STUPIDA RAZZA

venerdì 22 aprile 2022

Cuba, Venezuela e Iran: tutti i flop dal 1962 a oggi


LO DICONO PURE LORO,SONO PROPRIO DEI COGLIONI !

È costellato di dubbi il dibattito sulle sanzioni: perplessità di ordine economico, politico e persino filosofico. Amartya Sen, Nobel per l’Economia, già trent’anni fa istillava ai suoi studenti della London School of economics più dubbi che certezze sull’argomento. Il mercato dovrebbe avere esiti “Pareto-ottimali” ma l’introduzione delle sanzioni genera quasi sempre limitazioni in termini di efficienza e al tempo stesso una costrizione delle libertà personali. L’esito delle relazioni internazionali tra Paesi è ancora più deludente e ciò dovrebbe dissuadere le cancellerie di tutto il mondo. Invece la policy delle sanzioni non conosce crisi a dispetto di risultati quasi sempre scoraggianti. Cuba, Iran, Russia e Venezuela rappresentano casi eclatanti di “failed mission”, missione fallita. I Paesi che hanno applicato i provvedimenti ai Paesi menzionati hanno generato sofferenza nelle popolazioni ma hanno prolungato dei governi che avrebbero voluto rovesciare. Il Sud Africa è stato l’unico Paese in cui l’obiettivo è stato raggiunto e l’Apartheid sconfitta. Cuba è il caso paradigmatico di insuccesso; le prime sanzioni risalgono al 1959 quando Fidel Castro prende il potere e nazionalizza un miliardo di dollari di proprietà americane nell’isola caraibica. Azione-Reazione: il presidente americano John F. Kennedy rafforza il provvedimento nel 1960, nel 1961 si interrompono le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cuba, dopo che L’Avana ha siglato un accordo commerciale con l’Unione Sovietica. L’anno dopo, nel 1962, scatta el bloqueo, l’embargo, che sessant’anni dopo, è ancora in vigore. Quali misure sono state adottate? La materia è molto complessa e talvolta anche i giuristi e gli esperti di relazioni internazionali annaspano nell’identificare con precisione i settori merceologici colpiti, così come le norme relative ai servizi. Le restrizioni vengono rimodulate con una logica di “revisione dinamica”, in funzione del contesto internazionale: prigionieri politici, profughi cubani, interessi bilaterali sono variabili che modificano i trattati. Il punto cardine definito a Washington è comunque il divieto di fare affari con le imprese cubane, estendendo il “no” a tutti i Paesi europei e latinoamericani che abbiano relazioni commerciali con gli Stati Uniti. Quindi colpiti anche i Paesi terzi che volessero effettuare commerci e investimenti nell’isola. Quanto è costato l’embargo? Difficile effettuare calcoli precisi, una decina di anni fa il governo cubano ha stimato una perdita di 1.000 miliardi di dollari. A patire è stata soprattutto la popolazione, mentre il governo di Fidel non è mai stato disarcionato. Dopo di lui è stato il turno di Raul Castro, poi di Miguel Diaz Canel. Un altro caso latinoamericano di palese insuccesso riguarda il Venezuela. Il governo di Hugo Chavez Cuba, Venezuela e Iran: tutti i flop dal 1962 a oggi e poi quello di Nicolas Maduro sono stati duramente sanzionati dagli Stati Uniti. L’industria petrolifera venezuelana, architrave dell’economia, è crollata sotto il peso dei mancati investimenti interni e internazionali, e la popolazione ha attraversato una recessione di gravi proporzioni. All’acme della crisi, nel 2019, più di 3 milioni di venezuelani sono emigrati all’estero, prevalentemente in Colombia. Ebbene, superato il momento più critico, le triangolazioni commerciali del governo di Caracas con Russia, Cina e Iran hanno dribblato gli effetti della crisi e aggirato le sanzioni. Il governo di Maduro è riuscito a sopravvivere all’embargo e, ironia della sorte, poche settimane fa, una delegazione di alto livello si è recata a Caracas per avviare colloqui in merito a un possibile allentamento delle sanzioni. Sconfessato dagli stessi americani il presidente autoproclamato del Venezuela, Juan Guaidò. La lista di soggetti sanzionati dal Dipartimento del Tesoro americano è quasi raddoppiata in pochi anni, passando dai circa 6mila soggetti del 2014 ai quasi 10mila del 2021. L’Iran è un altro case study di rilievo. L’amministrazione di Barack Obama utilizzò le cosiddette “sanzioni secondarie”, che non penalizzano direttamente il soggetto sanzionato ma chiunque faccia affari con lui. Un obiettivo venne centrato: riaprire il tavolo del negoziato sul nucleare ma al tempo stesso il governo di Teheran seppe aggirare le misure più penalizzanti e il commercio di petrolio venne ripristinato con altre potenze regionali. Il Sudafrica è forse l’unico caso in cui le sanzioni sono state efficaci. L’Onu raccolse un appello dell’African national congress nel 1962 e chiese l’interruzione di tutti i rapporti commerciali con il governo sudafricano. L’apartheid venne definito un «crimine contro l’umanità». La Comunità europea riuscì a coordinare una linea comune e la prima misura adottata fu un codice di condotta. Nel 1985 e nel 1986, sono state varate misure restrittive e positive al fine di esercitare pressioni sul regime. Quali l’embargo sul commercio delle armi, la cessazione delle esportazioni di petrolio e degli scambi culturali e sportivi e, in seguito, un embargo sui nuovi investimenti per le aziende europee presenti in Sud Africa. Era il 1977. Seguirono altri provvedimenti, misure restrittive e positive al fine di esercitare pressioni sul regime: l’embargo sul commercio delle armi, la cessazione delle esportazioni di petrolio e degli scambi culturali e sportivi e, in seguito, un embargo sui nuovi investimenti. Cadde l’Ancien régime razzista di una società castale e cetuale.



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