M’è capitato di ascoltare più volte, in questi giorni, in ordine al problema energetico che «bisogna accelerare sulle rinnovabili». Lo ripetono E n r ic o Giovannini, Roberto Cingolani, perfino Mario Draghi. Giusto per chiarire: intendono eolico e fotovoltaico, non certo idroelettrico (anch’esso tecnologia rinnovabile) visto che non pensano di sbloccare ciò che è bloccato da anni. Nel 2007 scrissi un libercolo, che vantava la prefazione di Silvio Berlusconi: L’illusio ne d ell ’Energia dal sole (21mo Secolo editore). A scanso di equivoci: anche l’eolico è energia dal sole, perché è questa che muove i venti. La cosa è talmente attuale che dimostra il fallimento del mio impegno dal 2000. Nel 2000 avevamo installati zero gigawatt di eolico e zero gigawatt di fotovoltaico, oggi abbiamo 11 Gw di eolico e 22 Gw di fotovoltaico; e siamo non al punto di prima, ma siamo messi peggio di prima. Ne dico una sola sul fotovoltaico: la legge grillina sul superbonus edilizio 110% – giustamente criticata sia dal mi nis tro Giancarlo Giorgetti che dal presidente del Consiglio in persona, Mario Draghi – prevede (art. 119 della legge) il rimborso di 2.400 euro per ogni kW fotovoltaico installato sui tetti degli edifici. Se si fa l’aritmetica, questo significa che stiamo spendendo 24 miliardi per la produzione di un Gw elettrico. Ma per produrre un GW elettrico basterebbe spendere quattro miliardi in un reattore nucleare o due miliardi in un reattore a carbone! Insomma, senza meraviglia, i costi energetici son saliti alle stelle e alla minima difficoltà ci troviamo nei guai. Ma come, non volevamo azzerare le emissioni di CO2? Orbene ne abbiamo l’occasio - ne, no? Siamo un gradino al di sotto di aver dichiarato la guerra alla Russia, e rinunciare al gas russo sarebbe nella direzione tracciata, no? Perché bruciare gas produce CO2, no? Salvo rendersi conto che senza quel gas sarebbe tragedia sociale. Allora, come la mettiamo? Ridurre le emissioni di CO2 è un obiettivo da perseguire o sarà una «tragedia sociale»? Dove sta la verità? Io direi che la verità sta nella seconda che ha detto. A fronte della tragedia che stiamo vivendo, l’uomo della strada tende a semplificare oltremodo le cose e tende a pronunciare la sua parola magica: terra, acqua, aria, fuoco, rigassificatori, risparmio, efficienza, etc. Ognuno ha una propria magica soluzione. Le cose vanno, sì, semplificate al massimo, ma non di più. Visto che la schiavitù è ormai un tabù, l’energia che ci serve va presa da petrolio, gas, carbone, nucleare e idrico. Il petrolio e il gas, oltre che per altri usi, van bene per l’auto - trazione. Non va bene che essi siano usati per la produzione elettrica. Noi in Italia usiamo il gas per il 50% della nostra produzione elettrica: non va bene! Dovremmo ridurre al 10% l’elettricità prodotta bruciando gas. Il gas va riservato all’au - totrazione. Quindi, guerra o non guerra, dobbiamo ridurre l’uso del gas e perciò gli impianti di rigassificazione non ci servono. Basti pensare che in tutto il mondo ce ne sono meno di 60, la metà dei quali sono in Giappone e solo quattro o cinque negli Stati Uniti. Per la generazione elettrica dovremmo usare carbone e nucleare: sono, queste, le prime due fonti d’elettricità nel mondo, in Europa e negli Stati Uniti. Oggi, in Italia, usiamo il carbone per produrre appena il 5% della nostra elettricità: sarebbe opportuno salire a circa il 40%. Quanto all’elet - tronucleare ne abbiamo fatto un altro bene d’i m p o rta z io n e, visto che il 15% dell’e l ettr ic i tà che consumiamo viene dal nucleare francese: anche ora sarebbe opportuno salire a circa il 40% (da -15%!). Quel che manca alla produzione elettrica qui suggerita verrebbe dall’idroelettrico: non sarebbe male sbloccare qualche grosso impianto impantanato dalla burocrazia e dalla politica. Signor ministro, dica queste cose. Non abbia timore della Ursula o di M atta rel l a o di D ra g h i : costoro nulla sanno, perché hanno studiato altre cose. E non abbia timore degli ambientalisti o di Greta: i primi, gli italiani non li vogliono visto che da anni non li votano. Quanto a Greta, forse ha già perso troppi giorni di scuola.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
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