STUPIDA RAZZA

venerdì 22 aprile 2022

Credit Suisse avverte: sui conti il peso di accantonamenti e crisi ucraina



Credit Suisse ha lanciato un avvertimento sui conti del primo trimestre di quest’anno, che saranno resi noti il 27 aprile. La banca elvetica ha preannunciato in sostanza una perdita per i primi tre mesi del 2022. L’istituto ha affermato di aver costituito accantonamenti per rischi giuridici legati a contenziosi già noti, le cui origini risalgono a più di dieci anni fa, senza indicare di quali contenziosi si tratta. La somma destinata a questi accantonamenti, ha però precisato Credit Suisse, è di circa 700 milioni di franchi e l'impatto sul primo di trimestre dell'anno in corso dovrebbe essere di circa 600 milioni di franchi (583 milioni di euro al cambio attuale). A ciò si aggiungono peraltro altri due capitoli negativi, quello della guerra in Ucraina provocata dall'invasione russa e quello della rettifica di valore per la quota in Allfunds Group. Il peso della riduzione dei proventi e delle perdite sui crediti legato alla guerra in Ucraina dovrebbe essere di circa 200 milioni di franchi. L'onere dovuto alla svalutazione dell'8,6% detenuto in Allfunds, rete di distribuzione di fondi di investimento, dovrebbe essere di circa 350 milioni di franchi. Le voci negative si completano con l'andamento dei mercati e in particolare, ha affermato la banca, con «una riduzione delle emissioni sul mercato dei capitali e un'attività meno sostenuta». Di contro, le perdite nel trimestre saranno in parte limitate da un paio di voci positive: lo scioglimento di accantonamenti legati alla vicenda Archegos per circa 170 milioni di franchi e guadagni nell'immobiliare per circa 160 milioni di franchi. L'avvertimento sui conti del primo trimestre è stato accolto male dal mercato, il titolo Credit Suisse a Zurigo ha chiuso con un ribasso dell'1,48%, in una seduta in cui l'indice delle blue chip svizzere, lo Smi, ha registrato un progresso dello 0,23%. Le crisi del fondo-family office americano Archegos e della società finanziaria anglo-australiana Greensill hanno contribuito ai risultati negativi nel 2021 di Credit Suisse, che ha chiuso l'ultimo esercizio con una perdita di 1,57 miliardi di franchi, contrapposta all'utile di 2,7 miliardi del 2020. Nei mesi scorsi erano arrivate anche le dimissioni del da poco insediato presidente del cda António HortaOsório, messo sotto accusa per non aver rispettato le quarantene anticoronavirus; la presidenza è andata ad Axel Lehmann. La carica di ceo è ancora di Thomas Gottstein, che ha parlato di un 2022 di transizione dopo le turbolenze del 2021i e dopo i cambiamenti nel management conseguenti e la riorganizzazione delle attività. La speranza di una parte degli operatori e degli analisti della piazza elvetica era però che il primo trimestre fosse meno pesante. L'avvertimento della  banca ha per ora gelato le aspettative. Cresce quindi l'attesa non solo per i dettagli sui conti e sulle prospettive che dovrebbero essere forniti il 27 aprile, ma anche per l'assemblea degli azionisti che si svolgerà due giorni più tardi, il 29 aprile. La società di consulenza per azionisti Glass Lewis ha raccomandato il rifiuto del “discarico” al vertice di Credit Suisse per l'esercizio 2020. In sostanza, il discarico è la decisione dell'assemblea che mette al riparo il vertice da eventuali rivalse da parte degli azionisti. Glass Lewis ha ricordato in particolare i casi Greensill e Archegos. Nelle settimane scorse un'altra società di sostegno agli azionisti, la ISS, aveva pure raccomandato il no al discarico per il 2020; la stessa ISS aveva peraltro fatto notare che il discarico è invece giustificato per il 2021, considerando le misure correttive varate dalla banca. Anche l'elvetica Fondazione Ethos, attiva nella difesa dei piccoli azionisti, ha raccomandato il rifiuto del discarico; secondo Ethos il no dovrebbe riguardare sia l'esercizio 2020, sia l'esercizio 2021.

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