A gennaio l’invasione russa in Ucraina era solo nella mente di Vladimir Putin e nei timori delle intelligence occidentali. Ma il prezzo della benzina aveva già cominciato la sua scalata. E ad accorgersene, oltre agli automobilisti e ai trasportatori, sono state anche le casse dello Stato: che nel primo mese dell’anno ha visto arrivare dalle accise sui carburanti 1,13 miliardi, cioè il 23,5% in più del gettito prodotto 12 mesi prima. Il balzo è forte. In tutto il 2021, che si confronta con un 2020 semiparalizzato dalle prime ondate del Covid e dal freno tirato alle attività economiche, l’aumento di incassi delle accise generate al distributore era stato del 12,1%, in pratica la metà dell’impennata registrata a gennaio 2022. Ma non è che un debutto. I dati del ministero dello Sviluppo economico dicono che nelle prime settimane dell’anno il prezzo medio della benzina si attestava a 1,765 euro al litro, e quello del gasolio era a 1,632 euro. Già a febbraio la benzina ha viaggiato in media a 1,848, e il gasolio a 1,720: la spinta ulteriore è stata quindi del 4,7% nel primo caso e del 5,4% nel secondo, con prezzi comunque lontanissimi da quelli guardati con un certo spavento sui tabelloni dei distributori in questi giorni. Proprio per questo le accise sono tornate immediatamente al centro dell’attenzione della politica. Anche perché insieme alla «speculazione» sono il nemico perfetto da additare a camionisti e automobilisti infuriati. «Serve un intervento sulle accise», hanno spiegato ieri i Cinque Stelle dopo l’allarme dell’ex premier Conte sulla «totale emergenza» in cui versa il Paese. Bisogna «bloccare Iva e accise per un periodo di tempo», ha sostenuto il leader della Lega Matteo Salvini, e da Italia Viva Davide Faraone ha chiesto di «perseguire gli speculatori e togliere le accise». Appunto. Al ministero dell’Economia il dossier è sul tavolo. Ma l’attacco alle accise è meno semplice del previsto. Per due ragioni. Primo: quelle sugli autotrasportatori sono già al minimo, e anzi l’alleggerimento fiscale su questo gasolio è il più ricco fra i «sussidi ambientalmente dannosi» che in tempi recenti anche se resi archeologici dall’impennata inflattiva sono stati più volte nel mirino delle proposte di taglio per accelerare la transizione «verde». C’è poi un problema di coperture. Perché alla finanza pubblica non basta prevedere un’impennata del gettito per coprire nuovi sconti fiscali. Anche questa mossa ha bisogno del nuovo Def, atteso in consiglio dei ministri a fine marzo. Prima la strada è più accidentata. E l’attacco alle accise che in teoria finanzierebbero il nostro impero coloniale o gli aiuti alla Firenze alluvionata nel 1966 producono qualche visibilità ma sono insignificanti sul piano economico.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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