«Putin preparava que ll ’attacco da tempo, il Copasir aveva lanciato l’a llarme sulla postura aggressiva della Russia». Adolfo Urso, presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), assicura che l’attac c o russo in Ucraina non è stato una sorpresa per i servizi segreti occidentali che, anzi, avevano annunciato al mondo quello che sembrava impossibile, nel tentativo di convincere Putin a fermarsi. Peraltro, nella relazione annuale del Copasir del 9 febbraio erano contenute molte previsioni che oggi si sono avverat e. Da quanto tempo gli ambienti di intelligence lanciano allarmi sulla situazione ucraina? «Lo hanno fatto pubblicamente da mesi, con un crescendo di allarmi, in un uso innovativo e trasparente dell’i ntel li ge nc e. Rendendo pubblico quanto scoperto sui piani del Cremlino, sul dispositivo militare ai confini, persino il giorno dell’i nva s io n e. E lo hanno fatto nel tentativo disperato di far recedere Putin dall’aggressione, e anche per mobilitare in tempo governi e opinione pubblica mondiale». E il Copasir? «Come sapete, i nostri lavori si svolgono con il vincolo della segretezza e della riservatezza. Quando decidiamo di rendere pubbliche le nostre valutazioni e le nostre indicazioni lo facciamo con le relazioni al Parlamento, nelle quali evidenziavamo con chiarezza l’accresciuta postura aggressiva della Russia, soprattutto in Ucraina e nell’Eu ro - pa orientale ma anche nel Mediterraneo allargato, nei Balcani e nel Caucaso, in Libia e nel Sahel, anche al fine di affermare la sua supremazia energetica e minera r i a » . Quali sono stati gli errori dell’Occidente nei confronti della Ru s s i a? «La Russia si prepara da anni al confronto con l’Occidente, il punto di svolta è avvenuto proprio nel 2014 quando fallì il tentativo di far aderire l’Ucraina all’Unione doganale promossa da Mosca per la rivolta del “popolo di Maidan”. Quel progetto di “comunità economica” aveva assoluto bisogno del bacino industriale, agricolo e portuale dell’Ucraina. Da quel momento, con l’annessione della Crimea, è cambiato l’atteggiamento russo». Questo cambio di passo come si è concretizzato? «Con la creazione di una rete internet autonoma e una piattaforma nazionale di scambio bancario, nel tentativo di limitare gli effetti di quella che sarebbe stata la inevitabile reazione occidentale, ma anche con l’ac c re s c i uta presenza militare estera, attraverso i mercenari della Wagner. E questo sta avvenendo su più teatri: dal Mediterraneo al Sahel, dove sono avvenuti sei golpe in pochissimo tempo. Nelle ultime ore si aggrava la situazione anche in Libia. Insomma, quella di Putin è un’o p e ra z io n e su vasta scala, attraverso l’ut i l i z - zo di più strumenti, che punta anche alla supremazia energetica e al controllo delle materie prime». Nel suo intervento in Senato lei ha dichiarato: «Putin oggi vuole sottomettere l’Uc ra in a, per poi puntare a Moldova, Georgia e quindi ai Paesi baltici. Non possiamo fuggire dalla storia, possiamo però cambiarla». Teme davvero un’estensione del c o n f l i tto? «Abbiamo notato che in Bosnia i leader serbi, che in passato hanno collaborato con croati e bosniaci musulmani, improvvisamente hanno assunto atteggiamenti intransigenti. E pochi giorni fa il segretario generale della Nato ha indicato proprio Bosnia, Moldavia e Georgia come potenziali occasioni di conflitto. Altri ritengono che nelle mire ci siano anche le Repubbliche baltiche, soprattutto la Lettonia dove vi è una cospicua minoranza russa, che però hanno l’ombrello protettivo della Nato. Noi dobbiamo essere prudenti e nel contempo uniti e determinati». Anche sulla sicurezza energetica era stato lanciato un allarme preciso dal Copasir? «Avevamo svolto un’indagine conoscitiva nella seconda parte dello scorso anno, evidenziando al Parlamento la necessità di un piano di sicurezza energetica nazionale che ci affrancasse dalla dipendenza estera, nel quadro europeo e atlantico. Individuavamo criticità e vulnerabilità anche sull’eccessiva dipendenza dal gas russo, e già in quel documento indicavamo la necessità di aumentare la produzione nazionale e di realizzare una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento». Insomma, siamo stati troppo distratti su questi temi cruciali di sicurezza nazionale? «Sì, purtroppo è così. Ma non solo noi. Pensi che le risorse per la difesa europea sono state quasi dimezzate nel quadro finanziario pluriennale. L’o rga n i s m o che presiedo aveva lanciato diversi allarmi sollecitando anche una sessione parlamentare sulla sicurezza nazionale. Nei prossimi giorni consegneremo altre due relazioni su cui abbiamo lavorato negli ultimi mesi: quella sullo spazio come elemento geopolitico e quella sulla necessità di una più significativa difesa eu ro p ea » . Il governo è accusato di non aver trasmesso al Parlamento la lista degli armamenti ceduti all’Ucraina, a differenza di quanto accaduto negli altri Stati occid e nta l i . «In realtà neanche gli altri Paesi hanno pubblicato le liste delle armi trasmesse all’Uc ra i - na. Per quanto ci riguarda, il governo italiano ha immediatamente trasmesso questa lista al Copasir, che in questi casi rappresenta il Parlamento: l’i n fo r - mativa contiene il materiale interessato, compresi tempi e modalità di consegna. Trattandosi di informazioni sensibili, all’unanimità è stato deciso di mantenere il segreto su questi dati». Non c’è il rischio che queste armi possano finire in mano a paramilitari o mercenari? «In teatri come questo, il rischio c’è sempre. Il materiale verrà consegnato alle autorità governative ucraine, ma ovviamente non possiamo prevedere se poi cadrà in mano russe o peggio in quelle dei mercenari ceceni o siriani, se dovesse essere impiegato anche contro gli uc ra i n i » . Cedere armi agli ucraini comporta conseguenze per la nostra sicurezza nazionale? «Anche l’applicazione di sanzioni, peraltro di così grande efficacia, comporta dei rischi e ovviamente dei costi. Il Parlamento ha deliberato manifestando una unità quale mai si era vis ta » . È d’accordo sul fatto che l’Ucraina dovrebbe diventare uno Stato neutrale? «Non sta a noi, ma al popolo ucraino decidere sulla collocazione internazionale di Kiev. Hanno scelto la libertà e la stanno difendendo come possono. Le immagini di donne che confezionano le bombe molotov nei parchi, di anziani che scavano le trincee e di giovani che si arruolano pur non avendo fatto mai il servizio militare scuotono le nostre coscienze. Ci ricordano ciò che abbiamo dimenticato: il valore delle libertà». Pensa che quella della neutralità sia una questione strumenta l e? «Come mai la Russia pretende la neutralità dell’Ucraina nel momento stesso in cui il referendum costituzionale in Bielorussia di domenica scorsa, programmato da mesi, ha cancellato la neutralità del Paese, consentendo così che nel suo territorio siano dislocati ordigni nucleari russi?». Si rischia una nuova Siria nell’Est Europa? «Sappiamo che l’eroismo del popolo ucraino, la fortissima leadership di Zelensky e la reazione unanime delle democrazie occidentali sono elementi che il Cremlino non aveva previsto nel pianificare l’invasione. Questo potrebbe indurre la leadership russa a rivedere i propri piani. Da parte nostra, dobbiamo perseverare nella via del dialogo, perché la soluzione comunque è solo diplomatica. Prepararsi al peggio, ma lavorare sempre per il meglio: per la pace e la stabilità » . Quanto è esposta l’Italia a minacce di tipo informatico, che potrebbero di fatto bloccare la vita del Paese? «La Russia è diventato l’atto re più attrezzato al mondo nella guerra cibernetica: abbiamo spesso sottolineato quanto fosse profonda la sua attività di intromissione nel nostro Paese. In questo campo è stata importante la creazione della Agenzia per la cybersicurezza nazionale, che colma una lacuna decennale rispetto a Francia e Germania». È sufficiente? «Sarà necessario anche realizzare alcune ulteriori modifiche legislative, sia nella definizione dei reati sia per consentire una più efficace difesa reattiva, così come appare urgente il cloud nazionale, per mettere in sicurezza i dati della Pubblica amministrazione, nonché la realizzazione di una rete unica a controllo pubblico». Si è molto polemizzato sulla sospensione di un corso universitario su Dostoevskij. Si parla di una deriva russofobica anche nel nostro Paese. Una tendenza che può nuocere al lavoro diplomatico di questi giorni? «La nostra difesa deve sempre configurarsi anche come difesa dei nostri valori di libertà, in ogni campo e per chiunque, ancor più quando parliamo di cultura, arte, storia. È questa l’essenza della nostra civiltà su cui non possiamo mai arretrare nemmeno a fronte della guerra. In particolare con la Russia abbiamo una millenaria storia di amicizia. Penso per esempio alla cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo e tanti altri monumenti storici costruiti dagli architetti italiani».
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
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