che le merci alimentari possano finire o rincarare. I porti della Sardegna anche ieri sono rimasti paralizzati per la protesta degli autotrasportatori isolani che hanno bloccato anche i mezzi pesanti provenienti da Napoli. La protesta è stata decisa nei giorni scorsi da quasi 300 operatori autoconvocati in assemblea a Tramatza (Oristano). La mobilitazione regionale è slegata da sigle sindacali e associazioni. I camionisti, che hanno mantenuto i presidi giorno e notte, protestano per l’aumento del prezzo del gasolio e la crescita di altre spese connesse, come quella per la manutenzione e per la sostituzione degli pneumatici. Che la protesta sia particolarmente sentita in Sardegna non è ovviamente un caso: sul l ’isola ormai da anni il prezzo del carburante per autotrazione è il più caro d’Ita - lia, Oggi sfiora i 2,3 euro, con una differenza media di almeno 20-30 centesimi in più al litro rispetto ai prezzi praticati sulla terraferma a fronte dei 18 centesimi di rimborso sull’aumento che le aziende corrispondono ai camionisti. Costi insostenibili per gli autisti dei Tir, determinati a prose - guire nella protesta finché non verrà trovata una soluzione. Le loro richieste, contenute in una lettera del Coordinamento trasporto sardo inviata al ministero, al presidente della Regione Christian Solinas e al prefetto, sono chiare: per il gasolio vogliono il prezzo che era in vigore a novembre, 1, 50 centesimi e non di più, e un taglio delle spese obbligatorie per la sicurezza legate alla manutenzione dei mezzi. In attesa di risposte da parte del governo, i circa 450 autotrasportatori sardi continuano a bloccare i porti con i loro mezzi sistemati davanti ai cancelli (non entrano e non escono merci) e presidiano anche zone industriali come quella di Pratosardo a Nuoro. Già l’annuncio della protesta, con un messaggio su Whatsapp diventato virale, aveva scatenato una psicosi di massa tale da provocare l’as - salto dei supermercati per fare scorte alimentari. E ora gli scaffali delle catene della grande distribuzione sono pressoché vuoti come se ci fosse un rischio di razionamento: sono spariti farina, acqua, olio, latte a lunga conservazione, pasta (oltre 3.000 chili venduti), pane carasau, mele. Razziati tutti beni di prima necessità e a lunga conservazione tanto che alcuni sindaci hanno scritto messaggi su Facebook assicurando che «non c’è rischio per gli approvvigionamenti. A provocarlo potrebbe essere solo chi continuerà a svuotare i supermercati». Inoltre i titolari dei market hanno ribadito che anche in caso di sciopero le norme stabiliscono che i beni di prima necessità vengano consegnati pena il ritiro della licenza agli autotrasportatori. Ragion per cui i supermercati non rischiano, anche in caso di sciopero, di rimanere senza s c o rte.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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