STUPIDA RAZZA

lunedì 11 aprile 2022

«Adesso boicottate il pensiero unico»

 

 Quasi non ci crede al pandemonio scatenatosi sulla sua persona. «Non me l’aspetta - vo», dice Angelo d’Or - si, già ordinario di storia del pensiero politico all’univer - sità di Torino e, come lui si definisce, «gramsciano». Antefatto: d’Or - si per un ventennio ha collaborato con la Sta m p a . Giorni fa ha osato rilevare online che quel giornale aveva messo in prima pagina una foto di «carneficina» che sembrava opera dei russi, mentre era stata compiuta in Donbass dagli ucraini. Ad arrabbiarsi anche Re p ub b l ic a , che appartiene allo stesso gruppo, con una delle sue firme. Oggi è «sbigottito», perché «il mio dovere di intellettuale è solo cercare la verità», impresa difficilissima oggi tra «insulti» e «maccartismo». Lei propone di boicottare i più importanti quotidiani nazionali: C o r rie re , Sta m p a ,Re pubbl ic a . «La sacra triade del pensiero unico, come io l’ho definita, sì. Pensavo che dopo quanto ho scoperto avrei ricevuto almeno una risposta civile: del tipo “abbiamo fatto un errore in buona fede”. Anche se forse non ci avrei creduto». E invece? «Invece il direttore Massimo Giannini è andato in tv a dire che non gli interessa chi ha compiuto i fatti, solo “mostrare gli orrori della g ue r ra”: un’idea di giornalismo inconcepibile. Lo avrà imparato anche lei, che prima di tutto si risponde alle domande “chi, dove, quand o”». Può esser stato un malinteso? «Non direi: tramite mia figlia Eloisa, fotoreporter, e il giornalista Giorgio Bianchi abbiamo contattato l’autore di quello scatto: ci ha confermato che era in Donbass, e che la foto gli è stata sottratta, neppure pagata, e messa in pagina senza nome e luogo. Inconcepibile». Giannini si riferiva a lei quando ha scritto di «sedicenti storici»? «Mi sono laureato con Norberto Bobbio, nel mio carnet ho 54 volumi, ho insegnato per 40 anni all’università e sono tuttora richiesto anche all’estero per fare corsi. Svolgo attualmente un corso al Politecnico di Torino, prossimamente andrò a tenere lezioni negli atenei di Cagliari, Bari, Lecce, Pavia. E il Brasile mi aspetta. Veda lei…». Stefano Cappellini su Repubbli - ca, ha scritto che lei è un ammiratore dello zar. È vero? «Inaccettabile. In un confronto tv con il signor Cappellini non sono riuscito a finire una frase. Gramsci lo avrebbe definito “spezzatore di c o m i z i”di professione. Il giorno dopo, ha pure messo una mia foto in pagina, inserendomi fra i “rosso - b r u n i”. Forse son convinti che Putin sia comunista e non un fottuto reazionario? Che la Federazione Russa sia l’Urss? Ma cosa c’e ntra con il mio comunismo?». Perché non si tira indietro? «Perché è mio dovere di intellettuale cercare la verità, sempre. Giorni fa me la sono presa con Flores D’Arcais, si figuri, un amico. Dopo aver letto i suoi insulti vergognosi contro l’Anpi non ho potuto non reagire. E mi sono ricordato che Micromega era dalla parte dell’aggressore ai tempi dell’Iraq 1991. Anche allora, c’era solo il Papa contro la guerra. Come oggi, del res to » . Lei stima il Papa? «Sì, con riserve su certi piani. E lo ringrazio. I nostri governanti sono tutti cattolici a parole, papisti e baciapile, pronti a genuflettersi, ma se parla il Papa contro la guerra non va bene. Nel 1917 Benedetto XV inviò una nota alle potenze belligeranti: smettetela con questa “inuti - le strage”. Nessuno gli rispose. Come accade ora». Dicono di agire tutti in nome della pace. «Forse abbiamo dimenticato le fosse comuni poi sempre smentite, la “s tra ge di Timisoara”mai avvenuta e la provetta con il falso antrace agitata da Colin Powell? Poi disse di aver mentito sapendo di mentire. E ricordo i Galli Della Loggia, Panebianco, Sofri e compagnia cantante: anche allora scrivevano che l’O c c id e nte doveva “d i fe n d e r s i”». Lei sta a sinistra da semp re. « S ic u ra m e nte » . Forse non vi siete mai così divisi come oggi? «Infatti sto cercando di far rinascere la sinistra italiana, ho messo in piedi un progetto politico. E ho appena firmato un contratto per scrivere un libro sulla storia della sinistra. Che è quasi morta, e occorre resuscitare». Contro Berlusconi tutti uniti. «Ma da 15 anni sono solo sconfitte. Occorre capire che il Pd con la sinistra nulla ha a che fare. Non c’è speranza. La sinistra deve essere espressione di un ideale in cui credo ancora».E cioè? «Due sono le cartine di tornasole. Uno: l’uguaglianza. Secondo - e non è un ordine gerarchico - il rifiuto della guerra. Oggettivamente, la guerra è “una roba di destra”». Pe rch é ? «Perché quando metti da parte il “l ogos”, inteso come “parol a” ma anche come “ra g io n e”, e lo sostituisci con il “p o l e m o s”, l’umanità è finita. Mi definisco “comunista uman i s ta”o, se vuole, “g ra m s c i a n o”: sono un osservatore, un essere pensante, cerco sempre di spiegare ai miei studenti, o nei miei libri, che nella storia contano gli individui, in questo caso Putin che avvia le ostilità, formalmente, ma anche altri due elementi». Ov ve ro? «C’è il contesto, che ci dice che la Russia è stata oggetto di atti di vera e propria provocazione. Di un allargamento a dismisura della Nato, contrario ai patti non scritti stipulati fin dai tempi di Gorbaciov e poi mai applicati. Zelensky è un guitto al servizio degli Usa, disposto a tutto pur di non perdere il potere. Sappiamo dei suoi fondi o f fsh o re, e della campagna elettorale gestita dalla stessa agenzia di quando faceva l’attore. Un’irresponsabilità paurosa, la sua». Terzo fattore? «Spesso sottovalutato: il caso. Una combinazione dei tre fattori produce i fatti storici. Io cerco semplicemente la verità, e su questo non faccio sconti. Gramsci quando era bambino ne era così fanatico da risultare molesto ai suoi familiari. Mi viene in mente anche il premio Nobel per la letteratura Romain Rolland, pacifista. Mentre era in vacanza in Svizzera scrisse che gli intellettuali nella Prima guerra mondiale dovevano star sopra la mischia, non cedere alla “canea nazionalistica e bellicistica”. Gli impedirono di tornare in Francia, accusandolo di “tradimen - to”». C’è lo stesso clima? «Mi pare che additare qualcuno come un nemico interno sia da brividi lungo la schiena. E gli insulti fioccano quando non si hanno argomenti. Sono pronto a correggermi se mi si dimostra che sbaglio: ho bisogno di dialettica. Ma ora siamo andati oltre la possibilità di confronto. L’analogia tra Putin e gli zar, ma anche con Hitler e sul fronte opposto con Stalin, è tanto stolta quanto pericolosa». A Torino si è candidato alle re - centi a m m i n i s trative. «Ho accettato di candidarmi perché era una proposta unitaria delle sinistre e abbiamo perso per una manciata di voti. Ma non rinuncio a mettermi in gioco: ho scritto un manifesto, sto raccogliendo adesioni e faremo assemblee territoriali». Chi la segue? «È uno sforzo tremendo, ciascun partitino deve fare un passo indietro in nome di un progetto più grande. Sta aderendo quel vasto popolo di sinistra deluso dalla sinistra, che è oggi contro il governo Draghi che ha assunto un carattere di classe, ferocemente reazionario, ma non si sente rappresentato». Parla della spesa militare, imm a g i n o. «Mentre il ceto medio è devastato - non sa quanti amici ristoratori, negozianti, e partite Iva mi raccontano di essere costretti a chiudere o chiuderanno presto - il premier vuole aumentare le spese militari, non tenendo conto della volontà popolare. Un po’ come nel 1915 tre persone - il re, Salandra e Sonnino - portarono l’Italia in guerra». Draghi non è un monarca. «Mi ha deluso, anche come tecnico, e il governo è zeppo di impresentabili. E poi: 2 miliardi per mitigare gli aumenti in bolletta cosa sono? Spiccioli miserabili. Il comportamento dei palazzi di Roma è un incitare alla rivoluzione, altroché. Non sarà all’ordine del giorno, ma meriterebbero un nuovo ’89, non il 1989, ma il 1789». Terrà il condizionatore acceso? «Non l’ho nemmeno. Ma vede la propaganda sfacciata? Draghi ha parlato di condizionatori mentre le voci del mondo imprenditoriale che soffre si alzano, e contrappone il valore della pace intesa solo come sconfitta russa. Agita il fantasma della “l i b e rtà”. A una provocazione del genere rispondo che in inverno voglio il riscaldamento, che infatti non ha citato, parlando solo del superfluo in modo platealmente scorretto » . Perché lo farebbe? «Perché anche Draghi ha perso il baricentro. Vedi Erdogan: lo chiama tiranno, ma poi ne ha bisogno. Dice di Putin peste e corna, e poi lo chiama con il cappello in mano. Prima della guerra i russi hanno chiesto all’Italia di poter essere mediatrice, e noi abbiamo rifiutato. Ora che ruolo pretendiamo? Siamo in prima fila sulle sanzioni, da cui saremo anche i primi a essere danneggiati. Non si tratta di destra o sinistra: qui è in gioco l’i nte re s s e n a z io n a l e » . Questa è una guerra… «Degli Usa contro la Russia. L’Ucraina è solo uno scenario. Gli Stati Uniti non accettano di perdere il ruolo di unica superpotenza, in un mondo unipolare che però non esiste più». E l’Eu ro pa? «Ha bisogno della Russia. Come fai a togliere all’Europa Tolstoj e Dostoevskij? Ma qui siamo al paro ss is mo… altro che russofobia, siamo alla russofollia, o follia e bas ta » . Come se ne esce? «Senza sanzioni, con la richiesta di una trattativa in un Paese neutrale sotto la garanzia Onu, e non dell’Aia che è al servizio degli Usa, quando vi sarà il cessate il fuoco. Putin, in teoria, è disponibile. Si dovrà arrivare al riconoscimento dell’indipendenza del Donbass, e poi con un referendum - controllato dalle Nazioni Unite - le popolazioni diranno se vogliono la Russia o essere indipendenti. La Crimea, non veniamocelo a raccontare, è già russa».

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