Nella lista delle grandi banche russe che saranno estromesse dal sistema Swift, il più utilizzato per i pagamenti internazionali al di fuori dell’a rea euro, non compare Gazprombank. Ovvero l’i s t i tuto attraverso il quale vengono pagate anche dall’Italia le forniture di gas provenienti dalla Russia (l’Eni effettua poco meno di due terzi delle transazioni). Gli ambasciatori dei 27 Paesi membri della Ue sono nuovamente in riunione per discutere la lista delle banche russe che saranno sospese dallo Swift. Quando questo giornale è andato in stampa, mancava ancora un elenco ufficiale ma le banche in tutto dovrebbero essere sette e secondo il Wa l l Street Journal ci sarebbero Vtb Bank, Veb, Bank Rossiya e Bank Otkritie (che stava per essere acquistata da Unicredit a fine gennaio, operazione dai vertici dell’istituto italiano poi stoppata proprio per la crisi ucraina). Il colosso Sberbank non farebbe parte della lista che alcuni Stati, in particolare i Paesi Baltici e la Polonia, vorrebbero una più lunga. L’e s c lu s io - ne selettiva dal sistema - una scelta politica, non tecnica, e concordata con i partner del G7, ovvero Usa, Canada e Giappone - dovrebbe essere formalmente adottata per procedura scritta. La Cina potrebbe dare un aiuto alla Russia a sfuggire alla morsa delle sanzioni e del blocco finanziario imposti dall’Occidente ma al momento appare difficile che il suo sistema di messaggi delle transazioni Cips possa sostituire lo Swift dal quale sono state espulse le banche di Mosca. Analisti ed esperti sottolineano infatti come, sebbene in crescita, il sistema cinese Cips sia ancora poco diffuso nel mondo e per molti aspetti poggi sulla stessa infrastruttura Swift. Un appoggio alla Russia potrebbe, inoltre, far incorrere le banche di Pechino (molte a guida statale) in sanzioni secondarie da parte degli Usa e della Ue. Intanto, le società di carte di pagamento statunitensi Visa e Mastercard hanno bloccato diversi istituti finanziari russi dai loro circuiti e il governo britannico ha inserito il gigante del credito Sberbank nell’elenco delle sanzioni britanniche. Dopo aver preso di mira diverse istituzioni finanziarie la scorsa settimana e poi la Banca centrale russa presieduta da Elvira Na biu l l i n a , Boris Joh n s o n ha annunciato nuove misure e la chiusura dei suoi porti alle navi di Mosca. Nel frattempo, le Borse europee continuano a soffrire. Parigi ha perso il 3,9%, Francoforte il 3,8%, Londra l’1 ,7 % ma la maglia nera è andata a Piazza Affari dove Ftse Mib finale ha lasciato sul terreno il 4,14% e si è assestato sui minimi di giornata. Pesanti ribassi per i titoli più esposti nella crisi ucraina, a cominciare dai bancari con Unicredit che ha perso il 6,9%, Intesa Sanpaolo -7,7%, Mediobanca -7,8 per cento. Contrastati anche i principali energetici con Enel a -6,4% mentre Eni ha segnato un +3,04 per cento. Pesante Stellantis (- 6,93%%) nel giorno del piano strategico e Tim che, alla vigilia del cda convocato per approvare i conti del 2021 e il nuovo piano targato Labriola, ha ceduto il 9,05% sulle indiscrezioni di stampa relative a uno stop all’offerta di Kkr. In controtendenza si è confermata Leonardo che ha guadagnato un altro 1,45% sulle attese di un aumento della spesa relativa agli arm a m e nt i . Mentre resta ancora chiusa la Borsa di Mosca, a Wall Street tutti gli indici a metà seduta viaggiavano in rosso. Gli investitori attendono anche le parole del presidente B id e n , che alle 21 (le 3 di stamattina) ha tenuto il suo primo discorso sullo stato dell’Unione. Nel frattempo, continua la corsa del petrolio: a Londra il brent ha guadagnato quasi il 5% superando i 105 dollari mentre a New York il Wti è salito di oltre il 10% a circa106 dollari al barile volando ai massimi dal luglio 2014. Si rompono, intanto, alleanze industriali consolidate da decenni sul fronte dell’energia. Ieri Eni ha annunciato che cederà la propria quota nella partecipazione congiunta con Gazprom nel gasdotto Blue Stream (che collega la Russia alla Turchia). Il colosso energetico inglese Bp ha deciso che uscirà dalla compagnia petrolifera Rosneft, vendendo la propria partecipazione di quasi il 20% con una perdita stimata fino a 25 miliardi di dollari. Anche il colosso Shell ha comunicato che intende uscire dalle joint venture con Gazprom e mettere fine al suo coinvolgimento nel progetto di DOMENICO LOMBARDI n Dopo l’esitazione iniziale e non poche contraddizioni nelle prime ore dell’i nva s io - ne russa in Ucraina, gli Stati Uniti e la Ue stanno procedendo nella direzione che, se sostenuta nei prossimi giorni, rischia di erigere un argine virtuale attorno al sistema bancario e finanziario russo, condannandolo all’i m p l o s io - n e. Centrale in questo approccio ibrido dell’Occidente è l’utilizzo strategico, e non statico, delle sanzioni che, attraverso la modulazione dinamica della loro intensità e del raggio di estensione nella loro applicazione, mira a generare aspettative destabilizzanti nei confronti di tutti coloro che operano in contropartita del sistema bancario e finanziario russo con l’obiettivo di scatenare vendite indiscriminate di titoli russi sui mercati finanziari internazionali e, idealmente, la corsa dei depositanti russi agli sportelli bancari. Dal punto di vista sostanziale, equivarrebbe a un attacco mortale inferto al cuore di questo Paese, pur senza sparare un colpo. Ma quali sono esattamente i benefici, gli strumenti e gli obiettivi di questa risposta ibrida? Procediamo con ordine. Il beneficio è quello di preservare l’ap p rov v i g io n a m e n - to di risorse energetiche dalla Russia, a meno di una sua risposta contro-sanzionatoria verso l’Occidente, isolando in modo chirurgico i canali di pagamento necessari per alimentare tale fabbisogno. La strategia scelta dal G7 e alla quale anche le autorità europee stanno dando seguito in queste stesse ore prevede, in campo finanziario, l’esclusione per alcune istituzioni russe dai mercati finanziari internazionali e dal sistema di messaggistica internazionale Swift utilizzato per i bonifici bancari, il congelamento delle riserve internazionali detenute dalla banca centrale russa presso banche centrali occidentali e altri provvedimenti mirati. Trattandosi di un approccio strategico, esso per sua natura tende ad essere selettivo, si espone alla critica di essere parziale ed incompleto, e rischia di essere meno efficace di un embargo generalizzato. Il blocco di alcuni operatori russi da Swift non implica, come erroneamente sostenuto da alcuni, che le entità russe il cui accesso è stato ristretto non potranno onorare i pagamenti dovuti. Lo potranno sempre fare, ma utilizzando altre tecnologie, obsolete e con maggiori costi di transazione. Tuttavia, diventare il bersaglio di attacchi sanzionatori concentrici e mirati, come quelli su Sberbank, la banca di importanza sistemica in Russia, ha l’effetto di isolarla immediatamente dai mercati finanziari, dal momento che le entità con cui dovrebbe operare ne scontano già le potenziali difficoltà. In seguito a pesanti fuoriuscite di liquidità, la Bce ha già valutato che alcune consociate europee di Sverbank sono a rischio fallimento. Non bisogna neanche sottovalutare lo stigma reputazionale che ne consegue dal mantenere posizioni aperte con questa ed altre entità. Non è un caso che le maggiori banche internazionali sono da giorni impegnate a chiudere le posizioni aperte con intermediari finanziari russi, anticipando la probabile escalation delle sanzioni certo, ma anche nell’intento di mitigare lo stigma reputazionale che altrimenti ne deriverebbe. Le maggiori società petrolifere europee hanno già annunciato, o stanno considerando, la dismissione di tutte le loro attività in Russia. Come immediata conseguenza, importanti aziende russe in questo settore hanno visto dimezzare la loro capitalizzazione presso la borsa di Londra nel giro di poche ore. A Mosca, le autorità regolamentari hanno sospeso gli scambi su titoli quotati da lunedì. A breve, i rating delle società russe verranno aggiornati e declassati a livello di «spazzatura». Il congelamento delle riserve internazionali della banca centrale russa sta determinando la scarsezza di valuta pregiata in Russia, tradizionale bene rifugio per le élite di questo Paese. Non è sorprendente che il rublo sia collassato nel cambio contro il dollaro: le sanzioni imposte alla Banca centrale, peraltro, le riducono la capacità di intervento a sostegno della propria valuta, accentuandone le aspettative di deprezzamento. Gli operatori sui mercati che garantiscono la liquidità su un titolo quotato, i cosiddetti market maker, stanno praticando condizioni estremamente penalizzanti mentre in Russia le file ai bancomat diventano più lunghe e il contante scarseggia, anche non si registrano fenomeni di panico. L’obiettivo è di generare la fondata percezione di un sistema finanziario sotto assedio e, dunque, in difficoltà, minandone la fiducia ultima dei suoi depositanti, costringendoli auspicabilmente a un ritiro in massa dei loro depositi. È, questa, un’o pz io - ne «nucleare» cui nessun governo potrebbe sopravvivere, neanche la dittatura di Vladimir Putin. Vedremo se, nei prossimi giorni, l’O c c idente avrà la forza di serrare la tenaglia, come Puti n s ta già facendo con i suoi militari sul campo in Ucraina.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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