STUPIDA RAZZA

domenica 3 aprile 2022

Dietro l’emergenza un conto da 19 miliardi e 82 decreti

 

Dopo 790 giorni, 82 decreti - uno ogni 10 giorni - e un conto di 19 miliardi per potenziare ospedali, comprare ventilatori, mascherine e vaccini e assumere oltre 30mila tra medici e infermieri si chiude lo stato di emergenza sanitaria deliberato il 31 gennaio del 2020. Da oggi oltre al graduale addio al green pass che praticamente sparirà dal 1° maggio non ci saranno più i colori delle Regioni che a seconda dell’andamento di contagi e ricoveri faceva scattare le chiusure. Ma attenzione: non si tratta di una vera e propria smobilitazione, anzi diversi “strumenti” dell’emergenza restano di fatto in piedi. Se il Cts, il Comitato tecnico scientifico, chiude definitivamente, la struttura commissariale guidata dal generale Figliuolo passa invece il testimone all’«Unità per il completamento della campagna vaccinale ». Una struttura che lavorerà dentro Palazzo Chigi guidata dal generale Tommaso Petroni - già a fianco di Figliuolo come responsabile della logistica nella campagna vaccinale - che agirà con gli stessi «poteri attribuiti al commissario straordinario». Il Governo non potrà però più ricorrere ai Dpcm: ne sono stati emanati ben 31 di decreti firmati soprattutto dall’ex premier Conte per proclamare lockdown e chiusure senza passare dal Parlamento. Che ha comunque convertito in legge in oltre due anni anche 51 decreti legge legati strettamente all’emergenza Covid e varati soprattutto dall’ultimo Governo Draghi. Con l’ultimo decreto legge sul Covid (il n. 24 del 24 marzo) che all’articolo 3 assegna di nuovo al ministro della Salute Roberto Speranza, fino al prossimo 31 dicembre, il potere di continuare ad emanare ordinanze che introducano «limitazioni agli spostamenti da e per l’estero» oltre che adottare d’intesa con le Regioni «linee guida e protocolli volti a regolare lo svolgimento in sicurezza dei servizi e delle attività economiche, produttive e sociali». Proprio nella sua ultima seduta di mercoledì scorso il Cts ha ritoccato l’ultima versione delle linee guida che le Regioni dovrebbero pubblicare nei prossimi giorni con la conferma della regola del metro di distanza che almeno al chiuso dovrebbe ancora restare: dai tavoli dei ristoranti ai centri benessere fino ai corsi di formazione e alle discoteche il totem del metro di distanza andrà ancora rispettato. Ma quanto sono costate le misure sanitarie legate alla pandemia? Secondo l’ultima stima realizzata dagli esperti dell’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari (Altems) dell’Università Cattolica di Roma in oltre due anni sono costate quasi 19 miliardi (18,6 miliardi per l’esattezza). In particolare 11,5 miliardi sono legati alle spese sanitarie sostenute dalle Regioni per potenziare gli ospedali e le cure sul territorio (a esempio le Usca), altri 5,45 miliardi sono i costi che ha dovuto affrontare la struttura commissariale in particolare per l’acquisto di tute e mascherine, anticorpi monoclonali, gel, siringhe, tamponi, ventilatori, monitor, ecc. Infine 1,617 miliardi è la stima del costo di quasi 136 milioni di dosi di vaccino, ma - segnalano gli esperti di Altems - i costi di acquisto potrebbero essere sottostimati in quanto i contratti siglati dalla Ue con le aziende farmaceutiche dovrebbero prevedere un aumento dopo un primo periodo. E in ogni caso il conto da quasi 19 miliardi è destinato ancora a crescere visto che si profila una nuova campagna vaccinale in autunno a cui si aggiungono le proroghe del personale sanitario. Intanto con l’addio allo stato di emergenza già da oggi potrebbero invece scattare aumenti del prezzo per mascherine chirugiche e Ffp2 oltre che per i tamponi in farmacia perché sono scaduti ieri i prezzi calmierati   decisi con un protocollo firmato dal commissario Figliuolo con le farmacie. Che però assicurano attraverso le loro associazioni che almeno per quanto riguarda i tamponi il costo dovrebbe restare di 15 euro per tutti, senza più lo sconto “maggiorato” a 8 euro per i minorenni. Un’altra eredità sicuramente positiva che dovrebbe restare dopo la fine dello stato di emergenza è la proroga almeno fino al prossimo 31 dicembre - contenuta nell’ordinanza della Protezione civile sul passaggio di consegne - della ricetta medica dematerializzata. Non scadrà, dunque, la possibilità per i medici di famiglia e i pediatri di inviare la ricetta in forma elettronica, senza la necessità per i pazienti di recarsi negli studi per ottenere quella cartacea. Ma i medici già ieri hanno chiesto al Governo la possibilità di farla diventare definitiva.

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