STUPIDA RAZZA

lunedì 11 aprile 2022

Ora basta multe ai no vax e prof segregati



Anche se c’è la guerra in Ucraina, Roberto Speranza non dimentica la guerra ai no vax. Cadono le bombe su Kiev, ma non cadono le certezze sulla base delle quali il ministro della Salute, da oltre un anno, ha aperto un conflitto con chi non si è deciso a offrire il braccio alla patria. Infatti, in questi giorni sono state spedite centinaia di  migliaia di sanzioni ai cinquantenni che nei mesi scorsi non hanno accettato di vaccinarsi. L’Agenzia delle entrate batte cassa e minaccia di applicare ammende qualora i multati non si affrettino a pagare. Tra le ipotesi, per chi è pensionato, c’è pure la decurtazione dell’assegno previdenziale o una cartella esattoriale, che in caso di mancato adempimento potrebbe essere brandita per colpire le proprietà alla luce del sole del reo di mancata iniezione. Sì, nonostante la crisi internazionale minacci di mandare a gambe all’aria la nostra fragile economia, il Fisco non dimentica chi non si è vaccinato e lo insegue anche per lettera, recapitando a casa l’intimazione a pagare perfino a chi, avendo contratto il coronavirus, risulti a tutti gli effetti immune. Che non ci siano ragioni concrete per intraprendere una battaglia contro chi ha rifiutato di sottoporsi al trattamento sanitario anti Covid, perché non si registra un aumento dei contagi o dei ricoveri in ospedale, non è importante: lo Stato non dimentica. E dire che ormai è assodata l’inutilità di certe misure. A differenza di quanto asserì il presidente del Consiglio, non è affatto vero che quanti si sono vaccinati sono sicuri di essere fra persone che non contagiano e non si contagiano. Basta infatti scorrere le tabelle diffuse dall’Istituto superiore di sanità per rendersi conto che i malati salgono tra persone che hanno già ricevuto sia la seconda che la terza dose. Dunque, questa è la prova che il vaccino non evita agli italiani di prendersi il Covid, ma al massimo riduce i rischi, prevenendo un ricovero. Perciò, perché multare un cittadino che non si è reso responsabile di nulla, ma ha semplicemente deciso di avvalersi di un suo diritto, ovvero di scegliere se vaccinarsi o meno? In nessun Paese democratico, fatta eccezione per l’Austria che però dopo poche settimane si è rimangiata la decisione, è stata istituita una multa contro i no vax. Come è possibile che questa superi le forche caudine della Corte costituzionale che è sempre pronta a bocciare la benché minima violazione dei diritti delle persone, compreso quello di lasciarsi morire o, addirittura, di essere aiutato a farlo? Peraltro, le anomalie della guerra dichiarata da S p e ra n - za contro chi non si è vaccinato (tra i quali, segnaliamo ci sono molti profughi ucraini, ma quelli, essendo in fuga dai bombardamenti, sono graziati dal ministro e dai suoi pasdaran), stanno provocando più di un danno che, in un momento normale, sarebbero oggetto di una contestazione della Corte dei conti. Infatti, grazie alle norme introdotte dal responsabile della Salute, i professori che non si sono vaccinati non possono tornare al lavoro. O meglio: hanno diritto di farlo e soprattutto di incassare lo stipendio, tuttavia non possono salire in cattedra. Risultato, ci sono migliaia di docenti che pur recandosi a scuola ogni giorno, non sono abilitati a tenere una lezione, ma devono rimanere nelle retrovie, impiegati in lavori di segreteria senza poter svolgere il mestiere per cui sono abilitati e pagati. Qualcuno addirittura è costretto, suo malgrado, a rimanere con le mani in mano. Tutto ciò mentre i presidi, per coprire i buchi di orario, devono far ricorso ai supplenti, con costi doppi rispetto a quelli normali. C’è un senso in tutto ciò visto che, nonostante la seconda e la terza dose, ci si continua a contag i a re? Esiste una logica, che non sia quella punitiva che piace tanto a S p e ra n za e compagni, per cui si può salire su un vagone della metropolitana anche se non si è vaccinati, ma non si può entrare in classe per insegnare? E dire che in certe ore le persone stipate in una carrozza sono di più di quelle sedute dentro u n’au l a . Che non ci sia nulla di logico, ma neppure di scientifico, in ciò che S p e ra n za impone agli italiani dopo due anni di errori lo dimostra anche un altro fatto. All’Istituto superiore di sanità, un gruppo di dirigenti e scienziati ha deciso di tenere a battesimo un sindacato che rappresenti le istanze di chi non si sia sottoposto al vaccino. Gli iscritti avrebbero già eletto un loro rappresentante, pronti a far valere le proprie argomentazioni dentro l’istituzione in cui si prendono le decisioni che riguardano la salute dei cittadini. Dice Roberto Papi, uno dei dirigenti della nuova associazione: «Qui la gente ragiona con la propria testa, pronta, se del caso, anche a perdere il posto di lavoro». Un fenomeno isolato? Mica tanto, perché lo stesso sindacato sta nascendo anche in altri istituti di ricerca scientifica. Il solo che sembra non capire che il vento è cambiato è il ministro, il quale, nonostante uno scienziato come Guido Silvestri dica che i lockdown non servono più, sogna ancora i bei tempi andati dei Dpcm di Giuseppe Conte, quando bastava una conferenza stampa notturna per rinchiudere gli italiani.

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