STUPIDA RAZZA

mercoledì 16 marzo 2022

Intanto la Corsica è una polveriera

La Corsica è in fiamme dopo l’aggressione a un indipendentista, in carcere per l’omicidio di un prefetto. Tutto è iniziato lo scorso 2 marzo quando Yvan Colonna, mentre faceva attività fisica nella prigione di Arles, è stato aggredito da un altro detenuto. Il fatto ha fatto scalpore in Francia e soprattutto nell’isola mediterranea appartenente a Parigi. Questo perché né C ol o n n a né il suo aggressore - il trentaseienne camerunese Fra n - ck Elong Abé - sono dei detenuti comuni. Il primo è un ex pastore corso sessantunenne, condannato in via definitiva all’ergastolo per la morte del prefetto Claude Erig nac, ucciso con tre colpi sparati alle spalle il 9 febbraio 1998. Il secondo è un jihadista - arrestato in Afghanistan nel 2012 e consegnato alla Francia nel 2014 - che sta scontando diverse condanne come quella per «associazione a delinquere in previsione della preparazione di un atto terroristico». Dopo l’aggressione, a Elong Abé è stato contestato anche il reato di «tentativo di omicidio in relazione ad un impresa terroristica». La Procura nazionale antiterrorismo (Pnat) francese ha acquisito rapidamente la competenza sulle indagini relative all’aggressione. Questo perché, come ha spiegato alla stampa il procuratore capo della Pnat, Jea n- Fra n - çois Ricard, è stato escluso «ogni movente diverso da quello religioso» nonostante il terrorista camerunese, durante l’interrogatorio, avesse riferito che Colonna ave s s e «sputato su Dio» e «parlato male del profeta». Grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza gli inquirenti hanno potuto ricostruire la dinamica dell’aggressione che Ricard ha definito otto minuti di «accanimento sistematico» con colpi violentissimi, tecniche di strangolamento e un tentativo di soffocamento con un sacchetto di plastica. Ma oltre alla violenza inaudita scaricata su Colonna da Elong Abé, è apparso chiaro fin da subito che il jihadista non avrebbe dovuto svolgere delle mansioni di pulizia nella palestra del carcere, durante i periodi di accesso di un «detenuto particolarmente segnalato» come l’indipendentista corso. La notizia dell’a g g re s s io - ne a Yvan Colonna ha subito infiammato la Corsica perché, da anni, era stato richiesto il trasferimento del detenuto in un carcere dell’isola. Ma Parigi si era sempre rifiutata di concedere lo spostamento, tenuto conto della pericolosità dell’ex pastore. Fin dai primi giorni in varie città corse si sono svolte manifestazioni ed è stato un crescendo di violenza. Su muri e striscioni si potevano leggere frasi come «Stato francese assassino». La sera del 9 marzo è stato parzialmente devastato e incendiato il tribunale di Ajaccio. Il 13 marzo, a Bastia, sono invece scese in piazza circa 7.000 persone. Anche in questo caso i manifestanti hanno dimostrato una forte aggressività. Per i poliziotti intervenuti a sedare i disordini si è trattato di una vera e propria «guerriglia». Anche a Bastia è stato incendiato un ufficio pubblico, quello della locale Agenzia delle entrate. Emmanuel Macron ha mandato oggi sull’isola il ministro dell’interno Gérald Darmanin per mostrare l’atte n - zione di Parigi alle richieste corse. Ma anche per evitare l’emorragia di voti isolani alle prossime elezioni presidenziali. Secondo alcuni commentatori della stampa francese, Colonna s a rebb e diventato una sorta di pedina «offerta» ai corsi in cambio di un sostegno a M ac ro n alle prossime elezioni. Per questo, a Parigi ci sarebbe apprensione per le condizioni di salute dell’e rga s to l a n o, tuttora gravissime. Nelle stanze dei bottoni si spera che Colonna si riprenda altrimenti sarà più difficile contenere la collera dei corsi.


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