STUPIDA RAZZA

mercoledì 16 marzo 2022

Nuovo Mes, debito e aiuti di Stato L’Ue «solidale» ci rifila tre bidoni

 

Lunedì e martedì a Bruxelles sono stati due giorni intensi per i ministri de ll ’E con om ia dei Paesi dell’Eurozona, impegnati nell’Eurogruppo e poi affiancati dagli altri colleghi per il Consiglio Ecofin. In agenda le sanzioni alle Russia e il loro impatto sull’economia della Ue, le linee guida per la politica di bilancio del 2023, il completamento de ll ’Unione bancaria, una nuova ipotesi di quadro temporaneo per gli aiuti di Stato legati alla crisi energetica in atto, il varo di una tassa basata sull’import di prodotti a elevata impronta di CO2 e il prosieguo dei lavori sull’imposta minima sui redditi delle grandi società. La sintesi è che esiste un’unica certezza, quella delle sanzioni contro la Russia, costi quel che costi. Su questi ultimi le idee sono chiare, ma su come mitigarne l’impatto regna la nebbia più fitta e tutti - dall’Eu rog r up p o, alla Commissione, al Consiglio - si tengono le mani libere per adattarsi in modo flessibile al corso degli eventi. La Commissione ha rinviato a maggio - quando saranno pubblicate le raccomandazioni Paese - qualsiasi dettagliata indicazione sulle linee di politica economica per il 2023. Tuttavia non ha perso l’occasione per ribadire che l’orientamento della politica di bilancio passerà da espansivo a neutrale e che gli Stati con debito elevato (ogni riferimento all’Italia è puramente intenzionale) dovranno da subito impostare un percorso di riduzione. A tenerci in vita sul sentiero della crescita dovrebbero bastare gli investimenti e le riforme del Next generation (Ngeu), mentre la spesa pubblica corrente dovrà subire significativi tagli. Insomma, con la mano del Pnrr costruiremo ospedali e scuole e, con la mano del Patto di stabilità, dovremo tagliare il costo di medici e insegnanti. Nessuna novità sull’auspicata sospensione del Patto di stabilità anche per il 2023. Il presidente Pas cha l D on oh oe e il commissario Paolo Gentiloni, nella conferenza stampa serale, non hanno provato imbarazzo nel confermare la gravità dei danni causati all’eco nom ia dalle sanzioni e dalla crisi energetica in atto, a fronte dei quali la cassetta degli attrezzi si presenta desolatamente vuota. Anzi, la cassetta contiene solo due vecchi attrezzi che finora nessuno ha usato. Il direttore del Mes, Klaus Reglingnon ha esitato a definire «una positiva esperienza» (?) la linea di credito speciale progettata per la pandemia e ha dichiarato di ritenerne possibile la ripetizione per fronteggiare la crisi energetica, anche se è troppo presto per parlarne e i ministri non ne hanno discusso. L’a l tro vecchio arnese a disposizione è stato rispolverato dal vicepresidente Valdis Dombrovskische, al termine del Consiglio Ecofin, dopo aver enumerato tutti i danni inferti alla Russia con la quarta tornata di sanzioni varata proprio ieri, ha dovuto riconoscere le pesanti conseguenze per l’economia Ue e non ha trovato di meglio che invitare gli Stati ad attingere a piene mani ai 200 miliardi ancora disponibili di prestiti del Ngeu. Una involontaria ammissione del fallimento del Ngeu che, a fronte di 385 miliardi di prestiti disponibili, ha visto accorrere solo Italia (per l’i nte - ro importo disponibile pari a 122 miliardi), Grecia, Portogallo e Romania. Stendiamo un velo pietoso su come la gabbia rigidissima, creata per attingere a quei fondi, possa essere modificata per renderli utilizzabili per fronteggiare lo shock di offerta derivante dagli eventi bellici in Ucraina, che hanno solo fatto divampare un incendio già in atto. Il completamento dell’Unione bancaria, su cui l’Eu ro - gruppo arranca da circa un anno alle prese con il nodo gordiano dell’a sseg nazione di un livello di rischio ai titoli pubblici detenuti dalle banche, è stata l’occasione colta da R eg l i n g per ribadire che il primo passo da compiere è quello della ratifica della riforma del Mes. Anche in questo caso, a Roma chi ha orecchie per intendere, intenda e p rov ve d a . Nel frattempo il Consiglio è finalmente venuto a capo del progetto di una nuova tassa (Cbam), finalizzata a colpire alla frontiera i prodotti importati da Paesi extra Ue meno rigorosi nel diminuire le emissioni di gas serra. I prodotti colpiti saranno cemento, alluminio, concimi, ferro e acciaio. Queste entrate, accanto a quelle derivanti dalla revisione dei diritti per le emissioni di CO2 e dalla tassazione dei profitti delle grandi società (la cui proposta non è ancora pronta), sono decisive per rimborsare i debiti che la Ue ha contratto per finanziare il Ngeu. Ma ciò che è stato concepito ormai due anni fa in piena deflazione, oggi equivale a gettare ancora benzina su un pagliaio in fiamme. Tale tassa non potrà che scaricarsi lungo l’i nte ra filiera dei settori coinvolti con prevedibili effetti inflattivi. A Bruxelles non paiono p re o c c upa r s e n e. E ciò è soprattutto confermato se si guardano i pochi spiccioli che la Commissione si appresta ad autorizzare come tetto massimo per gli aiuti di Stato per le imprese colpite d al l’impennata dei costi energetici. Come vi abbiamo riferito mercoledì scorso, la Commissione ha reso disponibile in consultazione agli Stati membri una bozza per un nuovo quadro temporaneo di aiuti ritenuti non distorsivi della concorrenza. Oltre alla riproposizione dei soliti prestiti con garanzia a costo ridotto o con tasso agevolato, i sussidi possono essere erogati solo oltre una certa soglia di aumento dei costi, fissata molto alta. Basti pensare che le imprese (fortunatamente non tutte) il cui prezzo dell’energia subisce la variabilità del Pun (Prezzo unico nazionale), dal 2019 al 2022 hanno visto moltiplicarsi per quattro/cinque volte il costo della componente energia. Da nostre elaborazioni, in base ai dati fino a ieri, gli aiuti compatibili dovrebbero oscillare tra il 6% e l’8% del costo dell’energia. Ben al di sopra del 20% di credito di imposta per le imprese energivore disposto dal governo Draghi per i primi due semestri. Da Bruxelles chiederanno alle imprese di restituire gli aiuti eccedenti? La famosa frase «se non hanno più pane, che mangino brioche» andrà aggiornata. Non avremo nemmeno le b r io c h e. 

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