STUPIDA RAZZA

mercoledì 16 marzo 2022

Imposte alla cieca e senza obiettivi Così le sanzioni non funzionano

Ogni volta che vengono comminate nuove sanzioni contro la Russia, il conto per l’Italia è sempre molto salato. Anche perché si tratta di misure realizzate letteralmente alla cieca, senza indicazioni sulla durata o motivate da obiettivi ben precisi. Su queste ultime, così come per quelle precedenti, insomma, i dubbi legati in particolare alla durata delle limitazioni (anche a fronte di una ipotetica fine del conflitto) restano ap e rt i . Il quarto pacchetto di limitazioni varato dai rappresentanti dei 27 Paesi membri dell’Ue e annunciato l’11 marzo scorso dalla presidente della Commissione europea, Ursu - la von derL eye n ,in particolare, introduce il divieto di importare in Ue alcuni prodotti siderurgici, scelta che dovrebbe costare alla Russia 3,3 miliardi di euro di ricavi e il divieto di esportare beni di lusso dall’Ue verso l’ex Unione sovietica. Proprio quest’ul - timo aspetto costerà caro al nostro Paese. Secondo le stime di Confartigianato, l’Ita l i a è il primo Paese tra quelli Ue per l’export in Russia di prodotti della moda, per un valore di 1,3 miliardi di euro, e di prodotti per l’a r re d a m e nto (circa mezzo miliardo di euro). Si tratta, di fatto, di cifre a cui l’economia italiana dovrà dire addio. Addio, inoltre, anche all’esportazione di sigari, gioielli e vino. Solo nel caso del «nettare di Bacco», il nostro Paese dovrà dire addio a ricavi per 350 milioni di euro. Ben più salato il conto per l’export di gioelli italiani a Mosca e dintorni. Si stima un giro d’affari di 1,4 miliardi e che ora gli orafi nostrani dovranno saluta re. Tra le nuove sanzioni che avranno un impatto significativo sull’economia italiana c’è anche una restrizione globale al l’esportazione di attrezzature, tecnologia e servizi per l’industria energetica (ricavi in Russia per oltre un miliardo di euro) e di auto di lusso. Come è noto, l’Italia è tra i maggiori produttori di auto di lusso al mondo con marchi come Ferrari, Lamborghini, Pagani, oltre alla componentistica delle quattro ruote, indotto che dà da mangiare a migliaia di lavoratori. In questo caso, si stima che la perdita di giro d’affari dovuto alla mancata vendita di supercar sia superiore ai 4 miliardi di euro. Per l’Italia, quindi, la mazzata sarà probabilmente più pesante che per altri Paesi Ue. Senza considerare che inflazione e costi per l’energia erano già alti prima che iniziasse il conflitto russo-ucraino. Come spiega Confartigianato, tra le Regioni più esposte con esportazioni sul mercato russo vi è l’Emilia Romagna, seguita da Veneto, Marche, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Lombardia. A livello provinciale, l’export manifatturiero in Russia pesa maggiormente a Vercelli, Fermo, Vicenza, Reggio Emilia, Frosinone, Treviso, Bologna e Piac e n za . D’altronde, per l’Italia si tratta, purtroppo, di un film già visto. Le prolungate sanzioni economiche alla Russia, tra il 2013 e il 2021 hanno fatto calare del 22,2% l’export europeo verso Mosca, con una maggiore penalizzazione dell’Italia (-28,5%). In 8 anni le nostre vendite sul mercato russo hanno accumulato perdite per 24,7 miliardi di euro, pari a 3 miliardi di euro medi all’anno. Come spiega l’associazione degli artigiani, tra i prodotti maggiormente venduti dalle imprese italiane in Russia, la diminuzione è stata pesantissima per la moda (-41,8%), seguita dai macchinari (-25,8%). A livello territoriale, gli effetti più gravi in termini di crollo dell’export verso la Russia tra il 2013 e il 2021 si sono registrati in Abruzzo (-75,9%), nelle Marche ( -59,6%), in Toscana (-40,4%). Forti cali anche per Lombardia (-30,4%), Veneto (-26,2%) ed Emilia-Romagna ( -25,2%). Ora la situazione si è fatta ancora peggiore e a pagarne le conseguenze sono gli imprenditori italiani, già indeboliti da anni di domanda particolarmente debole causata dalla pandemia del Covid-19.


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