Sulla road map per il ritorno della normalità incombe la «clausola Speranza»: il ministro vuole fissare una soglia di contagi oltre i quali le riaperture si
fermeranno. Intanto, il ministro sarebbe pronto a
concentrare nel suo dicastero i poteri del commissario Francesco Figliuolo
« C aute la » ,
«prudenza», «rigore». Il dizionario secondo R oberto Speranza.
Non gli basta trasferire interamente al suo ministero i poteri del commissario straordinario, escludendo
la Protezione civile, come da
ipotesi circolate ieri; né che la
tabella di marcia per il ritorno
alla normalità abbia, di suo, il
freno a mano tirato. Il vero
obiettivo del ministro delle
chiusure è far inserire, nel
prossimo decreto Covid, una
«clausola» per bloccare la road
map, in caso di risalita dei conta g i .
Fonti di governo confermano alla Ve rità che «c’è una discussione sul punto». E intanto è giallo sul cdm, dal quale
dovrebbe uscire il testo della
norma. Si pensava si riunisse
oggi, è slittato a domani. In
giornata, era venuto fuori che,
mancando un accordo politico
in tema Covid, il vertice si sarebbe occupato solo della crisi
energetica. Però era il 18 febbraio, quando Mario Draghi
prometteva che la road map
per la ripartenza sarebbe stata
stilata «il più presto possibile». È trascorso quasi un mese.
Così, in serata, Palazzo Chigi
ha fatto sapere che «tirerà
dritto, la quadra verrà trovata»
e si cercherà di «aprire il più
p o s s i bi l e » .
Restano oscuri i criteri in
virtù dei quali dovrebbe scattare la tagliola di S p e ra n za . A
quanti contagi sarebbe fissata
la soglia di guardia? Il 15 marzo
2021 registrammo 15.267 casi,
70.021 in meno di ieri, con un
tasso di positività dell’8 ,5 % ,
contro il 14,5% di ieri. I morti,
tuttavia, furono 354, cioè 174 in
più di ieri. È la prova che il polso della situazione non lo danno tanto le infezioni accertate,
quanto l’andamento dei ricoveri e dei decessi. Che senso
avrebbe vincolare la road map,
già inutilmente impostata come una via crucis, a un eventuale innalzamento della curva epidemica, se poi esso non si
traduce in un incremento sensibile delle ospedalizzazioni e
delle vittime?
La ragion d’essere delle restrizioni, per come ce l’hanno
sempre raccontata, era quella:
evitare che il sistema sanitario
collassasse, che i nosocomi si
riempissero di malati di Covid,
che non si trovassero più posti
in rianimazione per chi aveva
bisogno della ventilazione artificiale e che ne uscisse compromessa anche l’a ssi sten za
dei pazienti affetti da altre patologie. Non a caso, lo scorso
luglio, fu modificato il meccanismo dei «semafori»: le Regioni avrebbero cambiato colore, passando nelle fasce con
maggiori limitazioni, anzitutto in rapporto al tasso di occupazione di reparti ordinari e
terapie intensive. Con quale
faccia, adesso, ci vengono a dire che il lungo addio a mascherine e green pass - che, comunque, resterà almeno fino a giugno sui luoghi di lavoro - dovrebbe venire ritardato, qualora il virus si diffondesse un po’
di più? Considerato anche che,
nei mesi caldi, la sintomatologia tende ad affievolirsi? E poi,
se i vaccini ci hanno davvero
salvato, perché ci comportiamo come se non avessero cambiato il quadro?
Nel frattempo, più si avvicina il momento di partorire l’agognato decreto, più s’intensi -
fica la campagna mediatica
sulla quinta ondata. Archiviata la fase delle rassicurazioni,
riparte la processione di
esperti, a insufflare la dose di
allarmismo che dovrebbe scoraggiare gli afflati aperturisti.
Ieri, è stato il turno di S e rg io
Abrig nani, esponente di spicco dell’ormai pensionando
Cts. Il professore, sentito da
Re p ub b l ic a , s’è giocato il jolly:
ne ha stroncati più il coronavirus che la guerra. «Dal primo
gennaio al 28 febbraio», ha sottolineato l’immunologo, «sono
morte 17.000 persone per il
Covid». Sorvolando, ovviamente, sulla sottile, benché
decisiva distinzione: «con» o
«a causa del» Covid? Delle vittime, «circa il 55% non aveva
fatto il vaccino. Vuol dire più di
9.000 cittadini. […] Si stima
che in Ucraina fino ad ora ci
sono stati 2.000 morti civili,
cioè, in proiezione, 6.000 in
due mesi». Deduzione matematica: «Da noi, nello stesso
lasso di tempo, il virus ha ucciso di più».
Non bastava il temerario paragone con le bombe nell’E s t?
Abrig nani ha riservato ai lettori anche un classico del repertorio pandemico: i contagi
risalgono per colpa dei «non
vaccinati, sia adulti che bambini, che quando incontrano
Omicron e le sue sottovarianti
si infettano di sicuro». Ritornello trito, stantio, avariato,
che pure l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’A m ato,
ha provato a rifilare al Messag -
g e ro. Basterebbe ripescare la
felice sortita di Anna Teresa
Pa l a m a ra , dell’Iss, intervistata il 13 gennaio dal Tg 5 : «La variante sta colpendo soprattutto persone vaccinate e soprattutto persone vaccinate con la
terza dose». Il pressing dei cervelloni, comunque, punta altrove: a domanda sull’obb l i go
vaccinale per over 50, che decadrebbe il 15 giugno, mentre il
governo vorrebbe anticipare la
fine dell’obbligo di esibire la
carta verde rafforzata in fabbriche e uffici, Abrig nani ha
sottolineato «quante persone
non sarebbero morte se si fossero vaccinate». Quindi, «non
ha senso toglierlo».
Eccoli là. Punturine coatte,
quarta dose, mascherine,
green pass eterno, clausola
Speranza: in troppi non si rassegnano all’idea di tornare alla
vecchia vita. Si prodigano con
tutte le forze per cristallizzare
la «nuova normalità». E nelle
stanze del potere, ahinoi, trovano spesso le porte aperte.
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