«Buttiamo via le mascherine Con Omicron non servono più»
n Professoressa Maria Rita Gismondo, le
mascherine al chiuso
vanno m a nte nute , come vuole il governo?
«Sarebbe inutile. Con
Omicron, il tasso di trasmissibilità
del virus è diventato così alto, che
tenere le mascherine non contiene
il contagio. Tanto più ora che, giustamente, abbiamo scelto di scendere a un compromesso con la presenza del Covid, accettando pochi
casi più seri, a fronte di una maggioranza di infezioni blande tra le
persone vaccinate e immunocomp ete nt i » .
I bimbi dai 6 anni in su sono tenuti a portare la mascherina a
scuola, benché alcuni studi rivelino che ciò comporta problemi di
socializzazione e, addirittura, nello sviluppo del linguaggio.
«I bambini hanno metabolizzato
il concetto che l’altro non è l’a m ic o
da conoscere ed esplorare, ma l’un -
tore. In questa fase evolutiva, è allucinante: tutto ciò condizionerà la
loro crescita. Stiano pure senza
mascherina, anche perché le indossano a scuola, ma poi al parco
no. Prima di attuare una misura,
bisognerebbe valutarne le conseg ue n ze » .
Non è stato fatto?
«Persino qualche membro del
Cts ammette che alcuni provvedimenti sono stati inutili a contenere
il virus, benché gravidi di conseguenze negative».
Si riferisce alla «confessione» di
Donato Greco?
« B e’, sentir dire che i lockdown
non sono serviti non è banale, visto
che quelle chiusure hanno prodotto una crisi economica terribile,
problemi psicologici enormi, nonché la pandemia parallela dell’as -
senza di cure mediche per tante
altre patologie».
Fabrizio Pregliasco lascia intendere che la mascherina dovrebbe
diventare un’abitudine permanente, anche per prevenire le periodiche epidemie influenzali.
«Io temo che della mascherina ci
libereremo con una certa difficoltà: le persone si sentono più sicure
indossandola».
Non la molleremo più?
«Mi sembra impensabile che ci
abituiamo a non vedere più l’espressione di un volto, a non interpretare più la mimica facciale delle
altre persone. Rinunciare a questo
sarebbe gravissimo. Va bene aver
portato la mascherina quando serviva, ma adesso, per favore, lasciamola».
Nonostante il decreto con la tabella di marcia per il ritorno alla
normalità, siamo ancora uno dei
Pae s i con le regole più severe in
v i go re.
«E siamo l’unico Paese che, uscito da uno stato d’emergenza - quello per il Covid - ne ha dichiarato un
altro - per la guerra. Ci siamo così
affezionati all’emergenza che non ne possiamo fare a meno… ».
Proprio mentre la Germania
boccia l’obbligo vaccinale per gli
ultrasessantenni, qui stanno arrivando le multe agli over 50 non vac -
c i n ati …
«In una fase in cui il virus provoca una patologia assolutamente
sopportabile, c’è un elevato livello
di immunizzazione e chi non ha
voluto vaccinarsi, comunque, non
lo farà, bisognerebbe smetterla di
inseguire i fantasmi. È normale che
ci sia una percentuale minoritaria
di persone che rifiuta l’iniezione. E
non le convinceremo con 100 euro
di multa».
Sia a Pasqua, sia il 25 aprile, resterà in vigore anche il green pass.
Che ne pensa?
«Il green pass è odioso. Lo è stato
inizialmente, perché era stato presentato per uno scopo e dopo hanno ammesso che in realtà lo scopo
era di obbligare surrettiziamente
la gente a vaccinarsi. Ed è odioso
oggi, perché non serve a nulla, non
ha senso e tiene in piedi delle remore da emergenza che non ci lasciano staccare psicologicamente dalla
pa n d e m i a » .
La validità del codice a barre è
stata prorogata tre anni. È complottista chi s o s p ett a che qualcuno pensi di m o du l a r ne l’uso «a fisarmonica»? Tolgo il lasciapassare nei mesi caldi, lo ripristino d’in -
ve r no, con la scusa dell’au m e nto
dei contagi…
«Guardi, non occorre essere
complottisti per credere che, anche con obiettivi diversi, il green
pass non ci abbandonerà mai».
Lo pensa davvero?
«Vedrà: ci diranno che, essendo
stata messa in piedi questa struttura informatica, sarà necessario
usarla per chissà quali altri scopi.
Non dico che arriveremo al sistema
di credito sociale alla cinese, ma di
sicuro il green pass è uno strumento funzionale ad attuare forme di
controllo attraverso i dispositivi
tecnologici. A distinguere tra “buo -
n i” e “c att iv i”».
C’è il via libera alla quarta dose
per gli ottantenni, ma intanto si
invoca il vaccino aggiornato. Ci
spiega come dovremmo orientarci? «In questo momento, fare la
quarta dose sarebbe uno spreco
inutile. Innanzitutto, perché questi vaccini ci coprono al massimo
per quattro mesi e, dunque, fino a
quando ne avremmo realmente bisogno, all’inizio dell’autunno. A
quel punto, saremmo costretti a
sottoporci pure a una quinta dose».
Esclude ci sia urgenza anche nel
caso degli anziani?
«Somministrare la quarta dose a
un ultraottantenne, senza sapere
chi ha risposta immunologica e chi
no, è un altro spreco: se una persona non è in grado di reagire immunologicamente, le puoi fare anche
un vaccino al giorno, ma non stimolerai mai la sua risposta antic o r pa l e » .
In definitiva: meglio il vaccino
vecchio, o uno riadattato?
«Siamo davanti a un virus a Rna:
riuscire a produrre un vaccino duraturo è un’impresa impossibile. Il
rischio è che ci vacciniamo sempre
per una variante già superata».
E allora?
«Certamente il vaccino va aggiornato, perché è tarato sul virus
di Wuhan, che proprio non esiste
più. Quello che circola è un altro
virus. Il compromesso potrebbe
essere il modello del vaccino antinfluenzale: un richiamo autunnale
con un vaccino aggiornato, consigliato ai fragili e agli anziani».
Nessuna pressione e nessun obbligo surrettizio su i più giovan i ,
du n q ue?
«Se la patologia rimane quella
che stiamo osservando, no. Non abbiamo mai imposto obblighi vaccinali con l’influenza, che nei fragili e
negli anziani rappresenta comunque una malattia importante, capace di riempire le terapie intensive
di pazienti affetti da polmoniti, negli anni prima del Covid».
Le varianti ricombinanti devono preoccuparci?
«Non possiamo stare tranquilli
in assoluto, ma bisogna pensare
sempre che, nelle altre pandemie, i
virus, mutando, hanno perso patogenicità. E in ogni caso, dobbiamo
ricominciare a vivere: non è che
per il rischio di meteoriti stiamo
tutti rinchiusi negli scantinati…».
Voi sanitari eravate gli «angeli»
del Covid. Gli «eroi». Adesso?
MARIA RITA GISMONDO
«Siamo in una situazione ridicola».
Che vuol dire?
«Quando è cominciata la pandemia, avevamo perso 70.000 unità,
tra medici e infermieri. E di queste,
ne ne era stato rimpiazzato circa
un quarto. Perciò, abbiamo affrontato la pandemia a mani nude».
Eppure, Giuseppe Conte andò in
tv a dire: «Siamo prontissimi».
«Hanno anche detto che siamo
stati i migliori, anche se abbiamo
avuto più morti degli altri Paesi».
L’ho interrotta: parlava dei problemi della sanità.
«Ecco: per sopperire alle carenze di organico, abbiamo preso e catapultato in una realtà d’emergen -
za persino gli specializzandi. Ragazzi che, magari, avevano svolto
solo un tirocinio, si sono ritrovati
in terapia intensiva».
Pa z ze s c o.
«Così, comunque, abbiamo colmato circa il 60% del personale che
m a n c ava » .
Personale che manterrete?
« Al l ’ultimo minuto, i contratti
sono stati prorogati fino a giugno.
Ma queste persone non rappresentano un organico in più, visto che
hanno colmato solo in parte gli ammanchi ereditati da dieci anni di
tagli. Ora ci danno la possibilità di
assumerle. Ma attenzione».
A cosa?
«Sono le Regioni a dover decidere: si assume solo se ci sono posti
vacanti in organico. Peccato che,
nel tempo, quei posti siano stati
c a n c e l l at i . . . » .
Un magheggio?
«Stiamo tornando indietro, alla
situazione pre Covid. E mancano
programmazione e coordinamento tra ministeri della Salute e dell’Università: quest’anno stiamo facendo entrare alla scuola di specializzazione lo stesso numero chiuso
degli anni precedenti, senza prevedere il fabbisogno di medici dei
prossimi anni».
Serve la Norimberga del virus?
«Non la metterei su un piano giustizialista. Serve un’analisi degli
errori che sono stati commessi, per
evitare che ciò che è successo accada di nuovo. Se no, passata la festa,
gabbato lo santo…».
Sulle cure anti Covid stiamo migliora n d o?
«Siamo messi malissimo: i farmaci
stanno scadendo, li
stiamo buttando».
Ve ra m e nte?
«A ll ’inizio dell’anno non avevamo
antivirali, li davamo
col contagocce. Poi
sono arrivati, ma
non si utilizzano».
E perché?
«I parametri sono
strettissimi: praticamente, li può ricevere un morto che
cammina. E poi, per le lungaggini
bu ro c rat ic h e » .
Roberto Speranza dovrebbe
aver autorizzato le prescrizioni da
parte dei medici di famiglia.
«Sì. Ma nel frattempo, c’è gente
che non viene curata. I morti che
contiamo oggi, nella stragrande
maggioranza dei casi, potrebbero
essere salvati: con gli antivirali, si
evita il ricovero nel 90% dei casi».
S’è spiegata perché c’è stata questa sottovalutazione delle cure?
«In molti lo abbiamo chiesto. Ho
saputo che, informalmente, dal ministero hanno dato una risposta
della serie: “Teniamo stretti i parametri per evitare sprechi”. Una stupid a g g i n e » .
Ma perché, i vaccini ce li avevano
forse regalati?
«Ma soprattutto, una terapia antivirale costa 700 euro. Un giorno di
terapia intensiva può costarne tra
6.000 e 9.000».
Insomma, quella che ci ha riferito era una riposta informale. E una
risposta ufficiale ve l’hanno data?
«Mai».
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