STUPIDA RAZZA

lunedì 11 aprile 2022

«Buttiamo via le mascherine Con Omicron non servono più»


n Professoressa Maria Rita Gismondo, le mascherine al chiuso vanno m a nte nute , come vuole il governo? «Sarebbe inutile. Con Omicron, il tasso di trasmissibilità del virus è diventato così alto, che tenere le mascherine non contiene il contagio. Tanto più ora che, giustamente, abbiamo scelto di scendere a un compromesso con la presenza del Covid, accettando pochi casi più seri, a fronte di una maggioranza di infezioni blande tra le persone vaccinate e immunocomp ete nt i » . I bimbi dai 6 anni in su sono tenuti a portare la mascherina a scuola, benché alcuni studi rivelino che ciò comporta problemi di socializzazione e, addirittura, nello sviluppo del linguaggio. «I bambini hanno metabolizzato il concetto che l’altro non è l’a m ic o da conoscere ed esplorare, ma l’un - tore. In questa fase evolutiva, è allucinante: tutto ciò condizionerà la loro crescita. Stiano pure senza mascherina, anche perché le indossano a scuola, ma poi al parco no. Prima di attuare una misura, bisognerebbe valutarne le conseg ue n ze » . Non è stato fatto? «Persino qualche membro del Cts ammette che alcuni provvedimenti sono stati inutili a contenere il virus, benché gravidi di conseguenze negative». Si riferisce alla «confessione» di Donato Greco? « B e’, sentir dire che i lockdown non sono serviti non è banale, visto che quelle chiusure hanno prodotto una crisi economica terribile, problemi psicologici enormi, nonché la pandemia parallela dell’as - senza di cure mediche per tante altre patologie». Fabrizio Pregliasco lascia intendere che la mascherina dovrebbe diventare un’abitudine permanente, anche per prevenire le periodiche epidemie influenzali. «Io temo che della mascherina ci libereremo con una certa difficoltà: le persone si sentono più sicure indossandola». Non la molleremo più? «Mi sembra impensabile che ci abituiamo a non vedere più l’espressione di un volto, a non interpretare più la mimica facciale delle altre persone. Rinunciare a questo sarebbe gravissimo. Va bene aver portato la mascherina quando serviva, ma adesso, per favore, lasciamola». Nonostante il decreto con la tabella di marcia per il ritorno alla normalità, siamo ancora uno dei Pae s i con le regole più severe in v i go re. «E siamo l’unico Paese che, uscito da uno stato d’emergenza - quello per il Covid - ne ha dichiarato un altro - per la guerra. Ci siamo così affezionati all’emergenza che non ne possiamo fare a meno… ». Proprio mentre la Germania boccia l’obbligo vaccinale per gli ultrasessantenni, qui stanno arrivando le multe agli over 50 non vac - c i n ati … «In una fase in cui il virus provoca una patologia assolutamente sopportabile, c’è un elevato livello di immunizzazione e chi non ha voluto vaccinarsi, comunque, non lo farà, bisognerebbe smetterla di inseguire i fantasmi. È normale che ci sia una percentuale minoritaria di persone che rifiuta l’iniezione. E non le convinceremo con 100 euro di multa». Sia a Pasqua, sia il 25 aprile, resterà in vigore anche il green pass. Che ne pensa? «Il green pass è odioso. Lo è stato inizialmente, perché era stato presentato per uno scopo e dopo hanno ammesso che in realtà lo scopo era di obbligare surrettiziamente la gente a vaccinarsi. Ed è odioso oggi, perché non serve a nulla, non ha senso e tiene in piedi delle remore da emergenza che non ci lasciano staccare psicologicamente dalla pa n d e m i a » . La validità del codice a barre è stata prorogata tre anni. È complottista chi s o s p ett a che qualcuno pensi di m o du l a r ne l’uso «a fisarmonica»? Tolgo il lasciapassare nei mesi caldi, lo ripristino d’in - ve r no, con la scusa dell’au m e nto dei contagi… «Guardi, non occorre essere complottisti per credere che, anche con obiettivi diversi, il green pass non ci abbandonerà mai». Lo pensa davvero? «Vedrà: ci diranno che, essendo stata messa in piedi questa struttura informatica, sarà necessario usarla per chissà quali altri scopi. Non dico che arriveremo al sistema di credito sociale alla cinese, ma di sicuro il green pass è uno strumento funzionale ad attuare forme di controllo attraverso i dispositivi tecnologici. A distinguere tra “buo - n i” e “c att iv i”». C’è il via libera alla quarta dose per gli ottantenni, ma intanto si invoca il vaccino aggiornato. Ci spiega come dovremmo orientarci? «In questo momento, fare la quarta dose sarebbe uno spreco inutile. Innanzitutto, perché questi vaccini ci coprono al massimo per quattro mesi e, dunque, fino a quando ne avremmo realmente bisogno, all’inizio dell’autunno. A quel punto, saremmo costretti a sottoporci pure a una quinta dose». Esclude ci sia urgenza anche nel caso degli anziani? «Somministrare la quarta dose a un ultraottantenne, senza sapere chi ha risposta immunologica e chi no, è un altro spreco: se una persona non è in grado di reagire immunologicamente, le puoi fare anche un vaccino al giorno, ma non stimolerai mai la sua risposta antic o r pa l e » . In definitiva: meglio il vaccino vecchio, o uno riadattato? «Siamo davanti a un virus a Rna: riuscire a produrre un vaccino duraturo è un’impresa impossibile. Il rischio è che ci vacciniamo sempre per una variante già superata». E allora? «Certamente il vaccino va aggiornato, perché è tarato sul virus di Wuhan, che proprio non esiste più. Quello che circola è un altro virus. Il compromesso potrebbe essere il modello del vaccino antinfluenzale: un richiamo autunnale con un vaccino aggiornato, consigliato ai fragili e agli anziani». Nessuna pressione e nessun obbligo surrettizio su i più giovan i , du n q ue? «Se la patologia rimane quella che stiamo osservando, no. Non abbiamo mai imposto obblighi vaccinali con l’influenza, che nei fragili e negli anziani rappresenta comunque una malattia importante, capace di riempire le terapie intensive di pazienti affetti da polmoniti, negli anni prima del Covid». Le varianti ricombinanti devono preoccuparci? «Non possiamo stare tranquilli in assoluto, ma bisogna pensare sempre che, nelle altre pandemie, i virus, mutando, hanno perso patogenicità. E in ogni caso, dobbiamo ricominciare a vivere: non è che per il rischio di meteoriti stiamo tutti rinchiusi negli scantinati…». Voi sanitari eravate gli «angeli» del Covid. Gli «eroi». Adesso? MARIA RITA GISMONDO «Siamo in una situazione ridicola». Che vuol dire? «Quando è cominciata la pandemia, avevamo perso 70.000 unità, tra medici e infermieri. E di queste, ne ne era stato rimpiazzato circa un quarto. Perciò, abbiamo affrontato la pandemia a mani nude». Eppure, Giuseppe Conte andò in tv a dire: «Siamo prontissimi». «Hanno anche detto che siamo stati i migliori, anche se abbiamo avuto più morti degli altri Paesi». L’ho interrotta: parlava dei problemi della sanità. «Ecco: per sopperire alle carenze di organico, abbiamo preso e catapultato in una realtà d’emergen - za persino gli specializzandi. Ragazzi che, magari, avevano svolto solo un tirocinio, si sono ritrovati in terapia intensiva». Pa z ze s c o. «Così, comunque, abbiamo colmato circa il 60% del personale che m a n c ava » . Personale che manterrete? « Al l ’ultimo minuto, i contratti sono stati prorogati fino a giugno. Ma queste persone non rappresentano un organico in più, visto che hanno colmato solo in parte gli ammanchi ereditati da dieci anni di tagli. Ora ci danno la possibilità di assumerle. Ma attenzione». A cosa? «Sono le Regioni a dover decidere: si assume solo se ci sono posti vacanti in organico. Peccato che, nel tempo, quei posti siano stati c a n c e l l at i . . . » . Un magheggio? «Stiamo tornando indietro, alla situazione pre Covid. E mancano programmazione e coordinamento tra ministeri della Salute e dell’Università: quest’anno stiamo facendo entrare alla scuola di specializzazione lo stesso numero chiuso degli anni precedenti, senza prevedere il fabbisogno di medici dei prossimi anni». Serve la Norimberga del virus? «Non la metterei su un piano giustizialista. Serve un’analisi degli errori che sono stati commessi, per evitare che ciò che è successo accada di nuovo. Se no, passata la festa, gabbato lo santo…». Sulle cure anti Covid stiamo migliora n d o? «Siamo messi malissimo: i farmaci stanno scadendo, li stiamo buttando». Ve ra m e nte? «A ll ’inizio dell’anno non avevamo antivirali, li davamo col contagocce. Poi sono arrivati, ma non si utilizzano». E perché? «I parametri sono strettissimi: praticamente, li può ricevere un morto che cammina. E poi, per le lungaggini bu ro c rat ic h e » . Roberto Speranza dovrebbe aver autorizzato le prescrizioni da parte dei medici di famiglia. «Sì. Ma nel frattempo, c’è gente che non viene curata. I morti che contiamo oggi, nella stragrande maggioranza dei casi, potrebbero essere salvati: con gli antivirali, si evita il ricovero nel 90% dei casi». S’è spiegata perché c’è stata questa sottovalutazione delle cure? «In molti lo abbiamo chiesto. Ho saputo che, informalmente, dal ministero hanno dato una risposta della serie: “Teniamo stretti i parametri per evitare sprechi”. Una stupid a g g i n e » . Ma perché, i vaccini ce li avevano forse regalati? «Ma soprattutto, una terapia antivirale costa 700 euro. Un giorno di terapia intensiva può costarne tra 6.000 e 9.000». Insomma, quella che ci ha riferito era una riposta informale. E una risposta ufficiale ve l’hanno data? «Mai».

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