STUPIDA RAZZA

sabato 16 aprile 2022

Bce: stop entro l’estate agli acquisti di bond Fmi: la guerra blocca la crescita di 143 Paesi

 

Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di concludere il programma di acquisti di bond nel terzo trimestre dell’anno. Il Consiglio ha inoltre ribadito di essere pronto ad adeguare con flessibilità, se necessario, gli strumenti di politica monetaria. Allarme del Fmi: la guerra blocca la crescita di 143 Paesi.La normalizzazione della politica monetaria della Bce procede da ieri con un’opzionalità in meno, e quindi una certezza in più sulla chiusura del programma App prevista «nel terzo trimestre» e un impegno rinnovato a favore della flessibilità per difendere la trasmissione della politica monetaria. Al momento un «nuovo strumento» già pronto all’uso per contrastare la frammentazione non pandemica non c’è, ieri «non è stato annunciato», ma la Bce continua a dichiararsi pronta a costruirlo «se necessario», come ha già dimostrato di saper fare in quella manciata di giorni dal 12 al 18 marzo 2020, quando fu lanciato il programma pandemico «molto efficiente» Pepp. Il Consiglio direttivo ha deciso ieri, senza se e senza ma, che il programma di acquisti di attività APP «dovrebbe concludersi» nel terzo trimestre dell’anno: nel decidere questo, dalle decisioni di politica monetaria è stato eliminato il riferimento ai due “se” della condizionalità che determinavano fino a ieri le modalità di chiusura del QE. Il Consiglio lo ha fatto sulla base delle «aspettative rafforzate» dei dati, inflazione al 7,5% in marzo nell’area dell’euro e «aumentata in misura significativa», «pressioni inflazionistiche che si sono intensificate» ma anche l’«elevata incertezza» sull’economia a causa del conflitto in Ucraina: dati pervenuti nelle ultime cinque settimane dopo la riunione del 10 marzo. In quanto alla flessibilità, il Consiglio ha reiterato di essere pronto ad adeguare tutti gli strumenti nell’ambito del proprio mandato, in modo flessibile ove necessario, perché con la pandemia il Pepp ha dimostrato che «la flessibilità nella configurazione e nella conduzione degli acquisti di attività» funziona. Nel corso della conferenza stampa, la presidente Christine Lagarde – collegata da casa perché ancora positiva al Covid ma in ottima forma – ha spiegato le decisioni e le valutazioni del Consiglio, in una riunione caratterizzata da una «buona discussione» sui principali fattori monitorati da vicino dalla Bce, che sono le trattative sindacali e le prospettive sull’inflazione e come queste «reagiranno allo shock inflazionistico». I tempi precisi della conclusione dell’App nel terzo trimestre, ha detto Lagarde, verranno decisi alla riunione del Consiglio direttivo di giugno,sulla base delle proiezioni macroeconomiche e dei modelli ma non solo, anche su molte altre valutazioni «guardando fuori la finestra», data la difficoltà estrema nel proiettarsi nel futuro, «perché l’analisi degli andamenti storici non basta», e con umiltà si riconosce che «ci si può sbagliare». La fine dell’App, ha puntualizzato Lagarde, potrà essere in luglio, agosto o settembre, la decisione dipenderà dai dati del momento. In quanto ai tempi del rialzo dei tassi, il primo dal 2011, Lagarde non si è sbilanciata: quel «qualche tempo dopo» la conclusione dell’App è un arco temporale che potrà essere misurato in settimane o mesi. Il Consiglio direttivo continua a procedere nel percorso della normalizzazione della politica monetaria con gradualità, flessibilità e opzionalità: mantenendo la sequenza indicata, prima la fine del QE e poi il rialzo dei tassi, difesa con intransigenza dal capo economista Philip Lane. «Per ora ci concentriamo sul reinvestimento delle attività», ha risposto Lagarde a chi le chiedeva se il Consiglio avesse iniziato a pensare ai tempi dello smantellamento del portafoglio di assets, dato che la Federal Reserve inizierà a ridurre il bilancio dal prossimo mese. «Confrontare le economie degli Usa e dell’area dell’euro è come comparare le mele con le arance», è stata la battuta di Lagarde nel respingere il confronto tra due mercati dove occupazione e salari non sono confrontabili e dove l’Europa è più esposta alle conseguenze della guerra. Sulle voci di una sua nomina a premier di un governo Macron, la presidente ha chiosato: «Non ho voce».

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